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Balneari, la Lega torna alla carica: “Conflitto di attribuzione non basta, serve una norma chiara”

Dopo la richiesta di FdI di portare il caso dei balneari davanti alla Corte costituzionale anche la Lega è tornata all’attacco. “Giusto il conflitto di attribuzione ma serve una norma chiara”, ha detto il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo.
A cura di Giulia Casula
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Dopo Fratelli d'Italia anche il Carroccio torna all'attacco sulla questione delle concessioni balneari. "Per aiutare il settore balneare serve una norma chiara. Lo abbiamo detto più volte e ora, con un emendamento presentato al decreto Coesione, la Lega intende ribadire la necessità di intervenire presto con un provvedimento per fare chiarezza".  A dirlo è il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo in una nota. Per il senatore sollevare un conflitto di attribuzione nei confronti del Consiglio di stato, come richiesto da FdI, sarebbe "giusto da un punto di vista formale  ma, nei fatti, il Parlamento deve riappropriarsi delle sue prerogative costituzionali".

"Non possiamo delegare al Consiglio di Stato ma è nostro dovere dare risposte certe", ha aggiunto Romeo. Negli scorsi giorni il capogruppo di FdI alla Camera, Tommaso Foti, aveva inviato una lettera al presidente dell'Aula Lorenzo Fontana in cui esprimeva "preoccupazione per l’ultima pronuncia del Consiglio di Stato". Le tre nuove sentenze con cui il CdS ha stabilito che le concessioni balneari sono scadute e che occorre indire immediatamente nuovi bandi, secondo Foti sembrerebbero "travalicare i poteri della giustizia amministrativa finendo con l’invadere la sfera legislativa propria del Parlamento". Da qui la richiesta di Fratelli d'Italia che "sia la Corte costituzionale circa il corretto esercizio della potestà giurisdizionale".

La questione è ormai nota. Le proroghe sui balneari concesse dal governo Meloni e da quelli precedenti (Conte nel 2018, Draghi nel 2022) risultano illegittime perché violano il principio di libera concorrenza, come previsto anche dalla direttiva Bolkestein. L'Unione europea impone, infatti, che le gare per l'assegnazione delle spiagge debbano avvenire secondo procedure trasparenti e paritarie. Di conseguenza, lo Stato non può prorogare automaticamente i permessi ai concessionari ma è tenuto a indire dei nuovi bandi. Su questo il Consiglio di Stato ha più volte chiarito che le concessioni sono già scadute il 31 dicembre 2023, termine dell'ultima proroga autorizzata, e che è necessario "bandire immediatamente procedure di gara imparziali e trasparenti".

Anche la discussa mappatura con cui il governo Meloni aveva tentato di dimostrare l'inapplicabilità della direttiva europea, perché le risorse (cioè le spiagge) non risulterebbero scarse e quindi non ci sarebbe bisogno di fare delle gare, non ha convinto i giudici. Il fatto che i permessi siano scaduti e che le proroghe non siano valide "si impone prima e a prescindere dall'esame della questione della scarsità delle risorse". Ma ora il Carroccio ci riprova. "Chiediamo di riconoscere l'esito della mappatura del territorio costiero effettuato dal tavolo tecnico istituito presso la presidenza del Consiglio, che ha individuato le aree disponibili per lo sviluppo dei servizi turistici ricreativi e sportivi secondo criteri quantitativi e qualitativi", ha dichiarato Romeo. "Prevediamo l'introduzione di un indennizzo sul valore aziendale da riconoscere al concessionario uscente da parte del subentrante e un criterio di prelazione, sul modello portoghese, che ha recentemente visto l'assenso della Commissione europea", ha concluso.

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