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Centri in Albania al via: i primi 16 migranti arriveranno nelle due strutture domani mattina

I primi migranti ospiti delle strutture di detenzione in Albania arriveranno domani mattina: si tratta di un gruppo di 16 migranti, che al momento viaggiano a bordo della nave della Marina Militare Libra.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il premier albanese Edi Rama non può essere più chiaro di così: dei centri in Albania, che sono entrati in funzione con 5 mesi di ritardo rispetto agli annunci, con lo scopo di trattenere i richiedenti asilo fino a un massimo di 28 giorni, si occuperà solo ed esclusivamente l'Italia. Lo ha ribadito anche oggi, intervistato dal Corriere della Sera: "La parte albanese non ha alcun obbligo di verificare se le strutture siano pronte o meno, perché l'accordo prevede che tutto — dalla costruzione alla gestione dei centri e dell'intero processo di arrivo, fino a sistemazione, registrazione ed elaborazione delle domande dei migranti — sia di competenza della parte italiana".

Le strutture possono ospitare poco più di mille persone contemporaneamente (inizialmente il governo aveva parlato di 3mila posti disponibili). Nelle prossime ore arriveranno i primi migranti, attesi nel porto di Shengjin e nel sito di Gjader. Il primo è un hotspot da circa 200 posti dove i migranti completeranno l'identificazione e lo screening sanitario. Un'iniziale identificazione è stata svolta già a bordo della Libra, la nave della Marina Militare su cui viaggiano. Non a tutti infatti può essere applicata la procedura accelerata di frontiera: devono essere maschi, adulti, non vulnerabili, provenienti da Paesi inseriti nella lista dei Paesi ‘sicuri'.

Chi ha i requisiti per fare domanda d'asilo verrà portato a Gjader, a 20 km di distanza dall'hotspot, dove, in un vecchio sito dell'Aeronautica albanese, sono state costruite tre differenti strutture: un centro di accoglienza per richiedenti asilo (880 posti), un Cpr (144 posti) che ospiterà le persone destinate all'espulsione ed un penitenziario (20 posti) per chi compie reati all'interno dell'area.

"Questi migranti che arrivano sulle nostre coste sono esseri umani. L'accordo con l'Italia garantirà un meccanismo sicuro e conforme alle procedure. In una parola umanitario", ha detto il premier albanese alla Stampa.

"Sono esseri umani che devono essere accolti, registrati e sistemati in centri d'accoglienza costruiti secondo gli standard Ue, per poi passare l'iter procedurale della richiesta d'asilo in Italia in condizioni sicure e corrette dal punto di vista umanitario – aggiunge -. Tutto un lavoro che sarà svolto dalle autorità italiane". Quindi ha sottolineato: "Non siamo coinvolti nella fattibilità di questa operazione, che ripeto è sulle spalle dello Stato italiano".

L'arrivo dei primi 16 migranti mercoledì mattina

Intanto i primi migranti arriveranno nelle prossime ore in Albania. Si tratta di un gruppo di 16 migranti, dieci originari dell'Egitto e sei del Bangladesh, che sono a bordo del pattugliatore Libra della Marina Militare. Erano in viaggio verso le coste italiane, e si ritroveranno nelle due strutture realizzate a Shengjin e Gjader. Il primo barchino era partito da Sabratha, il secondo da Zuara, entrambe località della Tripolitania. I salvataggi sono stati eseguiti ieri dalla Guardia Costiera italiana in acque internazionali.

Resta il nodo risorse

Per le opposizioni i due centri sono uno spreco di soldi pubblici – 160 milioni l'anno per cinque anni, secondo le stime del Viminale – tra costruzione, gestione, sorveglianza, viaggi, noleggio navi e altre spese, soldi che potevano essere destinati per esempio alla sanità.

"Il governo Meloni – attacca la segretaria dem Elly Schlein – butta 800 milioni degli italiani in un accordo di deportazione di migranti in Albania, in violazione dei diritti fondamentali, in spregio a una sentenza della Corte di Giustizia europea che fa già scricchiolare l'intero impianto di quell'accordo". Il riferimento è alla sentenza della Coret di Giustizia europea dello scorso 4 ottobre, che fissa più stringenti criteri base ai quali un Paese può considerarsi sicuro.

"L'apertura dei ‘centri per migranti' (in realtà delle prigioni) in Albania" è "una misura costosa, di facciata e priva di reale efficacia, e quando sarà terminato l'effetto vetrina ci accorgeremo di avere buttato 1 miliardo di soldi pubblici che si sarebbero potuti tranquillamente spendere sul territorio nazionale per potenziare organici e stipendi delle forze dell'ordine e per rendere più efficiente e più ordinato il meccanismo di gestione dell'immigrazione", ha scritto in un post sui social il senatore Enrico Borghi, capogruppo al Senato di Italia Viva e componente del Copasir. "Noi non siamo tra quelli che fingono che il problema non c'è, ma neppure tra coloro che creano illusioni a caro prezzo per spacciare soluzioni inefficaci. Serve attitudine riformista, piglio pragmatico e capacità di relazione con gli altri Paesi per gettare le basi di una politica efficace. Questa misura albanese, copiata peraltro dal modello Sunak del Ruanda mai entrato in azione è solo un palliativo. Costoso e di immagine. Figlio della stagione in cui alla politica si sostituisce la logica delle influencer".

"Giorgia Meloni ha dato 900 milioni di euro per i migranti in Albania, anziché darli a Carabinieri e Polizia per garantire la sicurezza in Italia", ha scritto Matteo Renzi su X.

Il piano è quello di gestire fuori dall'Italia le richieste di asilo dei migranti che hanno più probabilità di venire rimpatriati, così da ottenere un effetto "deterrenza" sui viaggi, spigano dalla maggioranza. E un modello simile potrebbe essere replicato anche in Europa, secondo quanto annunciato ieri dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen.

"Dovremmo anche continuare a esplorare possibili strade da percorrere riguardo all'idea di sviluppare centri di rimpatrio al di fuori dell'Ue, soprattutto in vista di una nuova proposta legislativa sui rimpatri. Con l'avvio delle operazioni previste dal protocollo Italia-Albania, saremo anche in grado di trarre lezioni pratiche", ha detto la presidente dell'esecutivo Ue.

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