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Brindisi, migrante muore nel Cpr di Restinco: “Nessuno ci ha detto nulla”, proteste dentro e fuori la struttura

“Ieri siamo andati fuori dal Cpr per manifestare solidarietà con i reclusi. Da dentro non hanno mai smesso di lamentarsi. Ci hanno detto che altre persone sono in gravissime condizioni fisiche ed emotive, un uomo con un’ernia e problemi respiratori derivanti dall’asma, e un’altra persona con le mani rotte, non sappiamo se per autolesionismo o meno”, la testimonianza degli attivisti della rete No Cpr Puglia, dopo la morte di un 35enne, nella notte tra l’1 e il 2 maggio.
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Migranti sbarcano a Lampedusa, foto di Lidia Ginestra Giuffrida
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Nella notte tra l'1 e il 2 maggio 2025, un giovane migrante nigeriano è deceduto all'interno del Centro di Permanenza per i Rimpatri (Cpr) di Brindisi Restinco, sollevando nuovamente interrogativi su quello che è il buco nero dei Cpr Italiani. Il trentacinquenne, trasferito nella struttura circa quattro mesi fa, è stato trovato privo di vita nel suo letto. Non si conoscono ancora le cause del decesso, ma la rete No Cpr Puglia sospetta possa essersi trattato di un'overdose da farmaci. La procura di Brindisi nelle prossime ore disporrà l’autopsia sulla salma, che è stata trasferita all’obitorio del cimitero di Brindisi in attesa di quelle che saranno le decisioni dell’autorità giudiziaria.

“Aveva trentacinque anni e si faceva chiamare Mimmo, è morto nella notte tra l’uno e il due maggio con la schiuma alla bocca e le convulsioni, noi presumiamo a causa di un’overdose da farmaci”, dichiarano gli attivisti della rete No Cpr Puglia a Fanpage.it, “è stata disposta l'autopsia dopo le prime indiscrezioni che parlano di malore”.

La notizia della morte di Mimmo ha generato l'indignazione degli attivisti e dei compagni del giovane, che ieri hanno organizzato un presidio fuori dalla struttura per denunciare le condizioni critiche all'interno del Cpr di Brindisi Restinco. “Ieri siamo andati fuori dal Cpr per manifestare solidarietà con i reclusi. Da dentro non hanno mai smesso di lamentarsi, tranne al momento della ‘terapia’ di psicofarmaci, sentivamo gente che diceva che non la voleva prendere. Da dentro ci arrivavano notizie di altre persone in gravissime condizioni fisiche ed emotive, un uomo con un’ernia e problemi respiratori derivanti dall’asma, e un’altra persona con le mani rotte, non sappiamo se per autolesionismo o meno”, continuano gli attivisti. Al momento all’interno del Cpr ci sono 40 persone, compresi neo diciottenni. "Da dentro urlavano ripetutamente il nome di ‘Mimmo’, il compagno morto due giorni fa e la parola ‘bambini’, ad indicare che ci sono persone di giovanissima età li dentro”, continuano gli attivisti.

L'appalto per la gestione del Cpr di Brindisi Restinco è attualmente affidato al consorzio composto dal gruppo AGH Resort Ltd e Hera Società Cooperativa Sociale, e quest’ultima ha in affido anche la gestione del Cpr di Trapani-Milo, di cui Fanpage.it ha descritto più volte le condizioni inumane e degradanti in cui versano le persone lì recluse.

“Si tratta della terza morte nel giro di tre mesi sotto le mani della stessa azienda appaltatrice”, denuncia la rete di attivisti, “ieri un altro ragazzo lamentava di essere recluso lì dentro da più di sette mesi. Ci dicevano che non era stato neanche pulito il sangue da terra, che non funziona niente, né dal punto di vista infrastrutturale né dal punto di vista igienico sanitario, da mangiare gli danno cibo avariato, le persone si sentono male dopo aver mangiato, urlano di aver paura di morire. Da quando è morto Mimmo non stanno più mangiando per paura che li avvelenino. Nel cibo spesso vengono messi i calmanti, si sono astenuti dal mangiare come precauzione per paura di morire di overdose”.

La Rete No Cpr ha criticato, inoltre, la mancanza di trasparenza e comunicazione da parte della struttura, sottolineando la difficoltà nel ricevere informazioni su quanto avviene all'interno del centro. "La polizia – concludono gli attivisti – ha persino negato che qualcuno fosse morto".

Particolare preoccupazione ha destato la visita del deputato del Partito Democratico Claudio Stefanazzi, avvenuta poche ore dopo il decesso. Stefanazzi ha dichiarato di non essere stato informato della morte durante la sua visita, definendo l'omissione "sconvolgente" e annunciando la presentazione di un'interrogazione parlamentare per fare luce sull'accaduto.

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