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Direttiva Case Green

Case green, quali sono le città italiane dove la direttiva Ue obbliga a ristrutturare di più

La direttiva europea sulle case green è ancora nel suo percorso di approvazione, ma allo stato attuale coinvolgerebbe moltissimi immobili in Italia, costretti a fare lavori di ristrutturazione per salire di almeno una classe energetica entro il 2030 o il 2033.
A cura di Luca Pons
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La direttive europea sulle case green è la norma che prevederebbe di portare tutti gli edifici in Europa alla classe energetica E entro il 2030 e alla classe D entro il 2033. In Italia, secondo un'analisi del sito Casa.it sugli immobili in vendita, questa direttiva porterebbe a dover ristrutturare quasi tre case su quattro. Il portale ha analizzato tutti i trilocali tra gli 80 e i 100 metri quadri in vendita a gennaio 2023, sia a livello nazionale che in alcune delle principali città italiane.

La direttiva, che è stata approvata il 9 febbraio dalla commissione Industria del Parlamento europeo, sarà discussa a marzo dal Parlamento riunito, poi toccherà alla Commissione e al Consiglio europeo. I passaggi ancora da effettuare sono diversi, ma se gli standard dovessero restare questi – classe E entro il 2030, classe D entro il 2033 – il 75% delle case prese in esame nell'analisi dovrebbe essere ristrutturato nei prossimi dieci anni. Tre su quattro, infatti, si trovano nelle classi energetiche meno efficienti, dalla G alla E, e più della metà (il 55%) sono nella classe più bassa, la G. Solo il 12% degli immobili si trovano nella classe A.

Bologna la migliore, a Genova da ristrutturare il 96% dei trilocali

La città con il risultato migliore è Bologna. Qui, gli immobili che dovrebbero prevedere interventi di ristrutturazione entro il 2033 sono il 56%. Si parla comunque di oltre la metà delle case prese in esame, ma è il dato più basso tra le grandi città italiane. In più, a Bologna il 28% dei trilocali si trova nella classe energetica A, quella più efficiente.

Un buon risultato anche per Torino, che ha nella classe G ‘solo' il 28% dei suoi immobili, anche se nel complesso due case su tre (il 65%) sono nelle fasce energetiche che dovrebbero migliorare entro il 2033. Solo il 7% degli immobili si trova in classe A, nel capoluogo piemontese. Il contrario di Firenze, dove in classe A c'è il 19% dei trilocali – ma il 71% di tutte le case analizzate si trovano comunque nelle fasce più basse.

A Milano, come da media nazionale, il 75% dei trilocali è nelle classi energetiche meno efficienti, e solo l'11% è in fascia A Roma, i trilocali che dovrebbero ristrutturarsi entro il 2033 sono addirittura l'84% del totale, e il 72% si trova nella classe più bassa, la G.

Le città con il risultato peggiore sono Genova e Palermo. Qui, i trilocali che non dovrebbero fare lavori di ristrutturazione secondo la direttiva europea sulle case green – per come è scritta adesso – sono pochissime. Nel capoluogo siciliano si trovano nelle classi dalla G alla E il 95% di tutte le abitazioni. A Genova, sono il 96%. In Sicilia si trova il 2% di trilocali nella classe A, in Liguria appena l'1%.

Il ministro dell'Ambiente: "Sarebbe meglio slittare al 2050"

La direttiva, come detto, è ancora in fase di approvazione e potrebbe essere modificata nei prossimi mesi. "È iniziato un percorso", ha detto il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin. "Un percorso che ha visto da parte della Commissione europea una proposta di direttiva, che non va bene ma non andava bene al Consiglio europeo energia, quindi ai vari Stati. Il Consiglio ha condiviso l’obiettivo del 2050 come tutti noi, e ha dato un indirizzo, ancorché con molte critiche su una modulazione diversa sulle tempistiche per raggiungere quell’obiettivo". Il governo italiano non ha nascosto in più occasioni di essere contrario alla normativa, mentre altri partiti sono più ottimisti.

"Il Parlamento europeo ha assunto a livello di commissione, vedremo ora a livello di assemblea, una posizione più rigida ancora della Commissione", ha concluso il ministro. L'obiettivo, quindi, sarebbe di far slittare le scadenze dal 2030 al 2050, rimandando così i lavori per rendere più efficienti a livello energetico gli edifici europei.

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