Bonifici di Natale tra parenti: quando il regalo può insospettire il Fisco e come evitare accertamenti

A pochi giorni dal Natale, al posto della classica busta con i contanti, sempre più famiglie scelgono il bonifico bancario: rapido, tracciabile, comodo. Genitori, nonni, zii aiutano figli e nipoti con un trasferimento di denaro che, nella quotidianità, appare del tutto naturale. Quello stesso gesto, però, se osservato attraverso la lente del Fisco, può trasformarsi in un campanello d'allarme. Un accredito sul conto corrente, infatti, può essere interpretato come il possibile riflesso di redditi non dichiarati, aprendo la strada a richieste di chiarimento e accertamenti fiscali.
Indagini finanziarie e presunzione di reddito
La normativa sulle indagini bancarie attribuisce all'Agenzia delle Entrate un potere di controllo molto ampio. Bonifici, versamenti e perfino prelievi possono essere considerati, in via presuntiva, collegati a redditi imponibili non dichiarati.
Si tratta della cosiddetta presunzione legale relativa: non è una colpa automatica, ma l'onere della prova si sposta sul contribuente, chiamato a dimostrare con documenti e spiegazioni coerenti l’origine delle somme ricevute.
Cosa dice la Cassazione
Sul punto, la Corte di Cassazione è intervenuta più volte chiarendo un principio fondamentale: non basta il dato formale del movimento bancario, serve una valutazione concreta dei fatti. Resta però fermo un elemento chiave: è il contribuente a dover dimostrare che quel denaro non rappresenta un reddito occulto, ma proviene da fonti lecite e già tassate o non imponibili.
Il caso pugliese: bonifici dalla madre e dalla sorella
Un esempio emblematico arriva dalla Puglia. L'Agenzia delle Entrate aveva contestato una serie di versamenti ricevuti da una società con socio unico, chiedendo di chiarirne la natura. Tra i bonifici sotto osservazione, due provenivano dalla madre dell'imprenditore, pensionata, e dalla sorella, dipendente pubblica: soggetti con redditi noti e già sottoposti a tassazione. In primo grado, la Commissione tributaria aveva dato ragione al Fisco. In appello, però, la decisione è stata ribaltata.
La sentenza: il sostegno familiare non è reddito
Con la sentenza n. 4378 del 31 dicembre 2024, la Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado della Puglia ha stabilito un principio chiaro: i bonifici ricevuti da familiari non sono automaticamente reddito imponibile. Perché scatti la tassazione, spetta all'Amministrazione dimostrare in modo puntuale che quelle somme siano collegate ad attività economiche imponibili. In assenza di tale prova, prevale la natura lecita del trasferimento.
Secondo i giudici, il sostegno economico all'interno del nucleo familiare è un comportamento fisiologico e socialmente normale. Un aiuto da un genitore o da un fratello non può essere automaticamente assimilato a un guadagno occulto, soprattutto quando chi versa il denaro dispone di redditi già tassati e tracciabili.
Perché la causale del bonifico è decisiva
Proprio per evitare contestazioni, la causale del bonifico assume quindi un ruolo centrale. Inserire indicazioni chiare come ‘regalo', ‘sostegno familiare' o ‘aiuto per acquisto auto' può fare la differenza in caso di controlli. Non serve un linguaggio tecnico: bastano poche parole che chiariscano il motivo del trasferimento e ne rendano evidente la natura non reddituale.
Donazione o semplice aiuto?
Dal punto di vista civilistico, la donazione è l'atto con cui un soggetto arricchisce un altro senza ricevere nulla in cambio e, in linea generale, richiede la forma dell’atto pubblico davanti a un notaio. La Corte di Cassazione ha però chiarito che l'ordine di bonifico non costituisce di per sé una donazione, ma rappresenta soltanto lo strumento con cui si dà esecuzione a un accordo donativo già perfezionato. Sul piano fiscale, gli ermellini hanno inoltre distinto tra donazioni dirette, formalizzate con atto notarile e soggette a registrazione e imposta in base al grado di parentela, e donazioni indirette, realizzate attraverso strumenti come il bonifico bancario.
È proprio su questo confine, spesso sottile, tra gesto di liberalità e operazione fiscalmente rilevante che si concentra il rischio di controlli e contestazioni da parte dell'Agenzia delle Entrate. Le donazioni indirette diventano fiscalmente rilevanti in caso di registrazione volontaria o a seguito di un accertamento fiscale. In queste ipotesi, indipendentemente dal grado di parentela, può essere applicata un'imposta con aliquota fino all'8%, anche con funzione sanzionatoria.