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Berlusconi: “Non vado dai pm, è un trappolone e non mollo”

Nel giorno in cui Bossi mette in discussione la sopravvivenza del governo fino al 2013 e i quotidiani minacciano di pubblicare “uno tsunami che travolgerà il premier”, il Foglio pubblica una lettera dai toni a tratti drammatici, in cui Berlusconi respinge tutte le accuse.
A cura di Biagio Chiariello
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Berlusconi in Aula

Cambio di programma per il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Non andrà a New York, rinunciando all'Assemblea generale dell'Onu, per essere presente in tribunale lunedì al processo Mills, che lo vede imputato di corruzione in atti giudiziari. Una notizia a sorpresa, rispetto alla voce circolata ieri che vedeva il premier assente sia a Milano, che a Napoli, davanti ai pm che indagano sul presunto ricatto ai suoi danni del duo Tarantini-Lavitola. Sarebbe stato davvero troppo. Il Cavaliere sembra non aver nessuna intenzione di presentarsi davanti ai magistrati, se non con i suoi avvocati e in qualità non di persona informata sui fatti, ma di imputato in un procedimento connesso, il caso Ruby. E' così anche ieri è andata di scena la partita a scacchi tra la Procura partenopea e i legali di Silvio, mentre il termine ultimo per presentarsi, fissato per le 20 di domenica, è ormai vicino al termine (dopo di che potrebbe scattare l'accompagnamento coatto).

Ma ad inquietare Berlusconi in queste ore è la notizia di altre intercettazioni (si parla di migliaia di pagine), che comproverebbero lo scambio tra escort (per il Cav) e appalti pubblici (per Tarantini). Per questo ieri ha scelto di fare chiarezza con una lettera-denuncia al "Foglio" di Giuliano Ferrara: «Io non mollo, non ho mai fatto nulla di cui debba vergognarmi», è il suo grido.

«Non ho affatto intenzione di respingere una richiesta di testimonianza, che è mio interesse rendere, tanto che ho già inviato una dichiarazione scritta ma che ha, così come congegnata, l'aria di un trappolone politico-mediatico-giudiziario. Pretendo però come ogni cittadino che i magistrati rispettino anche loro la legge».

Il problema è che «da tre anni è in atto un mascalzonesco tentativo di trasformare la mia vita privata in un reato», scrive il premier nella missiva che è rivolta al «caro direttore» di un giornale (di proprietà della famiglia Berlusconi), ma che diventata una sorta di messaggio a ‘testate unificate', neanche fosse il discorso dell'ultimo dell' anno del Capo dello Stato. «E' questo uno scandalo intollerabile», continua Berlusconi, «da parte di un circuito mediatico e giudiziario completamente impazzito di cui nessuno sembra preoccuparsi e di cui nessuno si scusa».Una pubblica gogna «inaccettabile e criminale», che va a braccetto con un «campagna di delegittimazione per scardinare il funzionamento regolare delle istituzioni per interessi fin troppo chiari».

E scrive: «io non mollo: non ho mai fatto nulla di cui debba vergognarmi. Per quanto lo spionaggio sistematico e l`accanimento fazioso mi abbiano preso di mira, e con me vogliano arrivare a pregiudicare l`autonomia e la sovranità del Parlamento e del popolo elettore, c`è ancora in questo Paese, in questa Italia che amo e che è stata divisa da una partigianeria senza principi, un`opinione pubblica, un`insieme di persone e di gruppi leali allo spirito repubblicano, una maggioranza di italiani che non sono disponibili ad avventure e a nuovi ribaltoni decisi nei salotti, nelle redazioni e in certi ambienti giudiziari».

Poi Berlusconi prova a difendersi dalle accuse piovutegli addosso con lo scandalo escort, ed in particolare con riferimento al gran rifiuto di Manuela Arcuri: «Mi dispiace anche dei falsi pettegolezzi che sono stati creati grazie ai soliti brogliacci telefonici sulla signora Manuela Arcuri, che è stata invece mia ospite inappuntabile in Sardegna e a Palazzo Grazioli».

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