Colucci (M5s): “La legge elettorale si può migliorare, ma Meloni vuole cambiarla per restare al potere”

Nel governo sembra esserci grande fretta per cambiare la legge elettorale. La riflessione si è aperta dopo le regionali, che hanno fatto emergere un elemento: allo stato attuale, il campo largo potrebbe mettere in difficoltà il centrodestra, soprattutto nei collegi uninominali. "Meloni vuole conservare il potere ed evitare che nella prossima legislatura il centrosinistra ottenga una solida maggioranza", dice a Fanpage.it Alfonso Colucci, deputato M5s in Commissione Affari costituzionali.
In questo momento intervenire sulla legge elettorale "non è una priorità", afferma. "Si può migliorare, per garantire maggiore rappresentanza ai cittadini, magari attraverso un proporzionale puro", ci spiega. Ma se le indiscrezioni circolate finora (via i collegi uninominali a favore di un proporzionale con premio di maggioranza e nome del candidato premier sulla scheda) dovessero essere confermate e confluire in un testo da presentare in Parlamento, la proposta rischia di essere incostituzionale.
Dopo le regionali la maggioranza accelera per cambiare la legge elettorale. Qual è la posizione del Movimento 5 Stelle?
La nostra posizione è che tutto lascia pensare ad una mossa di conservazione del potere, Giorgia Meloni subito dopo le recentissime batoste elettorali regionali propone una legge che, da quel po’ che emerge, sembra un editio minor del premierato. La prassi per la quale alla vigilia delle elezioni si rifà la legge elettorale è qualcosa di deprecabile perché viene utilizzata non a favore dei cittadini, ma per consolidare posizioni di potere di chi è al governo. Ricordiamo che l’attuale legge, il Rosatellum, fu inventata per provare a sfavorire il M5S nel 2018, quando in ogni caso vincemmo le elezioni. Inoltre, la legge elettorale dovrebbe essere patrimonio di tutte le forze politiche e quindi non può essere uno strumento utilizzato dalla maggioranza come una clava contro l'opposizione, invece lo scenario sembra proprio questo. Aggiungo che al momento non c'è un percorso partecipato, nessun tavolo aperto, né sappiamo precisamente cosa stia bollendo nella pentola della premier Meloni. Parliamo al buio. Ultima annotazione: con questo tema governo e maggioranza spostano l'attenzione dagli attualissimi disastri della loro Legge di Bilancio.
Non c'è un testo ma secondo cioè che è emerso finora, l'idea è di eliminare i collegi uninominali, puntare a un proporzionale con consistente premio di maggioranza e consentire l'indicazione, nella scheda elettorale, del presidente del Consiglio leader della coalizione. Voi cosa ne pensate?
Meloni sa che, se nel 2022 noi avessimo avuto un accordo organico col PD, lei probabilmente non avrebbe avuto la solida maggioranza che al momento ha e forse non sarebbe stata nemmeno maggioranza. Allora vuole evitare che nella prossima legislatura siano le attuali opposizioni ad avere una solida maggioranza. È molto grave, significa piegare le regole in base alle convenienze di parte. La legge elettorale deve rispettare i principi fondamentali della rappresentatività e della governabilità. La Costituzione vede il Parlamento al centro e prevede che il presidente del Consiglio sia designato dal Presidente della Repubblica a seguito delle consultazioni. Quindi, l'indicazione di un candidato premier sulla scheda elettorale non può essere un elemento vincolante perché contrasterebbe con l'articolo 92 e trasformerebbe la stessa fiducia in un simulacro. Insomma, ci sarebbero certamente profili di incostituzionalità.
Per quanto riguarda i collegi uninominali, se noi volessimo guardare solo al nostro tornaconto dovrei dirle che non abbiamo interesse che vengano eliminati: il M5S nel 2022 ne ha vinti tanti in diverse regioni del Sud. La loro abolizione serve alla maggioranza per evitare che possano vincerne tanti le attuali forze di opposizione. Questo rivela un inaccettabile intento di autoconservazione. In ogni caso, tenendo per un attimo da parte questo evidente elemento inquinante palesato dal centrodestra, un’eventuale introduzione di un proporzionale puro con soglia di sbarramento, che comunque rispetti il principio costituzionale della rappresentatività, può trovare il nostro favore. Anche contro un nostro particolaristico interesse, saremmo disponibili ad anteporre il generale interesse dei cittadini.
Però in questo modo non si rischia di fare un favore al centrodestra?
Non penso proprio che il centrodestra abbia in mente un vero impianto proporzionale bensì, come ricordava lei, un sistema che di fatto crea il premierato tramite legge ordinaria. Noi delle opposizioni siamo tutti compatti nel denunciare il fine inconfessabile di questa proposta di modifica della legge elettorale da parte del centrodestra: hanno paura di perdere e provano a scriversi la legge su misura. In ogni caso ribadisco che noi non stiamo avanzando alcuna proposta, rifiutiamo qualsiasi forzatura del centrodestra ma abbiamo le nostre idee, ovviamente, e che non guardano all’interesse di uno o l’altro dei fronti politici ma a quello dei cittadini e della loro rappresentatività.
Nel centrosinistra si discute di alleanze e di un programma elettorale comune in vista del 2027. Ma se Pd e Avs sono contrari a cambiare la legge elettorale, non temete di andare in contro a fratture?
Stiamo parlando di un pallino della maggioranza emerso dopo una loro sconfitta elettorale. Se veramente hanno questa intenzione, gli esponenti del governo e della maggioranza dicano qual è la loro proposta e noi risponderemo. Dall'opposizione siamo tutti d'accordo sul fatto che non è questa la priorità e che il dibattito parte già inquinato.
Perché ritenete sia scorretto cambiare la legge a fine legislatura?
Perché si palesa l’intenzione di chi ha i numeri per approvarsela da sola di provare a favorire se stesso, ma non solo per questo. Leggevo una recente analisi che si concentrava su coloro che non vanno più a votare perché non si sentono più rappresentati. Davanti a questi cambiamenti all'ultimo minuto della legge elettorale, gli elettori si disorientano ulteriormente, non sanno più chi votare e se votare. Noi vogliamo che ci siano forme che garantiscano la partecipazione più ampia al voto e soprattutto da parte della classe meno abbiente, che è quella che risulterebbe essere la più lontana dal voto. Una legge elettorale che viene proposta dopo le elezioni regionali in funzione di preservare il potere di Giorgia Meloni è il peggiore dei presupposti. Sulla legge elettorale si fondano le istituzioni parlamentari e tutti gli organi di secondo grado, quelli che vengono eletti e designati dal Parlamento, in primo luogo il presidente della Repubblica. Insomma, io credo che l'Italia meriti di più.