
Quello che vi sto per presentare oggi è un perfetto esempio di manipolazione del discorso pubblico, secondo uno schema che ritorna ormai con una certa frequenza. È anche un caso di specie di come, con l’aiuto più o meno inconsapevole dei media, alcuni politici riescano a far digerire all’opinione pubblica una narrazione vittimista e deresponsabilizzante, che, di solito, è funzionale a strategie piuttosto precise.
Del caso in questione avete probabilmente sentito parlare nelle ultime ore: “l’allarme” lanciato dalla Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI) su alcune pratiche adoperate dalle forze dell’ordine italiane. L’ECRI fa parte del Consiglio d’Europa, che non è un’istituzione dell’Unione Europea, ma un’organizzazione internazionale che si occupa di promozione dei diritti umani e monitoraggio dello Stato di diritto (vi aderiscono tutti i 27 Paesi Ue e altri 19 Stati).
Ecco, nel suo rapporto annuale 2024, l’organismo del Consiglio d’Europa ha individuato “quattro principali sfide politiche per gli Stati europei: combattere la profilazione razziale da parte dei funzionari delle forze dell’ordine, affrontare la segregazione scolastica dei bambini rom, garantire pari diritti e dignità alle persone transgender e intersessuali e rafforzare gli organismi nazionali di promozione dell’uguaglianza”.
In particolare, ECRI nota che “il frequente ricorso a pratiche di fermo e perquisizione da parte delle forze dell’ordine, sulla base delle origini nazionali o etniche, del colore della pelle, della religione o della cittadinanza, è indicativo di una potenziale profilazione razziale”. Secondo quanto riportato dai media, il presidente Bertier avrebbe raccomandato al governo italiano di avviare un’indagine indipendente sulla profilazione razziale, per capire quale sia il reale stato delle cose in Italia. Del resto, nel rapporto si spiega come tale problematica si manifesti “in particolare durante i controlli alle frontiere, nell’ambito della lotta contro il terrorismo o l’estremismo o nelle misure di controllo applicate dalle forze dell’ordine”, in assenza di un concreto sospetto a carico di una particolare persona. La vicepresidente Tena Simonovic Einwalter ha aggiunto: “Basandoci sui report pubblicati in passato, tra cui quello italiano, possiamo dire che il problema della profilazione razziale nell’operato delle forze dell’ordine si riscontra frequentemente in Italia e Francia”.
Apriti cielo. Meloni è immediatamente insorta, dicendo che le parole della Commissione sono “semplicemente vergognose” e che tutti “conoscono i numerosi episodi in cui agenti delle Forze dell’Ordine vengono aggrediti, spesso da immigrati irregolari, mentre svolgono il proprio dovere con coraggio, dedizione e rispetto della legge” (cosa c’entri questa cosa è oggettivamente incomprensibile). Inoltre, ha ricordato che tale organismo è finanziato “con i soldi dei cittadini italiani”, perseverando nel tentativo di delegittimare organismi indipendenti che si occupano di diritti civili, che è una costante dell’azione della destra mondiale (e che nel caso più eclatante si è manifestato nella pericolosissima campagna contro la Corte Penale Internazionale, di cui Meloni è portabandiera).
Con nostra poca sorpresa, è arrivato anche l’intervento del presidente Mattarella, che ha convocato il capo della Polizia Pisani per rinnovargli tutta la propria stima e vicinanza.
I giornali della destra, manco a dirlo, non aspettavano di meglio. Il Tempo tuona e parla del “delirio del Consiglio d’Europa”, ricordando i reati commessi dai cittadini stranieri in Italia (che, immagino, giustificherebbero eventuali pratiche razziste). Il Secolo d’Italia parla di “fango sull’Italia” e lascia che Procaccini e Fidanza (Fdi) attacchino il Consiglio d’Europa “ridotto a una ONG politicizzata” che fa “accuse infondate e intollerabili”. Bignami, capogruppo di Fdi, ottiene spazio ovunque parlando di “tesi diffamatoria”, mentre Malan è il più moderato di tutti: “Inaccettabile che qualcuno sollevi perplessità o addirittura metta in dubbio la correttezza dell’operato delle forze dell’ordine”.
