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Caso Almasri, Conte: “Rimpatriato stupratore di bambini. Governo di bugiardi, Nordio si dimetta”

Dopo le nuove rivelazioni sull’arresto e la liberazione del torturatore libico Osama Najim Almasri, le opposizioni accusano il governo Meloni di aver mentito al Parlamento e all’opinione pubblica. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio è ora nel mirino: secondo le carte del tribunale dei ministri, era stato informato fin da subito.
A cura di Francesca Moriero
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"Un governo di bugiardi. Abbiamo rimpatriato con un volo di Stato uno stupratore di bambini e ora abbiamo le prove: Nordio deve dimettersi". Con queste parole durissime, il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte è intervenuto sul caso Osama Najeem Almasri, rilanciando l’attacco al governo Meloni, travolto da uno scandalo politico di portata internazionale. Secondo quanto rivelato da documenti riservati citati dalla stampa, l’esecutivo italiano sarebbe stato informato tempestivamente dell’arresto di Almasri, accusato di crimini contro l’umanità e già destinatario di un mandato di arresto da parte della Corte penale internazionale, ma avrebbe comunque scelto di rilasciarlo e di rimandarlo in Libia a bordo di un volo di Stato. Una decisione gravissima, che sarebbe stata seguita da una ricostruzione fuorviante offerta al Parlamento, smentita oggi dagli atti. La conferma della gravità del caso è arrivata anche da Tripoli: le autorità libiche hanno infatti emesso un ordine formale di comparizione per Almasri, nel quadro di un procedimento penale per crimini contro l’umanità. Le opposizioni si sono sollevate compatte: la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ha parlato di una menzogna istituzionale: "Un governo che mente alle Camere mente al Paese". Schlein ha accusato l’esecutivo di aver insabbiato i fatti e ha chiesto che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni "torni immediatamente in Parlamento a chiarire", denunciando la responsabilità diretta del ministro della Giustizia Carlo Nordio, la cui versione risulta ora clamorosamente smentita. Anche il leader di Italia Viva Matteo Renzi ha attaccato frontalmente l’esecutivo: "Meloni ha mentito nel video da Palazzo Chigi, Nordio ha mentito in Parlamento. Non mi interessa l'avviso di garanzia, ma la menzogna sistematica che questo governo mette in atto per coprire la verità, inchinandosi ai torturatori libici. È una questione di dignità nazionale".

Il caso Almasri si trasforma ancora una volta in un nuovo terremoto politico, destinato a scuotere a fondo l'affidabilità del governo sul piano interno e internazionale.

L'indagine sul mancato arresto e le carte che inchioderebbero il governo

L'inchiesta condotta dal tribunale dei ministri di Roma sul mancato rispetto del mandato di cattura internazionale potrebbe portare a conseguenze giudiziarie per alcuni dei massimi esponenti del governo: Giorgia Meloni, il sottosegretario Alfredo Mantovano, i ministri Nordio e Piantedosi sono finiti sotto indagine per favoreggiamento, peculato e, per Nordio, anche omissione d’atti d’ufficio. L'iindagine fa riferimento ai fatti del 19 gennaio scorso, quando Almasri,  figura chiave del sistema repressivo libico e accusato di crimini contro l’umanità, tra cui torture e stupri anche su minori, venne arrestato a Torino su ordine della Corte penale internazionale. Due giorni dopo, invece di essere consegnato all’Aia, fu imbarcato su un volo di Stato e riportato in Libia. Il ministro dell'Interno Piantedosi aveva giustificato l’operazione sostenendo che Almasri rappresentava una minaccia alla sicurezza interna e doveva essere rimpatriato.

La linea difensiva dell’esecutivo si era fondata finora sull’asserita mancata trasmissione tempestiva degli atti al ministero della Giustizia; il ministro Nordio, nella sua informativa del 5 febbraio, aveva sostenuto di aver ricevuto solo una “comunicazione informale e priva di dati identificativi” e che solo il giorno seguente l’ufficio era stato correttamente informato. Ma i documenti acquisiti dal tribunale dei ministri sembrano raccontare ora tutta un'altra storia.

Comunicazioni segrete e uso di Signal: le rivelazioni che smentiscono Nordio

Secondo quanto rivelato da Corriere della Sera e la Repubblica, già nel pomeriggio di domenica 19 gennaio, cioè quindi poche ore dopo l’arresto di Almasri, la capa di gabinetto del ministro Nordio, Giusi Bartolozzi, era pienamente al corrente della situazione. A dimostrarlo ci sarebbe uno scambio di email con il capo del Dipartimento per gli affari di giustizia, Luigi Birritteri, in cui si segnalava l’assenza dell’autorizzazione ministeriale necessaria e si cercavano soluzioni per evitare la scarcerazione. La risposta di Bartolozzi raccomandava la massima prudenza: "Massimo riserbo e cautela", con indicazione di utilizzare Signal, un’app per comunicazioni cifrate, per evitare tracce scritte. Non solo, l’atto di accusa della CPI sarebbe stato già caricato sulla piattaforma Prisma nel pomeriggio della domenica, benché Bartolozzi avesse dichiarato di avervi avuto accesso solo il lunedì. Questo dettaglio è considerato cruciale, poiché smentisce la versione ufficiale secondo cui il governo non avrebbe avuto il tempo tecnico per regolarizzare l’arresto.

Le opposizioni chiedono le dimissioni: "Una menzogna di Stato"

Alla luce di queste rivelazioni, le forze di opposizione sono tornate all’attacco. Marco Grimaldi (Avs) ha parlato di “manipolazione deliberata delle informazioni e travisamento dei fatti”, accusando Nordio di aver ingannato il Parlamento. Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del PD, è stata ancora più netta: “Un ministro che ha giurato sulla Costituzione e poi mente al Parlamento non può restare un giorno di più al suo posto. Né lui, né il suo staff”. Riccardo Magi (+Europa) ha denunciato “una colpevole corresponsabilità del governo nel rilascio di un torturatore, con tanto di accompagnamento ufficiale”, sottolineando come Palazzo Chigi non potesse ignorare chi fosse realmente Almasri. Anche le capogruppo del M5S nelle commissioni Giustizia, Valentina D'Orso e Ada Lopreiato, hanno parlato di “violazione dello Statuto della CPI” e di una “strategia occulta” per eludere la giustizia internazionale.

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