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Chiusura scuole, M5s a Draghi: “Delusi da scelta governo, è resa dopo mesi di battaglie”

La scelta del governo Draghi di facilitare la chiusura delle scuole nelle zone in cui l’incidenza dei contagi è maggiore scontenta molti anche nella maggioranza, a partire dal Movimento 5 Stelle. Il capogruppo in commissione Cultura alla Camera, Gianluca Vacca, a Fanpage.it ammette: “Non nascondo che la delusione rispetto a questa decisione del Governo c’è, sembra una resa dopo mesi e mesi di battaglie per difendere i diritti degli studenti”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Non basta, al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, dire che “la scuola non chiude”. Il nuovo dpcm, firmato ieri dal presidente del Consiglio Mario Draghi, consente di chiudere le scuole con molta più facilità rispetto a quanto non avvenga ora. Non solo la chiusura degli istituti di ogni ordine e grado in zona rossa, ma anche in quelle arancioni o rosse dove l’incidenza degli ultimi 7 giorni è superiore ai 250 casi ogni 100mila abitanti. La decisione del governo, però, non piace anche a parte della maggioranza che sostiene Draghi. È il caso, sicuramente, del Movimento 5 Stelle che esprime il suo disappunto con una nota dei deputati e delle deputate in commissione Cultura: “Non possiamo essere d’accordo con un decreto che chiude le scuole e lascia aperto tutto il resto. Con il nuovo Dpcm si fa un pericoloso passo indietro rispetto alla gestione della pandemia sul fronte scolastico: si sottovalutano i danni formativi e psicologici dei nostri ragazzi e, soprattutto, si rischia di avere l’effetto opposto a quello sperato”.

Gianluca Vacca, capogruppo del M5s in commissione Cultura a Montecitorio, a Fanpage.it non risparmia critiche al governo: “Il presidente Draghi è venuto in Parlamento affermando di voler mettere al primo posto la scuola: firmare un decreto che consente alle Regioni di chiuderle, prima di qualunque altra attività, credo non vada affatto in quella direzione. Non nascondo che la delusione rispetto a questa decisione del Governo c’è, sembra una resa dopo mesi e mesi di battaglie per difendere i diritti degli studenti, che in un anno, soprattutto in alcune Regioni, non sono andati a scuola praticamente mai”. Vacca sottolinea come la riduzione della didattica in presenza abbia danneggiato gli studenti “a livello di formazione e di benessere psicologico”. In più “ora si vedono messi ufficialmente al secondo posto. Ma c’è di più: tenendo le scuole chiuse si dà loro la possibilità di uscire di più, frequentare posti più affollati dove le misure di sicurezza non sono rispettate come a scuola, con il risultato paradossale che potrebbe aumentare il rischio di diffusione del virus”. Vacca conclude: “Ora chiediamo che i sostegni alle famiglie che si stanno già predisponendo siano adeguati: servono congedi parentali ma anche altri aiuti come i bonus baby sitter per consentire ai genitori di riuscire a conciliare casa e lavoro nel mondo più sereno possibile”.

Ma non c’è solo il Movimento 5 Stelle, da sempre fautore della riapertura delle scuole anche con l’ex ministra Lucia Azzolina, a ritenere sbagliata questa scelta. Anche Gabriele Toccafondi, capogruppo di Italia Viva in commissione Cultura alla Camera, a Radio Toscana ammette che “leggere il nuovo dpcm e sapere che tante scuole chiuderanno di nuovo e ritorneranno alle elezioni in Dad è un colpo al cuore”. Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana, si accoda alla protesta dei sindaci capeggiata da Antonio Decaro: “Dal sindaco di Bari e presidente Anci sono venute parole chiare e su cui concordo. Sulla riapertura ordinata e in sicurezza della scuola non si è fatto abbastanza”.

Difende la scelta di facilitare la chiusura delle scuole la ministra per gli Affari regionali, Mariastella Gelmini: “Abbiamo accolto il parere del Cts che è stato inequivocabile e ha suggerito la necessità di chiudere le scuole nelle zone rosse. Abbiamo provato a tenere aperte le scuole ovunque fosse possibile”. Anche secondo Graziano Delrio, capogruppo del Pd alla Camera intervistato da RaiNews24, “chiudere la scuola è un fatto dolorosissimo ma è necessario, l’unico modo per uscire dalla crisi – anche economica – è quello di fermare la diffusione del virus. Sono scelte obbligate sulla base di dati scientifici”.

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