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Cinque Stelle, sono 40 i parlamentari espulsi dai gruppi: cosa sta succedendo

Aumentano le tensioni all’interno del M5s: sono 40 i parlamentari Cinque Stelle espulsi dai gruppi parlamentari per aver votato in contrasto con il Movimento sul nuovo governo guidato da Mario Draghi. Ma c’è un problema: lo statuto del M5s, infatti, all’articolo 11 stabilisce che chi viene espulso dal gruppo parlamentare debba essere espulso anche dal Movimento. E allora il rischio scissione si fa sempre più forte.
A cura di Annalisa Girardi
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Sono 40 i parlamentari Cinque Stelle espulsi dai gruppi parlamentari di Camera e Senato per aver votato in contrasto con il Movimento sul voto di fiducia al nuovo governo guidato da Mario Draghi. E all'interno del partito fondato da Beppe Grillo aumentano le tensioni. E l'emorragia, partita con la fuoriuscita di Alessandro Di Battista, rischia sempre più di diventare una spaccatura. I primi ad essere espulsi sono stati i 15 senatori che hanno votato No alla fiducia mercoledì scorso a Palazzo Madama. Ed è andata anche peggio il giorno seguente alla Camera, dove a votare contro sono stati 16 deputati a cui si sono però aggiunti 4 astenuti e 12 assenti.

Ai 35 che hanno votato contro o che si sono astenuti si sono aggiunti anche altri cinque deputati, considerati assenti ingiustificati. Sarebbero fuori dal gruppo di Montecitorio, quindi, anche Yana Ehm, Davide Zanichelli, Simona Suriano, Rosa Menga e Cristian Romaniello.

"Ho appena letto il post del reggente perpetuo in cui comunica l'espulsione dal gruppo parlamentare dei 15 senatori, tra cui ci sono anche io, che ieri non hanno dato la fiducia al governo Draghi. Ho preso la decisione. Mi candido a far parte del comitato direttivo del M5S (da cui non sono espulsa). Credo che il 41% degli iscritti contrari ad allearsi con tutti, compresi Berlusconi, Salvini e Renzi, debbano essere rappresentati": questo il commento di Barbara Lezzi, senatrice M5s, dopo la notizia dell'espulsione. Ma c'è un problema: lo statuto del M5s, infatti, all'articolo 11 stabilisce che chi viene espulso dal gruppo parlamentare debba essere espulso anche dal Movimento.

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Il capo politico, Vito Crimi, da questo punto di vista sarebbe inflessibile. Ma viste le modifiche allo Statuto approvate recentemente, in merito alla sostituzione del capo politico con un comitato direttivo, il reggente non sarebbe più considerato a tutti gli effetti l'autorità in carica. Ad ogni modo, se dovessero in effetti uscire dal Movimento, non è chiaro dove atterrerebbero questi parlamentari. Non è detto infatti che tutti vogliano finire nello stesso gruppo.

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