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Cosa dice la sentenza della Cassazione su Berlusconi e Dell’Utri

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso della Procura di Palermo sulle misure di prevenzione patrimoniale nei confronti di Dell’Utri, senza però modificare le condanne già emesse in precedenti sentenze. La pronuncia non accerta nuovi legami mafiosi delle imprese di Berlusconi né conferma pagamenti finalizzati al silenzio.
A cura di Francesca Moriero
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La Corte di Cassazione ha emesso una pronuncia relativa a un ricorso della Procura generale di Palermo sulle misure di prevenzione patrimoniali nei confronti di Marcello Dell'Utri. Il provvedimento ha respinto l'istanza della Procura, che chiedeva l'applicazione della sorveglianza speciale e la confisca dei beni. Secondo quanto emerge dalla decisione, non risulterebbe provata in via processuale l'attività di riciclaggio di Cosa Nostra nelle imprese berlusconiane.

Uno dei punti cardine del ricorso riguardava l'ipotesi che Silvio Berlusconi avesse versato somme di denaro a Dell'Utri per garantirne il silenzio su presunti rapporti con la mafia siciliana; la Corte ha ritenuto tale tesi non sufficientemente dimostrata, sottolineando come le dinamiche dei rapporti personali e professionali tra i due siano risultate stabili nel tempo, secondo quanto osservato dai giudici.

Le motivazioni della decisione evidenziano che i trasferimenti di denaro da Berlusconi a Dell'Utri non possono essere considerati automaticamente come "pagamenti per tacere", ma potrebbero essere stati interpretati dai giudici come frutto di un legame personale consolidato, alla base dei flussi finanziari registrati nel tempo. La sentenza coinvolge anche i familiari di Dell'Utri, nei confronti dei quali la Procura aveva chiesto l'estensione delle misure; in questo caso, i giudici non hanno trovato elementi sufficienti a giustificarne l'applicazione.

Va tuttavia precisato che questa pronuncia non altera la storia giudiziaria complessiva, che comprende altre sentenze della Cassazione, tra cui la condanna definitiva di Dell'Utri nel 2014 per concorso esterno in associazione mafiosa; tale sentenza ha riconosciuto infatti il ruolo di mediazione svolto da Dell'Utri tra i vertici di Cosa Nostra e l'imprenditore Berlusconi in determinati contesti storici, confermando che alcune relazioni economiche e di protezione con esponenti mafiosi furono effettivamente accertate in passato.

In sintesi, la pronuncia della Cassazione riguarda specificamente il rigetto del ricorso sulle misure di prevenzione patrimoniale, e non costituisce una revisione complessiva delle condanne precedenti o delle responsabilità giudiziarie già accertate.

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