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Scherzo telefonico a Giorgia Meloni, cosa è successo e come hanno fatto i comici russi a chiamarla

Lo scherzo russo ai danni di Giorgia Meloni ha mostrato delle falle nel sistema di sicurezza di Palazzo Chigi: in appena due giorni, due persone qualunque (per di più russe) si sono trovate in una telefonata privata con la capo del governo italiano. A prendersene la responsabilità è stato il capo dell’ufficio diplomatico di Chigi.
A cura di Luca Pons
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Ha fatto notizia non solo in Italia lo ‘scherzo telefonico‘ con cui due comici russi – chiamato Vovan e Lexus e abituati a operazioni di questo tipo con personaggi dello spettacolo e della politica – hanno chiamato Giorgia Meloni e le hanno parlato per diversi minuti, fingendosi un diplomatico dell'Unione africana. La conversazione risale al 18 settembre, ma è stata diffusa solo ieri, attirando le critiche delle opposizioni e mettendo in dubbio il sistema di sicurezza della diplomazia italiana.

Come è possibile che due persone qualunque (per di più russe, in questo momento storico) si siano trovate al telefono con Meloni, a parlare in privato di temi come la guerra in Ucraina e la gestione dell'immigrazione? E perché nessuno ha segnalato la cosa per oltre un mese, come pare sia avvenuto, finché non è stata mandata in onda? Il sottosegretario Alfredo Mantovano ha detto ai cronisti che Giorgia Meloni si era accorta "subito" che qualcosa non andasse, ma non ci sono altri riscontri. Quando lo stesso programma ha colpito Angela Merkel (non più cancelliera) all'inizio di quest'anno, le cose sono andate diversamente.

I comici, rispondendo alle domande di Repubblica, hanno preferito non rivelare come è avvenuto esattamente il contatto per "non mettere nei guai le persone che sono state coinvolte", aggiungendo: "Palazzo Chigi sa com’è successo. O almeno spero. Se non lo sa, vuol dire che ha un problema di sicurezza". Sarebbero bastati "circa due giorni" per mettersi in contatto con il governo italiano e trovarsi al telefono con Meloni. E non ci sarebbe stato nessun "contatto con i servizi segreti né russi né stranieri".

Di chi è la responsabilità dello scherzo telefonico a Meloni

Come è avvenuto, quindi, il contatto? In parte ha già risposto proprio Palazzo Chigi: ieri è stata diffusa una nota che ha dato la responsabilità all'ufficio diplomatico, che è diretto dall'ex ambasciatore italiano alla Nato, Francesco Talò, e in cui l'incaricata per il continente africano è la consigliera Lucia Pasqualini. Talò andrà in pensione a breve e probabilmente non sarà rinnovato alla guida dell'ufficio diplomatico, anche se il suo nome è in lizza per guidare l'Ispi.

La nota diffusa ieri recitava: "L’Ufficio del Consigliere diplomatico della presidente del Consiglio dei ministri si rammarica per essere stato tratto in inganno da un impostore che si è spacciato per il presidente della Commissione dell’Unione Africana e che è stato messo in contatto telefonico con la presidente Giorgia Meloni". Poi spiegava che la chiamata risale al 18 settembre, quando Meloni si trovava a New York per l'assemblea generale dell'Onu e aveva numerosi incontri a margine con leader africani.

Cosa non ha funzionato nelle procedure di sicurezza di Palazzo Chigi

Concretamente, non è chiaro chi abbia seguito l'iter della telefonata. Il primo contatto sarebbe avvenuto con una mail allo staff di Palazzo Chigi, che riportava un numero di telefono. Normalmente le chiamate tra capi di Stato o di governo possono essere precedute anche solo da un messaggio diretto tra i due, anche via Whatsapp (se ci sono sufficienti certezze sulla sicurezza del numero). Altrimenti parte un controllo tramite le ambasciate. In questo caso ci sarebbe stata una via di mezzo che non ha funzionato.

In teoria, l'ufficio diplomatico italiano avrebbe dovuto chiamare l'ambasciata dell'Italia presso l'Unione africana (che fa riferimento al diplomatico Alberto Bertoni) e chiedere conferma sull'identità della persona che aveva chiesto una chiamata. Qui c'è stato un problema: se la verifica da parte dell'ufficio diplomatico c'è stata, forse è stata fatta di fretta o comunque non è bastata. C'entra anche l'abilità dei russi a fingere un contatto credibile, probabilmente. In ogni caso, questo passaggio di sicurezza non è servito. Dopodiché, sono stati direttamente gli italiani a chiamare il numero indicato, su una linea evidentemente non sicura e non certificata.

Cosa accadde quando i due comici russi chiamarono Angela Merkel

Come detto, Vovan e Lexus non sono nuovi a operazioni di questo tipo: negli ultimi anni hanno contatto personaggi dello spettacolo ma anche diversi leader politici. Il 12 gennaio di quest'anno hanno preso contatti con l'ufficio di Angela Merkel, ormai ex cancelliera tedesca (che quindi non ha, si presume, le stesse misure di sicurezza di un capo di governo in carica).

In quel caso, il contenuto della telefonata è stato poco fruttuoso dal punto di vista dei comici. Merkel, con tono diplomatico e contenuto, ha sostenuto la linea del governo di Olaf Scholz e ha ribadito l'unità dei Paesi occidentali a sostegno dell'Ucraina. Anche la stampa tedesca, una volta emersa la telefonata, ha sottolineato il contegno di Merkel nel corso della conversazione.

Al termine della chiamata, poi, ci sarebbe stata una differenza rispetto al caso italiano: l'ex cancelliera avrebbe avvisato immediatamente il ministero degli Esteri tedesco, facendo notare che qualcosa non tornava nella conversazione appena avuta. Non è chiaro, invece, se il governo italiano si sia accorto dello scherzo prima che questo venisse diffuso su Internet.

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