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Bersani stoppa le polemiche: “Non si cambiano le regole in corsa”

Il segretario del Partito Democratico lancia la sua campagna per il ballottaggio delle primarie del centrosinistra, ribadendo un concetto: “Sono io che ho voluto fortemente le primarie ed il doppio turno”.
A cura di Redazione
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Bersani-assembleaPD

Torna a parlare Pierluigi Bersani, dopo le polemiche delle ultime ore sulle regole e, soprattutto, sui risultati del primo turno delle primarie del centrosinistra. Rispondendo alla videochat del Corriere della Sera, il segretario del Partito Democratico chiarisce prima di tutto il suo pensiero sulla possibilità di modifiche al regolamento, in particolare per quanto riguarda la possibilità di far votare anche chi non ha partecipato al primo turno della consultazione:

Il regolamento lo abbiamo approvato insieme settimane fa, non si cambiano le regole in corsa. Abbiamo bisogno della certezza della platea, abbiamo dato 20 giorni di tempo per registrarsi, non si può dire ai tre milioni che hanno votato che abbiamo scherzato. Le primarie sono aperte ma non sono un porto di mare, abbiamo fatto un buon lavoro ed in futuro useremo anche l'albo degli elettori del centrosinistra.

Insomma, nessuna apertura alle "proteste" del comitato Renzi, ma una sentita rivendicazione: "Ho voluto testardamente le primarie: come si può pensare che io non abbia intenzione, voglia e forza di cambiare le cose? E soprattutto ho voluto io il doppio turno, senza il quale avrei già vinto. Questo perché penso che il candidato dei progressisti deve avere più del 50%, un messaggio fondamentale di serietà". Quanto ai temi del rinnovamento generazionale, nel partito e nel Governo futuro, poi il segretario sottolinea:

Bisogna far girare la ruota perché le nuove generazioni sono bloccate, ma senza dare calci all'esperienza. Aiutare un passaggio di ricambio generazionale. Il meccanismo delle deroghe (oltre i tre mandati, ndr) è severissimo, non ce l'ha nessuno in giro per il mondo. Nel caso della Bindi si parla del Presidente del partito, nominata da un collettivo, non possiamo sovrapporre questi temi a quello del governo del Paese. D'Alema mi ha detto tempo fa che non aveva intenzione di candidarsi, è stato frenato dalla campagna personalizzata di Renzi. Ovviamente non esiste che far politica coincida con l'essere in Parlamento, si può dare una mano e mettere a frutto esperienza. Su rinnovamento insomma garantisco io.

Quanto al modo in cui evolverà la sua campagna elettorale, Bersani conferma la volontà di tenersi lontano dagli slogan e dalla politica degli annunci:

Devo riuscire a ribadire le ragioni originarie di questo partito, mettendolo in sicurezza e dandogli prospettiva. Anche come infrastruttura del civismo. Prima l'Italia, secondo il PD, terzo le persone che devono essere lì pro tempore e non devono parlare dal tabernacolo ma mettersi ad altezza occhi dei cittadini. Dove sono stato ho sempre cambiato, non ho mai lasciato le cose com'erano. Io dirò meno di quel che farò, perché questa storia delle promesse e delle parole non mi ha mai convinto. Sono urtato dalla comunicazione piena di favole e di annunci degli ultimi dieci anni.

Infine un passaggio su alleanze, presenti e future. "Con Vendola potremmo fare qualcosa insieme, nel Sud, forse a Napoli (in realtà è praticamente ufficiale l'iniziativa congiunta di giovedì, ndr), mentre è improbabile un ritorno dell'alleanza con Di Pietro".

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