Chi potrà davvero usare il Tfr per andare in pensione a 64 anni: le simulazioni per età e reddito

Oggi può andare in pensione a 64 anni solo chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996. Per farlo deve avere almeno 20 anni di contributi e aver già maturato una pensione che sia pari almeno a tre volte l'assegno sociale, ovvero che abbia un importo pari a 1.616 euro lordi. Non è un mistero che una delle possibilità a cui sta lavorando il governo Meloni, per la legge di bilancio 2026, è di estendere questa possibilità anche a chi ha iniziato a lavorare prima, ma con requisiti leggermente diversi: 25 anni di contributi e ricalcolo della pensione.
È un'opzione che però, di fatto, non sarebbe raggiungibile per chi ha uno stipendio medio-basso. Per questo, per raggiungere la pensione minima necessaria si potrebbero usare anche i soldi del Tfr. Ma è davvero una scelta conveniente? E chi potrà permettersi di farlo?
I nuovi requisiti per la pensione anticipata nel 2026: l'ipotesi del governo
Secondo quanto filtrato nelle anticipazioni di queste settimane, i requisiti per la nuova forma di anticipo sarebbero questi: aver iniziato a lavorare prima del 1996; avere almeno 64 anni di età e almeno 25 anni di contributi versati; aver raggiunto un assegno pensionistico pari ad almeno tre volte l'assegno sociale, ovvero da 1.616 euro lordi (questa soglia si abbassa a 2,8 volte l'assegno sociale per le madri con un figlio e a 2,6 per quelle con due o più figli). In cambio, chi utilizza questa misura dovrebbe accettare di avere una pensione ricalcolata interamente con il metodo contributivo, quindi leggermente più bassa.
Il ‘cuore' della riforma sarebbe la possibilità di usare anche i soldi maturati per il Trattamento di fine rapporto, per raggiungere la soglia necessaria per la pensione. Trasformare quindi il Tfr, che normalmente si riceverebbe tutto insieme, in una somma che si aggiunge ai contributi e alza l'assegno pensionistico. Ci guadagna l'Inps, che deve erogare quei soldi nel corso di diversi anni invece che in un colpo solo, e potenzialmente ci guadagna il lavoratore che lascia il lavoro in anticipo.
I limiti e i problemi della pensione a 64 anni
Il problema è che i requisiti sono piuttosto stringenti. L'assegno sociale viene aggiornato ogni anno, quindi la somma da raggiungere diventerà sempre più alta. Per di più, il governo ha stabilito che dal 2030 la pensione minima da raggiungere dovrà essere pari a 3,2 volte l'assegno sociale: oggi vorrebbe dire 1.732 euro lordi.
Chi ha iniziato a lavorare prima del 1995 ormai si avvicina al momento della pensione, oggi o nel giro dei prossimi anni. Nel corso della sua carriera non avrà sicuramente pensato ad accumulare il Tfr e usarlo per lasciare prima il lavoro, dato che non era un'opzione. Perciò, molte lavoratrici e lavoratori potrebbero trovarsi a non avere affatto la quantità di contributi necessari. D'altronde, il Trattamento di fine rapporto è un ‘cuscinetto' che molti utilizzano per affrontare il periodo tra un lavoro e l'altro, nel corso della propria carriera.
Riforma pensioni 2026, le simulazioni per età e reddito
Ci sono diverse simulazioni per capire se e quando si potrebbe aderire alla nuova pensione anticipata, anche se le cifre esatte dipendono dalla vita lavorativa di ciascuno. Ciò che sembra evidente è che chi ha uno stipendio medio-basso sarà quasi sicuramente tagliato fuori.
Ad esempio, il Corriere della sera ha stimato che un lavoratore dipendente nato nel 1962, che ha iniziato a versare contributi nel 1987 (a 25 anni) e abbia uno stipendio medio al di sopra dei 1.650 euro netti, potrebbe andare in pensione l'anno prossimo con questa riforma. Se la busta paga è leggermente più bassa, potrebbe essere necessario usare i soldi maturati con il Tfr per raggiungere il requisito.
La somma da raggiungere non sembra altissima, ma tutto può cambiare in base alla durata della vita contributiva. Nell'esempio appena fatto si parla di una persona che ha quasi quarant'anni di contributi versati. Una simulazione pubblicata da Repubblica ha immaginato invece un dipendente nato sempre nel 1962 e che ha iniziato a lavorare con continuità nel 1995, dunque oggi ha trent'anni di contributi.
Se il suo stipendio è sempre stato adeguato all'inflazione, avrebbe bisogno oggi di una busta paga da almeno 1.900 euro netti e di tutto il Tfr accumulato per andare in pensione prima. Non molto meglio la situazione per le madri lavoratrici: circa 1.700/1.800 euro netti di stipendio, e sempre ipotizzando che abbiano lavorato senza interruzioni dal 1995 (fermandosi solo per i mesi della maternità).