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Carceri, Antigone: “Nessuna emergenza criminalità legata agli stranieri”

Secondo i dati dell’ultimo rapporto dell’associazione Antigone, il tasso di detenzione degli stranieri è diminuito di oltre 2 volte negli ultimi 10 anni. Un risultato ottenuto grazie al successo del patto di inclusione. Più una comunità viene integrata, più diminuisce il rischio che i suoi appartenenti finiscano in carcere.
A cura di Giorgio Tabani
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 "Non c’è un’emergenza stranieri e non c’è un’emergenza sicurezza connessa agli stranieri". È quanto emerge dall’ultimo rapporto semestrale dell’associazione Antigone sulle carceri, che dedica ampio spazio alle questione stranieri. In Italia, secondo i dati dell'associazione, il tasso di detenzione degli stranieri è diminuito di oltre 2 volte negli ultimi 10 anni. Il numero di detenuti stranieri è diminuito anche in termini assoluti rispetto al 2008, quando gli stranieri residenti regolarmente o irregolarmente nel nostro Paese era la metà.

Gli stranieri (comunitari e non) rappresentano oggi il 33,8% dei detenuti. Non ha la cittadinanza italiana il 44,64% dei detenuti in carcere per una pena inferiore a un anno e solo il 5,6% degli ergastolani. Considerando reati più gravi come la criminalità organizzata, il 98,75% dei detenuti condannati è italiano e solo l’1,25% straniero. Inoltre, gli stranieri costituiscono il 37,3% dei detenuti per violazione della legge sulle droghe, che sono complessivamente 20.525.

Analizzando più nello specifico la situazione degli extracomunitari, questi sono 13.490, ossia il 22,9% della popolazione detenuta. "All'interno di questo 22,9%, quelli con regolare permesso di soggiorno, seppur non stimata ufficialmente, è – secondo indagini a campione effettuate nei grandi istituti di pena – inferiore al 20%". Gli extracomunitari regolarmente in Italia che si trovano in carcere sono pari a circa 3mila unità (circa il 5% dei detenuti).

Per Antigone si tratta di un risultato frutto del successo del patto di inclusione. Questo si nota soprattutto rispetto ad alcune comunità straniere che si sono insediate in Italia da più di dieci anni. Quanto più una comunità diventa parte integrante dell’economia e della società italiana tanto più diminuisce il rischio che i suoi appartenenti finiscano in carcere. Gli ucraini hanno un tasso di detenzione più o meno identico a quello degli italiani, mentre è di poco superiore quello di moldavi, romeni, etiopi, ungheresi. "Una grande regolarizzazione degli attuali irregolari determinerebbe, alla luce dei dati statistici, un’ulteriore riduzione della presenza di detenuti stranieri", specificano gli estensori del rapporto.

Esemplare è il caso della comunità rumena. Negli ultimi cinque anni i detenuti di nazionalità rumeni sono scesi da 3.661 a 2.558 unità, nonostante il numero di immigrati rumeni arrivati in Italia sia progressivamente aumentato. Inoltre, se si considera che i cittadini italiani residenti in Italia sono 55.551mila e i detenuti italiani in carcere 38.891, si ha che il tasso di detenzione è dello 0,06%. Si tratta di un tasso superiore a quello di alcune comunità straniere (come quella filippina ad esempio) e paragonabile a quella cinese.

Gli stranieri sono meno informati sui loro diritti, secondo una ricerca effettuata a campione da Antigone, con interviste a 74 avvocati. Nel 57% dei casi esaminati, "gli arrestati stranieri non avevano ricevuto la cosiddetta “letter of rights”, che per legge andrebbe consegnata a chiunque sia appena stato privato della libertà per informarlo in forma chiara e semplice dei suoi diritti". Per gli italiani la percentuale scende al 21%.

Fra le 20 proposte dell'associazione per la riforma del nostro sistema sanzionatorio ce n'è una specifica sui diritti dei detenuti stranieri. Per Antigone la legge del 1975 che regola il sistema penitenziario andrebbe aggiornata prevedendo una norma specifica dedicata ai detenuti stranieri, che ne precisi i bisogni e diritti riprendendo quanto previsto dalle Regole penitenziarie europee e dalla Raccomandazione numero 12 del 2012 del Consiglio d’Europa.

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