Caldaie, verso lo stop dei controlli a casa: cosa prevede il decreto del governo sulle revisioni da remoto

In arrivo lo stop per i controlli a casa di chi possiede caldaie e impianti termini. Una bozza di decreto del ministero dell'Ambiente vorrebbe eliminare l'obbligo di verifica in presenza per tutte le caldaie sotto i 70 kilowatt di potenza, ovvero la gran parte degli impianti, e mantenere esclusivamente i controlli da remoto. Inoltre, il testo fisserebbe un nuovo standard nazionale per gli impianti termici, ovvero un controllo di efficienza energetica ogni quattro anni. Critiche le associazioni, che lanciano l'allarme sui possibili rischi per la sicurezza delle case e l'inquinamento ambientale.
Cosa c'è nella bozza del decreto del Mase: le novità sui controlli delle caldaie
Il ministero dell'Ambiente pensa a una semplificazione in materia di controlli per chi possiede caldaie domestiche. In particolare, secondo quanto riportato dal Corriere delle Sera, nella bozza di decreto a cui starebbe lavorando il Mase viene inserita una norma che prevede l’eliminazione delle ispezioni “in situ”, cioè in presenza, per tutti gli impianti termici sotto i 70 kilowatt (che in Italia sono circa 20 milioni appunto). In altre parole, le caldaie non sarebbero più sottoposte a controlli diretti, mentre resterebbero verifiche documentali a distanza, effettuate dagli enti competenti sulla base dei dati caricati nei catasti regionali.
I nuovi standard nazionali: un solo controllo di efficienza energetica ogni 4 anni
Inoltre, viene previsto un solo controllo di efficienza energetica ogni quattro anni come standard nazionale. Le Regioni potrebbero disporne di più ma dovranno essere motivati in modo "robusto" e richiederanno il via libera del ministero. Per ora si tratta di una bozza ma secondo le indiscrezioni il decreto dovrebbe vedere la luce nei prossimi mesi. Le nuove regole quindi, potrebbero scattare già nel 2026.
Le critiche delle associazioni
L'Associazione Riscaldamento Senza Emissioni ha espresso forte preoccupazione per le nuove regole che rischiano di "indebolire la tutela della sicurezza domestica senza affrontare il problema strutturale del riscaldamento a gas negli edifici residenziali. "Ridurre i controlli su milioni di caldaie non rende il sistema più sicuro, lo rende solo meno verificabile", ha dichiarato il presidente Riccardo Bani.
I controlli a distanza infatti, avrebbero bisogno di un'infrastruttura digitale nazionale omogenea e interoperabile, che oggi non esiste. I catasti regionali degli impianti termici operano su piattaforme differenti, spesso incapaci di incrociare dati fondamentali relativi a età degli impianti, consumi e condizioni di sicurezza. "In questo contesto", prosegue Bani, "la digitalizzazione rischia di diventare un alibi per arretrare sul fronte della prevenzione. I dati sugli incidenti legati al gas dimostrano che il rischio non è teorico, ma concreto: tra il 2019 e il 2023, il Comitato Italiano Gas ha censito 1.119 incidenti legati al gas canalizzato per uso civile, con 128 vittime e 1.784 persone ferite. Numeri che spostano il tema dalla semplificazione amministrativa alla sicurezza delle case".
L'Unione Artigiani chiede di riscrivere il decreto, che altrimenti rischia di fare un favore ai proprietari irresponsabili, portando a "più inquinamento e più rischi". Secondo Marco Accornero, segretario generale dell'Unione Artigiani, la bozza rappresenta "un passo indietro per sicurezza domestica, salute, efficienza energetica e tutela ambientale". Questa scelta, prosegue l'associazione, "rappresenta di fatto un incentivo ad evadere la manutenzione, con ricadute dirette sulla sicurezza delle abitazioni, sui consumi energetici e sulla qualità dell'aria", rendendo paradossali le sanzioni da 2.000 a 12.000 euro previste per il mancato rispetto dei limiti di temperatura e dei periodi di accensione, controlli che non possono che essere riscontrati fisicamente. La riduzione delle ispezioni in situ non ha conseguenze negative solo sul piano ambientale ed energetico, ma incide direttamente sulla sicurezza delle persone. "Le verifiche sul campo rappresentano infatti uno strumento essenziale di prevenzione, in grado di individuare criticità legate alla combustione, all'installazione o all'evacuazione dei fumi che difficilmente emergono dalla sola analisi documentale", hanno ricordato. Con le nuove regole, inoltre, scompaiono dal Catasto Impianti e dai relativi controlli i generatori di calore fino a 10 kW (oggi usati anche per la climatizzazione di condomini di 4-6 unità), i quali non avranno più un libretto e non saranno più censiti.
"I controlli e la manutenzione delle caldaie domestiche sono essenziali per la sicurezza, la tutela della salute e la qualità dell’aria", hanno sottolineato Confartigianato, Cna e Casartigiani. Una corretta manutenzione infatti, riduce "il rischio di incidenti, di intossicazioni da monossido di carbonio e di malfunzionamenti; garantisce un funzionamento efficiente, con minori consumi energetici e maggiore economicità di gestione; contribuisce concretamente alla riduzione delle emissioni inquinanti, in particolare delle polveri sottili PM10, che continuano purtroppo a rappresentare una delle principali criticità ambientali e sanitarie nel nostro Paese". Indebolire il sistema dei controlli significa "abbassare il livello di sicurezza degli edifici trasferendo i rischi sui cittadini e sulle comunità locali, oltre a compromettere gli obiettivi di miglioramento della qualità dell’aria, soprattutto nelle aree urbane più densamente popolate", hanno ricordato.