Bonus Nido 2025 in ritardo, l’Inps risponde: a che punto sono i pagamenti dei rimborsi

Il bonus nido è il sostegno rivolto alle famiglie che devono pagare le rette degli asili nido pubblici o privati, e ogni anno per ricevere i soldi è necessario caricare le ricevute delle rette versate l'anno precedente. Alcune delle famiglie beneficiarie della misura, però, hanno segnalato che ci sarebbero dei ritardi: la pratica sarebbe ferma e risulterebbe ancora in lavorazione, nonostante i documenti già inviati all'Inps. L'Istituto così ha risposto con una serie di chiarimenti: innanzitutto, la grande maggioranza delle domande è già stata accolta, cosa che fa presumere che per le altre non servirà molto tempo; in più, la percentuale di domande respinte finora è stata bassissima, meno dell'1%.
La domanda per il bonus Nido 2025 si può presentare dal mese di marzo, e c'è tempo fino al 31 dicembre 2025. Questo per quanto riguarda le mensilità di quest'anno. Una volta che la domanda è accolta, si possono inviare all'Inps tutte le ricevute dei pagamenti effettuati per ricevere il rimborso: da 1.500 fino a 3.600 euro all'anno, divisi in fino a 11 mensilità, a seconda dell'Isee (più basso o più alto di 40mila euro) e dell'importo pagato per la retta. Per il 2024, invece, chi aveva già presentato la domanda con successo ha tempo fino al 31 luglio, tra meno di una settimana, per caricare tutte le ricevute sul portale Inps.
Bonus Nido 2025, la spiegazione dell'Inps sui pagamenti in ritardo
Un problema riscontrato da alcune famiglie che hanno già fatto domanda è che, nonostante la pratica sia completata, questa risulta ancora in attesa. Così, bisogna aspettare anche per ricevere il rimborso.
L'Inps ha risposto alle preoccupazioni degli utenti sottolineando che le domande vengono elaborate in base all'ordine in cui vengono inviate. Le verifiche possono essere complicate soprattutto per quanto riguarda le strutture private, hanno spiegato fonti dell'Istituto a Fanpage.it: il lavoro di controllo avviene in coordinamento con le Regioni, e dato che non c'è un albo nazionale degli asili nido privati è sempre necessario assicurarsi che le strutture a cui sono iscritti i bambini rispettino i criteri previsti, per essere certi che i servizi erogati ai bambini siano di qualità.
Anche per questo, da quando si fa domanda prima che venga accolta può passare un po' di tempo, ma in ogni caso si avrà il diritto al rimborso per tutte le mensilità del 2025 che si richiedono. L'Istituto ha fatto sapere che tra le domande presentate quest'anno, circa l'85% è già stato accolto. In più, quelle respinte sono state pochissime: solo lo 0,67%. Il circa 15% di domande rimanenti può trovarsi in situazioni diverse: o hanno presentato la richiesta da poco, o richiedono una verifica particolarmente approfondita. Le regole non cambiano: per stabilire chi ha diritto al bonus Nido vale l'ordine in cui la domanda è stata presentata, fino a esaurimento dei fondi a disposizione.
Come fare domanda per il bonus Nido 2025
La domanda per il bonus Nido 2025 si può presentare direttamente dal sito dell'Inps, facendo accesso con Spid o Carta d'identità elettronica. Dopo aver inserito i dati richiesti, e quanto la domanda sarà accolta, si potranno caricare i documenti di pagamento per ottenere il rimborso.
La somma massima è di 3.600 euro annui, divisi in undici rate mensili, per i bambini nati dopo il 1° gennaio 2024 che hanno un Isee familiare fino a 40mila euro. Sopra questa soglia Isee, l'importo massimo scende a 1.500 euro all'anno. In ogni caso, a prescindere dal tetto, il rimborso dell'Inps non potrà mai essere più alto della retta effettivamente pagata dalla famiglia: se si ha diritto a 300 euro al mese, ma la retta costa 200 euro al mese, si riceveranno 200 euro.
I requisiti sono dettagliati nella circolare Inps del 20 marzo. A pagare la retta deve essere la stessa persona che ha fatto richiesta per il bonus, e alla stessa persona devono essere intestati tutti i documenti di spesa che vengono caricati (le fatture, le ricevute e così via). C'è tempo fino al 30 aprile 2026 per caricare tutte le proprie ricevute, ma prima si inviano i documenti, prima si riceveranno i soldi.
Con un messaggio successivo, l'Inps ha poi chiarito che per gli asili privati riconosciuti da pubbliche amministrazioni, o gestiti da enti del terzo settore di natura non commerciale, al posto della fattura si può anche inviare la ricevuta di pagamento emessa dalla struttura. Questa deve avere nome, cognome e codice fiscale del richiedente, nome e cognome bambino (il codice fiscale non è obbligatorio, ma è meglio inserirlo per semplificare le verifiche), il nome della struttura, l'importo della rata, il mese a cui fa riferimento, e la descrizione dei vari servizi erogati con il relativo costo.