Che fine ha fatto Carla Zambelli, ricercata dall’Interpol: Piantedosi dice che l’arresto in Italia era impossibile

Al momento del suo arrivo in Italia lo scorso 5 giugno, Carla Zambelli non era ancora formalmente ricercata. È questo il punto centrale della ricostruzione fornita oggi alla Camera dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, rispondendo a un'interrogazione parlamentare sul caso dell'ex deputata brasiliana finita nella lista rossa dell’Interpol. Secondo quanto riferito dal ministro, Zambelli, cittadina italo-brasiliana, è atterrata a Roma, proveniente da Miami, accompagnata dal marito; al controllo di frontiera a Fiumicino, il suo nome non risultava associato a precedenti di polizia in Italia né a segnalazioni in grado di giustificare un fermo o un arresto. Le autorità, ha ribadito Piantedosi, "non avrebbero potuto in alcun modo procedere all’arresto". Solo successivamente il mandato di cattura internazionale, richiesto dal Brasile a fini estradizionali, è stato caricato nella banca dati dell'Interpol. A quel punto, ha aggiunto il ministro, sono scattate le indagini coordinate con la procura di Roma per rintracciare la donna sul territorio italiano; sono stati poi eseguiti diversi controlli e verifiche, anche in risposta a segnalazioni sulla sua presunta presenza in luoghi specifici. Ma finora ogni pista si è rivelata infondata: l'ultimo caso riguarda una comunità religiosa nel salernitano, dove alcune foto avevano fatto pensare alla presenza di Zambelli, ma si trattava soltanto i un errore di persona.
"Gli accertamenti finora svolti e tutt'ora in corso", ha aggiunto Piantedosi, "non hanno ancora consentito, al momento, di localizzare l'ex deputata brasiliana. Ai fini del suo rintraccio sul territorio nazionale, gli elementi finora raccolti sono costantemente condivisi dalle Digos con le competenti procure della Repubblica".
Chi è Carla Zambelli e perché è ricercata
Carla Zambelli è un volto ben noto della destra brasiliana. Ex deputata del Partito Liberale e figura di spicco dell’ala bolsonarista, è stata condannata nel maggio scorso a dieci anni di carcere per aver partecipato all'intrusione e alla manipolazione dei sistemi informatici del Consiglio nazionale di giustizia. Un hackeraggio mirato a diffondere documenti falsi e destabilizzare le istituzioni, secondo la Corte Suprema del Brasile. Dopo la condanna, Zambelli ha lasciato rapidamente il paese, diretta prima negli Stati Uniti, poi in Italia, motivando la sua fuga con la volontà di denunciare "la persecuzione politica" di cui si dice vittima. Ma per il giudice della Corte Suprema Alexandre de Moraes non ci sarebbero grossi dubbi: la sua partenza era "inequivocabilmente finalizzata a eludere la giustizia". De Moraes ha disposto il congelamento dei beni e dei conti bancari dell'ex parlamentare, la chiusura dei suoi profili social e l'apertura di una richiesta di arresto internazionale attraverso l'Interpol. Ma, come chiarito da Piantedosi, l'inserimento nella lista rossa è avvenuto dopo l’ingresso di Zambelli in Italia, un dettaglio cruciale che renderebbe impossibile agire retroattivamente in assenza di reati commessi sul territorio nazionale.
Perché Zambelli non è stata arrestata
Il punto chiave è temporale e giuridico: quando Zambelli è sbarcata a Roma, non esisteva alcuna segnalazione formale che ne giustificasse il fermo. Le autorità italiane, quindi, non avevano alcun elemento per trattenerla; solo dopo, con l’inserimento del mandato di arresto nella banca dati Interpol, sono partite le attività di localizzazione. Ma a quel punto, della ex deputata non c'era più traccia. Le ricerche ora continuano, coordinate dalle Digos e condivise con le procure competenti, in raccordo con le autorità brasiliane e il suo caso, intanto, continua ad alimentare interrogativi politici e diplomatici.
Le accuse
Carla Zambelli non è solo una figura politica controversa: è una delle protagoniste della stagione del bolsonarismo, accusata di aver contribuito alla disinformazione e alla delegittimazione delle istituzioni democratiche. Secondo il giudice De Moraes, la sua attività continua anche dall'estero, attraverso la diffusione di notizie false e attacchi al sistema elettorale brasiliano. Nonostante la condanna e la revoca del mandato parlamentare, Zambelli ha rilanciato da Miami e poi dall’Italia una narrazione vittimistica, presentandosi come perseguitata per le sue idee politiche. Una strategia mediatica già vista in altri casi della galassia bolsonarista e che ora si scontra con la dura realtà di un mandato d'arresto internazionale.
Cosa succede ora
Le autorità italiane continuano le indagini per rintracciare Zambelli, ma senza un arresto, non può avviarsi alcuna procedura di estradizione. Il caso quindi resta aperto, e con esso anche il dibattito su come l'Italia debba gestire la presenza di persone con doppia cittadinanza coinvolte in procedimenti giudiziari in altri Paesi. Una questione che riguarda non solo il diritto internazionale, ma anche la trasparenza delle relazioni diplomatiche, in questo caso, tra Roma e Brasilia.