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Casciaro (Anm): “La riforma della giustizia mortifica i pm e mette a rischio indipendenza dei magistrati”

Dopo che la riforma della giustizia è stata varata dal Consiglio dei ministri, è allarme nell’Associazione nazionale magistrati, che minaccia lo sciopero. “La riforma ha un chiaro intento punitivo nei nostri confronti”, denuncia a Fanpage Salvatore Casciaro, segretario generale dell’Anm.
A cura di Luca Capponi
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La riforma della Giustizia varata dal ministro Carlo Nordio era annunciata da tempo, così come nota era la netta contrarietà di praticamente tutta la magistratura italiana. L'approvazione da parte del Consiglio dei ministri ha però fatto salire lo scontro di un livello ulteriore, se è vero che già nel tardo pomeriggio di ieri l'Associazione nazionale dei magistrati ha prima convocato un confronto d'urgenza tra i suoi vertici, per poi annunciare una riunione plenaria per il prossimo 15 giugno e infine paventare uno sciopero contro la riforma. Tra il potere esecutivo e quello giudiziario si consuma quindi una frattura forse definitiva. Il segretario generale dell'Anm, Salvatore Casciaro, spiega a Fanpage.it i motivi di una protesta così vibrante: "Non è così che si realizza una giustizia più equa – denuncia – ma anzi è una riforma di cui si coglie l'intento punitivo nei confronti della magistratura ordinaria".

Il "chiaro intento punitivo" della riforma della giustizia

Il ddl Nordio contiene tante misure che rivoluzionano l'assetto della giustizia italiana. L'iter per una definitiva approvazione della legge è però ancora molto lungo in quanto si tratta di una riforma che tocca la Costituzione e quindi – esattamente come il premierato – necessita di un percorso di legge rafforzato e potrebbe passare per referendum. Anche per questo il segretario generale di Anm Casciaro auspica ancora che il testo venga modificato. Ma è proprio l'impianto della riforma a essere considerato "sbagliato e per certi versi irrazionale". L'Anm non salva nessuna delle modifiche proposte. A cominciare dalla scelta dell'estrazione per eleggere i membri del Csm (che il governo giustifica con l'obiettivo di eliminare le correnti) perché "così si toglie il diritto fondamentale dell'elettorato attivo e passivo ai magistrati per il loro organo di autogoverno", spiega Casciaro. E poi "lo si fa per i soli magistrati ordinari (non anche per i giudici amministrativi o contabili): per questo parliamo di chiaro intento punitivo nei nostri confronti".

Cosa c'è nella riforma e il nodo della separazione delle carriere

Casciaro insiste con l'introduzione del sorteggio per stabilire i membri del Csm (oggi eletti in parte dalla magistratura e in parte dal Parlamento in seduta comune) perché in questo modo "si deprime il ruolo del Consiglio come organo di rappresentanza elettiva dei magistrati ordinari, immiserendone il diritto costituzionale di associazione". Ma la questione sostanziale del disegno di legge – e della frattura tra politica e giustizia – è la separazione delle carriere. Se passasse la riforma, ciascun magistrato dovrebbe fare una scelta definitiva all'inizio della sua carriera: o scegli di fare il pubblico ministero (l'accusa) o scegli di fare il giudice – e non saranno più ammessi i passaggi da un ruolo all'altro.

Casciaro spiega così la contrarietà dell'Anm alla separazione delle carriere: "La parità tra accusa e difesa nel processo, dinanzi al giudice terzo e imparziale, è già in Costituzione ed è nella realtà dei fatti. Non occorre aggiungere nulla". Poi prosegue: "La riforma piuttosto mira a mettere in ombra il ruolo del pm come ‘parte imparziale' e disinteressata all’esito del processo, impegnata nell’accertamento della verità processuale. Questo è l’elemento che il ddl mortifica, senza comprendere che nell’imparzialità del pm risiede la prima garanzia per i cittadini".

Ma qual è il senso – si chiede Casciaro – di separare le carriere e creare un doppio Csm, se poi "quelle stesse carriere si riunificano in seno all’Alta corte, che si occuperà in futuro del disciplinare tanto dei magistrati giudicanti che requirenti?". Il segretario generale dell'Anm ha anche la risposta: "Il senso è quello di privare il Csm di una sua fondamentale prerogativa, quella della materia disciplinare". L'Alta corte, nuovo organismo che questa riforma istituirebbe, sarebbe composta da 15 giudici: tre nominati dal presidente della Repubblica, tre estratti a sorte da un elenco redatto dal Parlamento in seduta comune, sei magistrati giudicanti e tre requirenti estratti a sorte nelle rispettive categorie.

Le prossime tappe della mobilitazione: sciopero e referendum

Detto del possibile sciopero della magistratura, l'Anm promette una forte mobilitazione qualora si arrivasse al referendum. Per evitarlo, il governo dovrebbe riuscire ad approvare la riforma con la maggioranza dei due terzi: potrà probabilmente contare sull'apporto di Azione e Italia Viva, ma non è detto che basti. Per questo Casciaro auspica che "arrivando al referendum, il dibattito pubblico che ne seguirà possa persuadere l’opinione pubblica che la giurisdizione serve soprattutto a tutelare le libertà dei cittadini, se occorre anche nei confronti dei pubblici poteri. E questo compito – prosegue – richiede proprio quelle garanzie di indipendenza che la politica ora intende grandemente menomare". Una vera riforma della giustizia, conclude il segretario generale dell'Anm, dovrebbe concentrarsi "sull’efficienza e sulla qualità della giurisdizione, come ripetiamo da tempo, ma sono aspetti che, al di là di vuoti proclami, non sembrano in cima ai pensieri della politica".

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