La notizia che non c’era, il problema che c'è ancora
Ora, ricordate quando all’inizio vi ho detto che siamo in presenza di una manipolazione clamorosa di un fatto? Ecco, il punto è che tutte queste reazioni, questi titoli urlati, questi interventi indignati, nascono esattamente dal nulla. Dal nulla. Non c’è nessuna notizia, non c’è niente di nuovo, non c’è nessuna criminalizzazione in atto da parte del Consiglio d’Europa, non c’è nessun complotto contro Giorgia Meloni. Non solo perché essenzialmente ECRI dice le stesse cose da oltre un decennio (e anche nel 2012 e nel 2016 non era stata morbida con l’Italia), ma soprattutto perché stiamo parlando di un report reso noto ad ottobre 2024 e già abbondantemente discusso. E, inoltre, nel report presentato ieri (ve lo metto qui), non c’è nessun riferimento all’Italia. Nessuno. Non c'è un numero, non c'è un dato, non c'è un esempio. Niente.
Cosa è successo, quindi?
Uno dei pochi che prova a spiegarlo è Giansandro Merli sul Manifesto:
Cottier (presidente dell’organizzazione, ndr), infatti, era semplicemente intervenuto nella conferenza stampa di presentazione del report annuale Ecri […] Un giornalista dell’Ansa gli ha chiesto se aveva raccomandazioni specifiche per qualche paese, in particolare l’Italia. Il presidente ha rimandato allo studio pubblicato lo scorso ottobre e ribadito quanto l’Ecri aveva consigliato in quell’occasione: uno studio indipendente sul fenomeno della profilazione razziale. La notizia in pratica non esisteva, non c’era nulla di nuovo.
Ora, o siamo di fronte a un’allucinazione collettiva (nessuno si è accorto di questo piccolo particolare), oppure si è scelto di usare questo gancio per rilanciare quella strategia di delegittimazione di cui vi parlavo prima. Leggiamo sempre Merli:
A prescindere da qualsiasi dato di realtà, la maggioranza è partita all’attacco seguendo l’ordine di scuderia: tutti insieme contro Ecri e Coe. […] È la stessa tesi sostenuta nella lettera contro la Cedu promossa da Italia e Danimarca e firmata da altri sette Paesi Ue. In sostanza diceva che i diritti costituzionalizzati dopo il secondo conflitto mondiale e le istituzioni di garanzia create per garantirli sono ormai superati. Almeno per gli stranieri (si comincia sempre da là). E infatti la Lega va dritta al punto: «Consiglio d’Europa? Altro ente inutile, da sciogliere. Giù le mani dalle nostre forze di Polizia!», scrive su X.
E allora, cosa ci resta da fare? Magari proviamo a ripescarlo, quel rapporto di ottobre e vediamo cosa dà realmente fastidio a chi ci governa. Di certo non può essere il riconoscimento dei progressi fatti dall’Italia rispetto al monitoraggio del 2016 (sì, ECRI dice che stiamo migliorando). Né il fatto che i dati si fermino all'aprile del 2024, dunque riguardino solo parzialmente il governo Meloni.
Quello di cui non vorrebbero si parlasse è altro, evidentemente. Sono le testimonianze raccolte “di profilazioni razziali da parte delle forze dell’ordine, che prendono di mira soprattutto i Rom e le persone di origine africana”. E che sono riportate in una sezione specifica del rapporto, come spiega Pagella Politica:
Qui l’ECRI ha scritto di essere venuta a conoscenza di «frequenti fermi e controlli», fatti dalle forze dell’ordine, «basati sull’origine etnica». La profilazione razziale è, appunto, la pratica di fermare o controllare persone basandosi principalmente sulla loro razza o etnia, piuttosto che su comportamenti sospetti o prove concrete.
A sostegno di questa conclusione, l’ECRI ha citato un rapporto pubblicato nel 2022 dall’European Roma Rights Centre (ERCC), un’organizzazione non governativa che si occupa della discriminazione contro i Rom, e due rapporti, pubblicati nel 2022 e nel 2017 dal Comitato per l’eliminazione della discriminazione razziale (CERD) delle Nazioni Unite.
Le autorità italiane «non raccolgono dati adeguatamente disaggregati sulle attività di fermo e di controllo della polizia, né sembrano essere consapevoli dell’entità del problema, e non considerano la profilazione razziale come una forma di potenziale razzismo istituzionale», ha scritto l’ECRI nel suo rapporto. «La profilazione razziale ha effetti notevolmente negativi, in quanto genera un senso di umiliazione e ingiustizia per i gruppi coinvolti provocando stigmatizzazione e alienazione. È inoltre dannosa per la sicurezza generale in quanto diminuisce la fiducia nella polizia e contribuisce a non denunciare reati»
Insomma, la notizia non esisteva. Il problema, quello del razzismo endemico in alcune pratiche delle nostre forze dell'ordine, sì. Magari Mattarella e Meloni potrebbero occuparsi anche di questo.
Continua a seguire la nostra Evening Review, la newsletter per chi ha scelto di sostenere Fanpage.it, di cui questo pezzo è un estratto. Ci si iscrive qui.
