Chi è Raffaele Rocco, il sindaco eletto ad Aosta per appena 15 voti

Ingegnere nucleare, dirigente esperto di emergenze ambientali, figura tecnica con trent'anni di carriera nella pubblica amministrazione valdostana. Raffaele Rocco ha 63 anni, è originario di Bologna anche se residente in Valle d’Aosta da decenni, ed è il nuovo sindaco di Aosta. Il suo è un ingresso in politica attiva tardivo e forse quasi anomalo: non un politico di professione, ma un funzionario pubblico con un lungo curriculum tecnico alle spalle; al ballottaggio ha superato di misura il candidato del centrodestra Giovanni Girardini, con uno scarto ridotto al minimo: 15 voti su oltre 12 mila.
Nel dettaglio: la coalizione di Rocco ha ottenuto il 50,06 per cento, cioè ben 6.420 voti, mentre Girardini ha ottenuto il 49,94 per cento, quindi ben 6.405 voti. Le schede nulle sono state invece 168, le bianche 79 e l’affluenza è stata del 45,7 per cento.
Ma la cifra elettorale, per quanto significativa, è solo una parte della storia.
Chi è Raffaele Rocco, il nuovo sindaco di Aosta
Rocco nasce a Bologna nel 1961. Dopo la laurea in ingegneria nucleare al Politecnico di Torino, si trasferisce in Valle d'Aosta, dove inizia a lavorare tra insegnamento e sanità. È nel 1992 che entra stabilmente nell’amministrazione regionale, intraprendendo un lungo percorso dirigenziale che lo porterà a occuparsi di alcuni dei settori più strategici — e delicati — per un territorio montano: assetto idrogeologico, prevenzione dei rischi naturali, difesa del suolo. Nel corso degli anni ha coordinato interventi complessi e spesso emergenziali: dalle frane alle valanghe, fino all’alluvione del 2000. È stato anche protagonista nella gestione del ghiacciaio di Planpincieux, a Courmayeur, divenuto sorvegliato speciale per il rischio di collasso legato ai cambiamenti climatici; in quel contesto, ha lavorato a stretto contatto con la Fondazione Montagna Sicura, il Comune e la Regione, in un ruolo di coordinamento tecnico.
Una carriera tecnica nella gestione del territorio
La candidatura a sindaco è arrivata sul finire della sua carriera amministrativa, quando già si avvicinava all'età della pensione. A proporlo è stata una coalizione ampia, formata da forze autonomiste (Union Valdôtaine, Stella Alpina, Rassemblement Valdôtain, Pour l’Autonomie), dalla lista civica RéV e dal Partito Democratico. Nel secondo turno ha ricevuto anche l’appoggio delle sinistre di Avs e Valle d’Aosta Aperta. Il profilo di Rocco ha offerto alla coalizione una figura di equilibrio: estraneo ai partiti, ma dotato di autorevolezza tecnica e privo di tratti ideologici marcati. Una scelta che ha funzionato al primo turno (dove ha superato quota 7 mila voti), ma che al ballottaggio ha retto solo per pochi voti. Il suo avversario ha recuperato terreno e la partecipazione al voto è calata drasticamente, fermandosi al 45,7%.
Una candidatura civica per una coalizione larga
Rocco è consapevole che la sua elezione è arrivata in un contesto difficile, lo ha dichiarato lui stesso subito dopo la vittoria, sottolineando il dato più politico emerso dalle urne: non la divisione tra blocchi, ma l’assenza di una larga parte della cittadinanza: "Aosta non è spaccata, perché la maggior parte delle persone non sono andate a votare. Il problema vero è capire perché, e cosa può fare il Comune per riportarle alle urne", ha detto. L’astensione, più ancora dello scarto minimo, pone infatti la vera questione del rapporto tra istituzioni e cittadini, ed è su questo piano che il nuovo sindaco dovrà muoversi, passando da un ruolo tecnico, dove conta l’efficienza, a quello politico, dove la rappresentanza richiede consenso, ascolto e mediazione.