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Caso Almasri

Caso Almasri, Tribunale dei ministri costretto ad archiviare l’indagine su Nordio, Piantedosi e Mantovano

La Camera aveva votato per impedire il processo nei confronti dei due ministri e del sottosegretario indagati nel caso Almasri. Così, il Tribunale dei ministri non ha avuto altre possibilità: oggi è arrivata l’archiviazione delle indagini. Resta aperto il fascicolo sula capo gabinetto di Nordio, indagata separatamente.
A cura di Luca Pons
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Era un passaggio atteso perché, di fatto, obbligato: il Tribunale dei ministri ha archiviato le indagini relative al caso Almasri sul ministro della Giustizia Carlo Nordio, il ministero dell'Interno Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano. I giudici non avrebbero potuto fare altrimenti, dato che a inizio mese la Camera aveva votato definitivamente per negare l'autorizzazione a procedere.

La Costituzione, infatti, afferma che per i ministri, e per estensione per i sottosegretari, il processo può arrivare solo "previa autorizzazione" del Parlamento, se si tratta di "reati commessi nell'esercizio delle loro funzioni". Nel caso Almasri l'ipotesi era proprio questa: omissione di atti d'ufficio (solo per Nordio), favoreggiamento e peculato gli illeciti che i tre, secondo gli inquirenti, avrebbero commesso in quanto esponenti di governo. Ma gli approfondimenti giudiziari si fermano qui. "Il provvedimento di archiviazione è irrevocabile", hanno sottolineato i giudici del Tribunale dei ministri.

Il caso si era aperto all'inizio dell'anno. A gennaio, le autorità italiane avevano catturato Osama Najeem Almasri, ricercato dalla Corte penale internazionale con accuse di crimini contro l'umanità e crimini di guerra, legati al suo ruolo nella milizia Rada e perpetrati soprattutto contro persone migranti detenute in Libia. Nel giro di pochi giorni, però, Almasri era stato scarcerato e riportato a Tripoli su un volo di Stato italiano, invece di essere consegnato all'Aja. Le motivazioni del governo sono state spiegate in più sedi, in modo poco chiaro e spesso contraddittorio.

A fine gennaio Giorgia Meloni aveva annunciato di essere indagata per favoreggiamento e peculato, e insieme a lei i suoi ministri. Ad agosto, dopo mesi di approfondimenti, il Tribunale dei ministri aveva chiesto l'archiviazione per la presidente del Consiglio, perché Meloni non sarebbe stata "preventivamente informata" e non avrebbe "condiviso la decisione assunta" dagli altri tre. Una versione dei fatti che la premier aveva smentito.

In ogni caso, i giudici avevano chiesto che per Nordio, Piantedosi e Mantovano si andasse a processo. Era stato chiaro fin da subito, però, che in tribunale non si sarebbe mai arrivati. Il centrodestra ha sempre sostenuto gli esponenti del governo, e quando è arrivato il momento delle votazioni la Camera ha respinto per due volte – prima in giunta e poi in Aula – l'autorizzazione a procedere.

Il caso giudiziario è quindi chiuso definitivamente per quanto riguarda i membri del governo Meloni. Resta aperto, al momento, un altro fascicolo collegato a ciò che avvenne in quei giorni. Si tratta dell'indagine a carico di Giusi Bartolozzi, capo di gabinetto del ministro Nordio. Bartolozzi è indagata per false dichiarazioni al pubblico ministero: secondo gli inquirenti, non avrebbe raccontato la verità su come venne gestito il caso Almasri. L'inchiesta procede separatamente rispetto a quella su Nordio, Piantedosi e Mantovano, quindi l'archiviazione di oggi non la riguarda.

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