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Caso firme false nel Movimento 5 Stelle, la procura di Palermo chiede 14 condanne

Secondo la procura che ha emesso le richieste di condanna, il 3 aprile 2012, al comitato del Movimento per le elezioni amministrative comunali furono falsificate migliaia di firme a sostegno della candidatura a sindaco di Riccardo Nuti per un errore formale che però, a raccolta firme quasi ultimata, rischiava di invalidare la candidatura del sindaco pentastellato.
A cura di Annalisa Girardi
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La procura di Palermo ha richiesto condanne fra un anno e 6 mesi a 2 anni e 3 mesi per i 14 esponenti ed ex deputati appartenenti al Movimento Cinque Stelle (più per un cancelliere del tribunale) nell'ambito del caso delle firme false. La vicenda risale al 2012, quando sono state presentate delle firme falsificate a sostegno della giunta pentastellata per le elezioni comunali. Gli imputati sono accusati di falso e violazione della legge elettorale del 1960 sulle consultazioni elettorali.

La vicenda fu riportata alla luce nel 2016 grazie a un servizio del programma Le Iene realizzato da Filippo Roma in seguito a una segnalazione del caso, a suo tempo già archiviato successivamente ad un indagine condotta dalla Digos nel 2013. Roma decise di tornare ad indagare sulla vicenda, recandosi a Palermo e contattando gli ex attivisti pentastellati che denunciarono la procedura illegittima facendo i nomi delle persone accusate.

La vicenda

Secondo la procura che ha emesso le richieste di condanna, il 3 aprile 2012, al comitato del Movimento per le elezioni amministrative comunali furono falsificate migliaia di firme a sostegno della candidatura a sindaco di Riccardo Nuti per un banale errore. Nei fogli elettorali, infatti, vanno indicati i dati di tutti i candidati al consiglio comunale: uno di questi candidati, Giuseppe Ippolito, era stato registrato come nato nel Comune di Palermo, quando in realtà sarebbe nato a Corleone. Un errore formale che però, a raccolta firme quasi ultimata, rischiava di invalidare la candidatura del sindaco pentastellato. Le firme false sarebbero state autenticate dal cancelliere Giovanni Scarpello, per cui insieme all'avvocato Francesco Menallo è stata richiesta la pena più alta.

L'indagine, inoltre, coinvolse a vario titolo l'ex deputato nazionale Riccardo Nuti, allora candidato sindaco, Giulia Di Vita e Claudia Mannino, ex parlamentari nazionali. Coinvolti anche i deputati regionali Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio, che però hanno ammesso le loro responsabilità e denunciato l'operazione illeggittima: collaborando con gli inquirenti avrebbero così diritto a una pena ridotta. Gli altri imputati sono: Giuseppe Ippolito, Stefano Paradiso, Toni Ferrara, Alice Pantaleone, Riccardo Ricciardi, Pietro Salvino.

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