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Come Crisanti (Pd) vuole cambiare la nomina dei dirigenti del Servizio Sanitario Nazionale

Il senatore del Pd Andrea Crisanti, insieme al collega Nicola Irto, ha presentato un ddl che intende modificare la procedura di nomina di vertici delle aziende ospedaliere: “ll nostro intento è separare il ruolo della politica da quello della gestione. Vogliamo reclutare dei dirigenti che sappiano dire di no al presidente di una Regione se le decisioni che prende vanno contro la comunità”.
A cura di Annalisa Cangemi
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I senatori del Pd Andrea Crisanti e Nicola Irto hanno presentato in Senato una proposta di legge che rinnova le modalità di nomina dei dirigenti sanitari. Il ddl si chiama "Modifiche al decreto legislativo 4 agosto 2016, n. 171, in materia di nomina del direttore generale delle aziende sanitarie locali, delle aziende ospedaliere e degli altri enti del Servizio sanitario nazionale" e, ha spiegato Crisanti, "intende introdurre delle sostanziali modifiche nella procedura di nomina dei dirigenti del Servizio Sanitario Nazionale. Noi riteniamo che questo sia uno snodo cruciale per cambiare la gestione del nostro Ssn, renderlo più efficiente, trasparente e restituirlo ai cittadini".

L'obiettivo è quello di distinguere il ruolo di indirizzo e controllo, che è un compito e un dovere della politica, da quello della gestione, che dovrebbe essere in mano a dirigenti indipendenti e competenti. Pochi giorni fa è stata anche lanciata una petizione su change.org, che ha già raggiunto 100mila adesioni.

"Un'iniziativa che nasce dalla mia esperienza di direttore del Dipartimento di malattie infettive in Italia, maturata anche in 27 anni all'estero, Germania, Svizzera e Inghilterra. Con grande sorpresa mi sono accorto che tutti i dirigenti di ospedale erano di nomina politica. All'estero non c'è alcuna possibilità di influenza", ha detto il virologo e senatore del Pd Andrea Crisanti in conferenza stampa.

"Ci sono moltissime aziende commissariate anche per infiltrazioni mafiose nel nostro Sistema sanitario, significa che ci sono dei problemi di efficienza che è inutile nascondere. Tutti sappiamo quanto sia difficile prenotare una visita, tutti sperimentiamo il sovraffollamento dei Pronto Soccorso. Questi non sono che sintomi. Gli altri indicatori sono in peggioramento in Italia, come i tempi tra i sintomi e la diagnosi. Servono più risorse, ma è sbagliato mettere benzina in una macchina con il serbatoio bucato. Bisogna cominciare dai dirigenti del Ssn, da qui nasce questa proposta".

"È un argomento sentito, soprattutto dai cittadini, abbiamo raccolto 100mila firme in pochi giorni con la nostra petizione. Abbiamo pensato a un ddl che separi nettamente i compiti della politica dalla gestione. I compiti della politica sono di indirizzo e controllo nella sanità, che impedisca che questo sia un terreno in cui prolificano le diseguaglianze sociali. Vive meglio e vive di più chi ha il reddito più elevato in Italia, e questa è un'ingiustizia sociale in Italia. Vogliamo dirigenti competenti, che siano in grado di dire no al presidente di Regione, perché magari quella decisione va contro gli interessi della comunità locale".

"Abbiamo pensato a una struttura totalmente indipendente per scegliere i dirigenti. Non vogliamo però creare un nuovo centro di potere. Il nostro intento è separare il ruolo della politica da quello della gestione. Laddove il controllore e il controllato sono nella stessa persona il sistema non funziona. Vogliamo creare degli anticorpi fisiologici alle degenerazioni", ha aggiunto Crisanti.

Come cambia la nomina dei dirigenti del Ssn: cosa dice il ddl

Il disegno di legge si compone di soli due articoli. Nel primo articolo si specifica che possono essere nominati direttori generali esclusivamente gli iscritti all'elenco nazionale dei direttori generali. La Regione è chiamata a rendere noto, con apposito avviso pubblico (pubblicato sul sito internet istituzionale della Regione,) l'incarico che intende attribuire, "ai fini della manifestazione di interesse da parte dei soggetti iscritti all'elenco nazionale".

"La valutazione dei candidati per titoli e colloquio è effettuata da una commissione nominata dall'Autorità nazionale anticorruzione". Tale commissione è composta da esperti, "indicati da qualificate istituzioni scientifiche indipendenti che non si trovino in situazioni di conflitto d'interessi, di cui uno designato dall'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali e uno dalla regione e deve necessariamente comprendere un rappresentante dei medici, un rappresentante degli operatori sanitari dell'ente in relazione al quale si procede, un componente designato dalle associazioni di pazienti operanti nel medesimo ente e il sindaco del comune in cui ha sede l'ente in relazione al quale si procede o un suo delegato".

"Entro sessanta giorni dalla sua nomina" si legge ancora, "la commissione, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, seleziona il candidato che presenta requisiti maggiormente coerenti con le caratteristiche dell'incarico da attribuire e lo propone per la nomina al Presidente della regione, che può rifiutarsi solo per motivate e comprovate ragioni derivanti dall'esistenza di un conflitto di interessi".

Non possono nominati coloro che abbiano ricoperto l'incarico di direttore generale "per due volte consecutive, presso la medesima azienda sanitaria locale, la medesima azienda ospedaliera o il medesimo ente del Servizio sanitario nazionale o in altra azienda o ente avente sede nella medesima regione. La commissione resta in carica per l'intera durata dell'incarico in relazione al quale è stata nominata".

L'articolo 2, la ‘Clausola di invarianza finanziaria', stabilisce che: "Dall'attuazione delle disposizioni di cui alla presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica".

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