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Casapound, Florino difende la figlia: “Qualcuno vuole che tornino gli opposti estremismi”

L’ex senatore parla dell’operazione del Ros, della figlia e di Casapound: “Emmanuela dovrebbe essere risarcita dalla società, non è libera di esprimersi”
A cura di Gaia Bozza
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Michele Florino, ex senatore, già protagonista dell'ala dura del Movimento Sociale Italiano, difende a spada tratta la figlia Emmanuela, responsabile campana del movimento Casapound e candidata alla Camera dei deputati. La ragazza è una delle dieci persone, militanti di estrema destra, colpite da un'ordinanza di custodia cautelare decisa dal gip di Napoli.  Reati pesanti: associazione sovversiva, banda armata, detenzione e porto illegale di armi. L'accusa aveva chiesto anche il reato di terrorismo. Tutto è partito da alcuni scontri avvenuti nel 2011, con lanci di molotov contro la sede dei militanti di sinistra "Insurgencia" e coltellate. Scontri che, però, Michele Florino minimizza: "Io parlerei più di tensioni, non di veri e propri scontri".

Florino sembra avere paura che a tornare siano i tempi "degli opposti estremismi". L'ex senatore, negli anni Settanta (1974) era il segretario campano della sezione napoletana dell'Msi, la "Berta", oggi sede di Casapound (e sotto sequestro giudiziario). All'epoca, mentre i comunisti festeggiavano la vittoria elettorale del Pci, alcuni militanti missini, durante una ‘missione punitiva', uccisero una ragazza, Iolanda Palladino, che fu colpita da una bottiglia incendiaria e morì dopo giorni di atroce agonia.

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