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Carta del docente dimezzata e 10 mila cattedre in meno: perché la scuola oggi sciopera

Il decreto legge 36 dovrà essere convertito entro il 29 giugno, tanti i nodi da sciogliere mentre i sindacati della scuola tornano in piazza per dire basta alle riforme in nome dei tagli. Fanpage.it ha fatto il punto di quanto sta accadendo parlando sia con le parti sociali che con il ministero dell’Istruzione. Ecco cosa è emerso.
A cura di Redazione
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Immagine di repertorio
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di Martina Gaudino

La scuola torna in piazza, una nuova giornata di sciopero è prevista per oggi, venerdì 6 maggio. Questa volta i sindacati protestano contro il Decreto legge 36 del 30 aprile 2022 recante “Ulteriori misure urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza” con cui il governo introduce una serie di radicali cambiamenti. Tra i punti oggetto della protesta c’è il taglio alla “Carta del Docente”, il bonus di 500 euro per la formazione professionale istituito dal governo di Matteo Renzi con la cosiddetta riforma Buona Scuola. Il decreto affidato alla commissione Cultura che sarà certamente oggetto di numerose revisioni, dovrà comunque essere convertito in legge entro il 29 giugno.

Due milioni di euro in meno

Secondo i calcoli effettuati dal sindacato Anief, a partire dal prossimo anno la carta si ridurrà in modo progressivo, fino probabilmente a dimezzarsi e quindi passando da 500 a 250 euro annui con un taglio complessivo di 2 milioni di euro. Il governo prevede infatti di destinare alla nuova scuola di Alta Formazione il fondo attualmente previsto per l’aggiornamento professionale. Al comma 9 dell’articolo 44 si legge proprio che tale spesa è autorizzata a decorrere dal 2023.

Decurtate quasi 10.000 cattedre

La riforma prevede l’assegnazione di un incentivo una tantum per il 10% degli insegnanti che seguirà una formazione obbligatoria di 30 ore annue per tre anni su materie che non hanno un collegamento diretto con il lavoro svolto in classe. Stando a quanto riferisce il decreto, l’operazione si finanzierà “mediante razionalizzazione dell’organico di diritto effettuata a partire dall’anno scolastico 2026/2027″, in via prioritaria sui posti di organico
per il potenziamento, decurtandoli dai posti lasciati liberi dai pensionamenti”. Nel dettaglio occorreranno 20 milioni di euro nel 2026, 85 milioni di euro nell’anno 2027, 160 milioni di euro nel 2028, 236 milioni di euro nell’anno 2029, 311 milioni di euro per il 2030 e 387 milioni di euro a decorrere dal 2031. Una operazione che vedrà la decurtazione di 9.600 cattedre.

I sindacati in piazza

Basta riforme in nome dei tagli” ha detto a Fanpage.it il presidente nazionale di Anief, Marcello Pacifico. “Con questi provvedimenti, da una parte diminuiscono i fondi, dall’altra vediamo i tutores che saranno impegnati nella formazione degli insegnanti costretti a ore di formazione”. Il presidente del sindacato ha anche evidenziato come così “stiamo allontanando i più giovani dal mondo dell’istruzione, venerdì in piazza la scuola deve dare
una risposta univoca”. Ma sono tanti i nodi da sciogliere. A indire la giornata di sciopero Unicobas insieme a Cub, Usb e Cobas Sardegna. Da Unicobas, si chiede a gran voce di invertire la tendenza con cui “si stanno trasformando i docenti in addestratori ai quiz attraverso Invalsi e il Sistema nazionale di valutazione con discriminazioni che ricadono sugli studenti con Bes (Bisogni educativi speciali)”. Secondo il sindacato, il decreto scuola introduce “inaccettabili modalità per la stabilizzazione dei precari e una formazione triennale in orario aggiuntivo, che diventerà obbligatoria per i docenti neo-immessi dal 2023-24, con incentivazione salariale e verifiche selettive per creare gerarchie e veicolare la logica della scuola – azienda”.

Sasso: “Sciopero legittimo ma restare aperti al confronto”

Dal ministero dell’Istruzione viene ribadito come lo sciopero sia “un diritto intangibile dei lavoratori, quindi la decisione presa da alcune sigle sindacali va accettata e rispettata” ha detto a Fanpage il sottosegretario all’Istruzione, Rossano Sasso. “L’importante – ha detto ancora – oltre che manifestare il proprio dissenso, è tenere aperta la porta del confronto e del dialogo. Sul cosiddetto decreto reclutamento anche io ho alcune perplessità su determinati temi e come Lega siamo al lavoro sugli emendamenti da presentare in Parlamento: il passaggio in Aula deve essere l’occasione per migliorare il testo e mi auguro che tutte le forze della maggioranza diano il proprio contributo per il bene del mondo della scuola”. A proposito dei tagli alla Carta del Docente, Sasso ha aggiunto “l’ho sempre ritenuta uno strumento prezioso di aggiornamento e formazione per tutti gli insegnanti. Mi sono battuto personalmente per la sua estensione anche ai docenti precari”.

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