Bonetti a Fanpage: “Renzi sbaglia sulle Europee, il Congresso Iv sarà inutile, la linea politica è già decisa”

La deputata Elena Bonetti, che nei giorni scorsi ha annunciato l’addio a Italia viva, ha raccontato il perché della decisione, lo scetticismo sul prossimo congresso di Iv (in cui “Matteo Renzi ha già definito una direzione politica”) e il suo progetto per il futuro: lavorare per costruire dal basso un soggetto pluralista di centro.
A cura di Redazione
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a cura di Annalisa Cangemi e Luca Pons

Elena Bonetti, ex ministra per le Pari opportunità e la Famiglia nel secondo governo Conte e nel governo Draghi, vicina a Matteo Renzi fin dall'inizio della sua carriera politica ed esponente di Italia viva dalla sua fondazione nel 2019, ha deciso di lasciare il partito. Matteo Renzi ha commentato nella sua newsletter, senza menzionare direttamente Bonetti: "Qualche amico che non condivide il percorso di democrazia interna ha annunciato di lasciare Italia viva", ha scritto, aggiungendo che "la gratitudine non è una categoria della politica" e chiedendo "il massimo rispetto per tutte e tutti quelli che se ne sono andati e se ne andranno". A Fanpage.it, Bonetti ha spiegato la sua decisione e ha raccontato i suoi progetti futuri.

"Ho deciso di iniziare un percorso nuovo per dare continuità non solo alla storia mia personale, ma a quella che abbiamo condiviso con le amiche e gli amici di Italia viva. Alle scorse elezioni avevamo preso un impegno chiaro con gli elettori: dare vita a un soggetto politico, un nuovo partito, con un percorso inclusivo che potesse superare il bipolarismo", ha detto Bonetti. Ma per farlo sarebbe servito un progetto "non chiuso nel solo partito di Italia viva". E per quanto riguarda i riferimenti al congresso di Iv: "Già prima del congresso Matteo Renzi ha definito una direzione politica, che quindi non sarà oggetto di dibattito. Si tratta di una lista elettorale che si chiama Il centro. Italia viva non ha attivato un percorso per costruire questa piattaforma politica, e io ritengo che sia un limite".

Bonetti ha anche ricordato di non essersi "mai sottratta ai processi democratici, anche nell'esprimere dissenso all'interno del partito. L'ho fatto quando ho detto perché secondo me è stato un grande errore votare la commissione Covid nel testo che è stato votato in Aula, ho detto che è stato un errore per me non sedersi al tavolo del salario minimo. Perché una forza riformista che vuole promuovere il dialogo come cifra del proprio agire politico si siede a tutti i tavoli, anzi li promuove".

La ex ministra è tornata anche sul fallimento del progetto del Terzo polo, che doveva essere l'unione di Azione e Italia viva in una sola forza politica: "È stato un percorso interrotto per tanti errori. Io sono stata la prima dei dirigenti a chiedere scusa alle elettrici e agli elettori. Adesso non è il momento di tornare a valutare le colpe: sicuramente non è arrivato il risultato che tutti auspicavamo, non siamo stati all'altezza dell'impegno. Il messaggio forse è che quando le classi dirigenti dei partiti pensano di poter scrivere a tavolino dei progetti politici, forse non hanno la visione complessiva di quello che deve essere una proposta politica. Ovvero nascere dal coinvolgimento di chi in questa esperienza si vuole mettere in campo".

Nonostante questo, Bonetti ha deciso di non entrare in Azione, anche se lavorerà da vicino con Carlo Calenda e il suo partito: "È una scelta che può portare un'opportunità, per far emergere nuove leadership, penso a giovani e donne. Farò un'associazione, ovviamente l'obiettivo è poi creare un percorso che porterà alla nascita di un nuovo partito, ma che davvero sia un partito non calato dall'alto, dal livello parlamentare". Il ritorno verso Italia viva non è escluso: "Mi auguro che le strade si possano poi ricongiungere".

La deputata resta contraria all'idea di separare i gruppi dei due partiti in Parlamento: "Non ho mai condiviso quando alcuni colleghi di Italia viva l'hanno auspicato. Credo che quei gruppi rispondano alla necessità di portare a compimento un programma, quello con cui ci siamo presentati alle elezioni. Tra l'altro, il voto che ci ha portato come partiti in Parlamento non era distinto tra Italia viva e Azione, eravamo una lista unitaria. Se poi prevarrà la volontà di dividersi, porterò avanti il progetto con Azione, anche se non entrando in Azione, in modo coerente rispetto a quel programma".

La priorità comunque non è avere uno schieramento forte per le elezioni europee: "Ogni volta che come classe politica ci rivolgiamo al Paese parlando solo del prossimo appuntamento elettorale, non cogliamo le vere domande che il Paese ci sta ponendo. È uno dei limiti che ha la proposta del Centro: il tatticismo di costruire una lista elettorale e su quella fare il progetto politico fallisce, come abbiamo già visto, e fa anche male. Poi, a livello europeo oggi ci troviamo nella stessa famiglia di Renew Europe e lì convergeranno i percorsi".

Uno dei punti di contrasto tra Bonetti e Renzi è stata la scelta di non partecipare al tavolo sul salario minimo, finora l'unica proposta che le opposizioni siano riuscite a presentare in modo unito (con l'eccezione appunto di Italia viva). Il prossimo tema nell'elenco potrebbe essere la sanità: Azione ha incontrato la responsabile Sanità del Pd Marina Sereni. Il Pd ha già anche lanciato una mobilitazione sul tema, per fine ottobre, ma Bonetti si è detta contraria: "Prima di fare una mobilitazione si devono affrontare i temi, non si protesta a prescindere ma a fronte di eventuali decisioni assunte. Qui siamo nella fase in cui bisogna costruire le decisioni e le proposte".

Infine, la deputata ha commentato le recenti fuoriuscite di amministratori locali del Pd, in Liguria, che hanno scelto di passare ad Azione. È conseguenza della "definizione dell'identità del Partito democratico, iniziata dopo un congresso che in quel caso ha dato una linea politica chiara, che la segretaria sta interpretando. Una linea politica che evidentemente non è condivisa da una parte più riformista. La nostra ambizione è creare uno spazio che sappia dialogare non solo al proprio interno, ma anche all'esterno, con il centrosinistra o il centrodestra, non perché oscilla da una parte all'altra, ma perché in tutti i contesti deve essere il polo aggregante".

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