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Bimbo ferma Conte per strada: “Riuscirà a far funzionare Italia?”. Lui: “Ce la sto mettendo tutta”

Un bambino ha fermato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per le strade di Roma per chiedergli se riuscirà a far funzionare l’Italia. Da qui nasce un siparietto con Conte che risponde al ragazzino: “Io ce la sto mettendo tutta, anche per te. Così quando crescerai troverai un Paese migliore”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Un siparietto per le strade del centro di Roma per il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Che mentre passeggiava inseguito dai cronisti si è fermato a parlare con un bambino per le strade della Capitale. A riassumere lo scambio di battute tra i due è lo stesso Conte attraverso un tweet: “Un bimbo per strada mi ha chiesto se riuscirò a ‘far funzionare l’Italia’. Gli ho risposto che ci stiamo impegnando con tutte le nostre forze. E lo stiamo facendo soprattutto per loro, per i più piccoli, per i nostri figli”. Il presidente del Consiglio pubblica sul suo profilo anche il video di questo incontro.

Entrambi con la mascherina sulla bocca e sul naso, si incontrano e iniziano questa veloce conversazione. “Ma secondo lei riuscirà a far funzionare l’Italia?”, gli chiede il bimbo prendendo in contropiede anche i cronisti che stavano inseguendo Conte per fargli qualche domanda sui rapporti con il Pd e sui temi di attualità politica. Il presidente del Consiglio risponde prontamente: “Io ce la sto mettendo tutta, anche per te. Così quando crescerai troverai un Paese migliore. Adesso lo stavo dicendo, questo è un momento importante: mi sa che se riusciamo a sbloccare alcune cose l’Italia veramente inizia a correre. Però ce la dobbiamo fare”.

Conte congeda il piccolo con un ultimo scambio di battute e rivolgendosi di nuovo a lui dice:  “Tu sicuramente sarai più bravo di me e di tutti noi”, afferma prima di salutare il giovanissimo. Il saluto finale tra i due avviene senza strette di mano né contatti stretti, come prevedono le norme anti-Covid. Ma con l’ormai classico saluto, gomito contro gomito, che l’emergenza sanitaria ha imposto.

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