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Berlusconi spiega perché Putin non si siederà al tavolo per trattare la pace in Ucraina

“Non abbiamo leader nel mondo o in Europa. Un leader che doveva avvicinare Putin al tavolo dei negoziati gli ha dato del criminale di guerra. Con queste premesse il signor Putin è lontano dal sedersi ad un tavolo”: lo ha detto Silvio Berlusconi.
A cura di Annalisa Girardi
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"Temo che questa guerra continuerà, siamo in guerra anche noi perché mandiamo le armi". A dirlo è Silvio Berlusconi, intervenuto questa sera a sorpresa alla Fiera di Treviglio. Per poi aggiungere: "Adesso dopo le armi leggere mi hanno detto che mandiamo carri armati e cannoni pesanti, cosa significa tutto questo? Che avremmo dei forti ritorni dalle sanzioni sulla nostra economia e ci saranno danni ancora più gravi in Africa e allora è possibile che si formino delle ondate di profughi e questo è un pericolo derivante dalla guerra in ucraina. Bisogna pensare a qualcosa di eccezionale per far smettere a Putin la guerra".

Il leader di Forza Italia ha poi anche detto che Vladimir Putin, che conosce molto bene, non si siederà al tavolo dei negoziati. E perché? Semplicemente perché al momento non c'è un leader mondiale capace di costringere il presidente russo a trattare la pace, ha spiegato: "Non abbiamo leader nel mondo, non abbiamo leader in Europa. Un leader mondiale che doveva avvicinare Putin al tavolo della mediazione gli ha dato del criminale di guerra e ha detto che doveva andare via dal governo russo. Un altro, segretario della Nato ha detto che l'indipendenza del Donbass non sarebbe mai riconosciuta. Capite che con queste premesse il signor Putin è lontano dal sedersi ad un tavolo".

Berlusconi ha quindi proseguito affermando di chiedere da vent'anni un sistema di difesa europeo, di cui ora si parla molto in relazione alla guerra in Ucraina: "Dal 2002 ho chiesto all'Europa di darsi una voce sola in politica estera e una forza armata comune. Oggi sommando i 27 paesi spendiamo 400 miliardi  all'anno. Con una forza comune si diventava una potenza militare mondiale. Ora non contiamo nulla nel mondo, io insisto ora che sono nel Partito popolare europeo, perché ci sia una politica estera e di difesa comune", ha concluso l'ex presidente del Consiglio.

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