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Berlusconi: “Con Italicum rischiamo deriva autoritaria e non credo che Renzi lo cambierà”

L’ex presidente del Consiglio, durante un’intervista concessa a Porta a Porta, ha spiegato per quale motivo sostiene le ragioni del No al referendum: “In combinato disposto con l’Italicum, questa riforma apre alla deriva autoritaria”. E su Parisi: “Gli auguro successo, ma non si può fare il federatore del centrodestra attaccando gli alleati”.
A cura di Charlotte Matteini
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Silvio Berlusconi ospite di Coffe Break

Intervistato a Porta a Porta, l'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha a lungo parlato del referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre e ribadito la propria contrarietà alla riforma Boschi. "La riforma costituzionale può aprire alla possibilità di una deriva autoritaria nel nostro paese perché il sistema elettorale congiunto al referendum fa sì che in un'Italia ormai tripolare un polo che prende il 30% corrisponda. in virtù della bassa affluenza, al 15% degli aventi diritto", ha dichiarato Berlusconi, spiegando le motivazioni del suo No al referendum. "Con il voto di un italiano su sei, ad esempio il signor Grillo, già padrone del suo partito diventerebbe capo del governo, della Camera, potrebbe eleggere il presidente della Repubblica, e diventerebbe in breve il capo degli italiani", ha proseguito l'ex presidente del Consiglio.

Su Matteo Renzi, invece, Silvio Berlusconi dopo aver dichiarato che l'attuale presidente del Consiglio è l'unico verp leader politico attualmente presente in Italia, lancia la stoccata: "Il numero uno nella storia della Repubblica, assolutamente più bravo di me. E poi ha 40 anni, la metà dei miei, quindi ha una grande energia e dinamismo e può andare in vari posti ogni giorno, per raccontare le sue bugie".

Bugie, perché come spiegato proseguendo l'intervista, Berlusconi non si fida delle promesse di Renzi, una su tutte la supposta modifica dell'Italicum, al centro del dibattito referendario. "Se questo accadrà benissimo, ma oggi è soltanto una promessa e questo governo di promesse ne ha fatte tante e non le ha mantenute. Magari l'intenzione c'è, ma poi possono succedere tante cose. Magari uno scioglimento delle camere, si andrebbe a votare con questa legge, e ci troveremmo dentro una dittatura, di Renzi e del Pd o di Grillo e del M5s", ha spiegato l'ex presidente del Consiglio, ribadendo comunque che anche in caso di vittoria del fronte del No al referendum del prossimo 4 dicembre "questo governo non cade. Renzi ha una maggioranza, una maggioranza che non convince ma c'è. Non credo a elezioni anticipate perché tanti parlamentari non hanno la certezza di tornare in parlamento e saranno attaccatissimi alla poltrona".

Rispondendo a una domanda di Bruno Vespa, che chiedeva lumi circa l'inusuale scelta del presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, di schiersarsi per il Sì alla riforma costituzionale, Berlusconi ha dichiarato: "Hanno paura di una possibile ritorsione di chi ha il potere. Ho avuto discussioni a questo livello e ho dovuto accettare, essendoci una maggioranza di risparmiatori e di investitori, che certe dichiarazioni del presidente di Mediaset, eccetera, sono attribuibili alla difesa dei risparmiatori. Lasciamo stare Renzi: se a un certo punto il governo dovesse vincere ci sarebbero conseguenze negative per le nostre aziende, e anche per le altre".

In ultima battuta, Berlusconi spiega inoltre gli attuali rapporti con Stefano Parisi, dapprima lanciato come possibile leader del futuro centrodestra italiano e poi quasi scaricato senza troppi complimenti a causa delle divergenze dell'ex candidato sindaco di Milano con il leader del Carroccio Matteo Salvini: "Non sono stato io, è stata la verifica di una situazione che si era creata. Chi vuole tenere insieme una coalizione deve avere buoni rapporti con tutti i partiti che la compongono. Io auguro a Parisi di avere successo. Sarebbe stato un successo portare protagonisti del fare, della trincea del lavoro, della cultura, delle professioni, ne abbiamo bisogno ma senza rottamare nessuno. Questo Parisi doveva fare e deve fare e sarebbe utile a tutto il centrodestra", ha sottolineato Berlusconi.

"Non potevo licenziare chi non ho mai assunto. Parisi non è mai stato mio collaboratore e lui ha sempre detto di non essere di Forza Italia, ma non si può fare il federatore del centrodestra se si attaccano i dirigenti di Forza Italia o Salvini. E io sono alla ricerca costante e disperata di un successore e sono qui proprio perché occorre che il centrodestra trovi qualcuno che contrasti Renzi".

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