Carabinieri a Gaza: quale sarà il contributo dell’Italia a Rafah che Meloni proporrà dopo l’accordo di pace

Giorgia Meloni prende parte insieme ad altri leader mondiali alla cerimonia della firma degli accordi di pace in Egitto, a Sharm el-Sheikh, dopo la liberazione degli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas. Lo storico vertice, che sancirà il cessate il fuoco tra Israele e Hamas, sarà presieduto da Donald Trump e dal presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi.
Parteciperanno, oltre alla premier italiana, i leader di oltre 20 Paesi, tra cui Emmanuel Macron, Friedrich Merz, Keir Starmer, Recep Tayyip Erdogan ( uno dei protagonisti della mediazione insieme al Qatar e all'Egitto) Pedro Sánchez e il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres. Assenti invece i rappresentanti di Israele e di Hamas. Secondo quanto anticipato, Meloni dovrebbe proporre un supporto concreto per la stabilizzazione della situazione nella Striscia di Gaza, sul fronte della governance ma anche per la ricostruzione dell'area. Si parla di un possibile coinvolgimento dei carabinieri, come hanno confermato anche i ministri Tajani e Crosetto.
In una nota del 10 ottobre, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha fatto sapere di aver "autorizzato il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Gen. Portolano, a disporre la ripresa delle attività italiane nell'ambito della missione EUBAM Rafah, cui partecipa personale dei Carabinieri, per la riapertura del valico con le medesime modalità del gennaio 25, in coordinamento con la Farnesina".
Il primo impiego dei carabinieri dunque avverrà nell'ambito della missione European Union Border Assistance Mission (EUBAM), visto che, come ha annunciato anche l'Alto Rappresentante Kaja Kallas, mercoledì 14 ripartirà questa missione dell'Ue al valico di Rafah, che verrà aperto alternativamente su due direzioni, in uscita verso l'Egitto e in entrata verso Gaza. A questo proposito, gli israeliani stanno provvedendo a ripristinare in tempi brevi la funzionalità logistica dell'infrastruttura del valico. "Affluiranno da altri valichi (non-Rafah) circa 600 autoarticolati di aiuti umanitari al giorno dentro Gaza", si legge ancora nella nota di Crosetto del 10 ottobre, "Il passaggio di personale non sarà limitato a casi clinici gravi, ma sarà esteso a chiunque lo vorrà (previo concorde parere di Israele ed Egitto)".
Da gennaio di quest'anno l’Italia partecipa alla missione EUBAM al valico di Rafah, a Sud della Striscia di Gaza. I sette carabinieri che hanno costituito il primo contingente italiano impiegato presso il valico egiziano, sono rientrati in Italia a fine luglio dopo sei mesi di attività, e sono poi stati sostituiti da altri sette carabinieri, che hanno operato sul posto insieme la personale della Guardia Civil spagnola e della Gendarmerie francese, inquadrati nella Forza di Gendarmeria Europea (EUROGENDFOR), con l'obiettivo di coordinare e facilitare il transito giornaliero di feriti e malati provenienti dai territori della Striscia di Gaza. Ma a causa delle rinnovate ostilità, visto che il valico è stato sigillato a marzo, i carabinieri da Rafah sono stati trasferiti a Gerico, in Cisgiordania: lì è in corso la missione bilaterale MIADIT Palestina, con un comando americano – l'attività è stata sviluppata sotto il coordinamento dello United States Security Coordinator (USSC) per Israele e dell’Autorità Palestinese – a favore delle Forze di Sicurezza palestinesi, con lo scopo di compiere attività addestrative. Il compito dei carabinieri è stato sulla carta quello di addestrare e formare gli aspiranti agenti palestinesi (anche se Gerico è ancora sotto il controllo israeliano, per cui l'Anp in quella zona ha un controllo solo formale). Secondo quanto apprende a Fanpage.it, già tra domani e dopodomani il personale italiano sarà spostato al valico di Rafah, per lavorare nell'ambito della missione EUBAM, passaggio che favorirà l'ingresso di aiuti umanitari.
Sicuramente il contingente italiano aumenterà, ma il ministero della Difesa per il momento non ha fornito cifre precise, perché un numero preciso verrà stabilito solo dopo un coordinamento con l'Ue. Fino a ieri si è parlato di 200 carabinieri. Ma da dove viene questa cifra? L'anno scorso gli Stati Uniti, prima dell'escalation che si è poi verificata nella regione, avevano chiesto all'Italia di inviare i carabinieri, affinché addestrassero le forze di sicurezza palestinesi (su esplicita richiesta degli stessi palestinesi), per agevolare la costruzione di uno Stato palestinese. A questo scopo potrebbe contribuire anche il centro di formazione di Vicenza (COESPU), centro di formazione dell'Arma che si dedica proprio all'addestramento delle forze di sicurezza straniere. Non si sa ancora se questa missione verrà riattivata e riconsiderata dal ministro Crosetto. Al momento l'unica cosa certa è la partecipazione dei militari italiani a EUBAM, ma non è chiaro quanti saranno in totale i carabinieri inviati a Rafah, dopo quelli inviati già da domani o al più tardi da dopodomani. Tutto dipenderà anche dalla durata della missione.
A Gerico attualmente ci sono due ufficiali di collegamento con il comando delle forze di sicurezza palestinesi, e altri sette carabinieri, che saranno subito trasferiti a Rafah. Si tratta del primo nucleo che arriverà rapidamente al valico, trovandosi già in Cisgiordania. Solo dopo la firma del trattato di pace in Egitto saranno definiti nel dettaglio i contributi offerti dai vari Paesi, compresa l'Italia.
Cosa faranno i militari italiani inviati a Gaza
L'obiettivo di EUBAM a Rafah, come ha confermato anche il ministero della Difesa, è mantenere il controllo del valico, garantendo la sicurezza, come avvenuto all'inizio del 2025. Una delle ipotesi, di cui ha dato conto l'Ansa, è l'impiego a Gaza del genio militare dell'Esercito italiano per rimuovere mine terrestri e per disinnescare ordigni bellici ma anche per aiutare a rimuovere le macerie. Fonti governative hanno confermato a Fanpage.it questo scenario, che però è ancora un'ipotesi allo studio. In ogni caso è certo che l'Italia offrirà anche il contributo dell'Esercito, e più avanti sarà certamente centrale anche l'attività di affiancamento e addestramento svolta dai carabinieri. Oltre a queste linee di intervento, l'Italia potrebbe partecipare a una missione internazionale gestita dall'Onu, con l'invio di un contingente che garantisca temporaneamente la sicurezza nella regione, sul modello di quanto avvenuto in Bosnia o Kosovo.