Assessora mette fiocchi arcobaleno per il figlio neonato, leghisti la attaccano. Salvini: “Era necessario?”

Margherita Colonnello, assessora al Sociale nel Comune di Padova, classe 1992, è finita al centro di una polemica politica sollevata dalla Lega per una decisione: dopo la nascita del suo primo figlio, avvenuta meno di due settimane fa, invece di appendere fiocchi azzurri ne ha appesi cinque arcobaleno sulla porta del suo ufficio. Aveva annunciato il piccolo gesto simbolico già alla fine del Pride cittadino, circa tre mesi fa: "Quando verrai al mondo, non ti regalerò il fiocco rosa né azzurro, ma te lo regalerò arcobaleno, perché i colori sono tutti bellissimi. E poi deciderai tu. Farò in modo di aiutarti ad avere coraggio, perché se ce l’avrai conoscerai il mondo non secondo il bianco o il nero, ma secondo i mille colori della bellezza".
Già all'epoca il discorso era stato attaccato da politici di destra che l'avevano distorto, sostenendo che l'assessora avesse detto che avrebbe fatto scegliere a suo figlio se essere maschio o femmina. Quando i fiocchi sono apparsi, lunedì, nel giro di poche ore gli esponenti locali della Lega hanno iniziato ad attaccare. "Il bambino è stato trasformato, appena nato, in un manifesto ideologico", ha commentato la consigliera comunale Eleonora Mosco. Oggi si è unito anche il vicepresidente del Consiglio e segretario del Carroccio Matteo Salvini, che ha scritto sui social: "Congratulazioni e auguri a mamma, papà e al bimbo! Ma era proprio necessario tutto questo?".
Salvini è tornato a parlare del caso anche a margine del Meeting di Rimini, interpellato dai giornalisti, con una dichiarazione poco chiara: "Per quanto mi riguarda la famiglia esiste se ci sono una mamma e un papà che mettono al mondo dei figli. Che possono essere maschi, possono essere femmine, possono essere eterosessuali, omosessuali, transessuali. Però fingere che il mondo non sia quello che è non ci porta da nessuna parte".
Va detto che la polemica non è stata alimentata solo dalla Lega. Anche la senatrice di Noi moderati ed ex ministra Maria Stella Gelmini ha parlato di "estremismo gender" e ha commentato: "Alla nascita siamo maschi o femmine. Punto. È la biologia a deciderlo: negarlo è come sostenere che la terra è piatta". Aggiungendo poi: "Nessuno vuole mettere in discussione i diritti della comunità Lgbtq, ma posizioni come quella dell’assessore di Padova, che ha affisso il fiocco arcobaleno, rischiano di rappresentare una deriva estremista che può portare all’effetto opposto, mettendo in pericolo anche proprio quei diritti che si vorrebbero difendere". Per la gran parte, però, gli attacchi sono arrivati dal Carroccio. Come nel caso del deputato Rossano Sasso, che si è rivolto direttamente all'assessora: "Con la nascita di suo figlio, ha scelto di portare avanti la sua battaglia politica, strumentalizzando un neonato a fini propagandistici".
Colonnello ha risposto con un post sui social: "Nostro figlio non ha ancora due settimane. Non avremmo immaginato di dover impiegare questo tempo prezioso sommersi da una polemica nazionale sulla nostra famiglia", ha scritto, e ha ribadito: "Non abbiamo chiesto (a nostro figlio, ndr) di decidere se essere maschio o femmina. Gli abbiamo promesso, in una società ancora troppo impaurita, che saremo sempre al suo fianco, qualsiasi cosa deciderà per la sua vita e chiunque deciderà di essere". E ancora: "Speriamo che chi si erge a ‘difensore della famiglia' possa avere rispetto della nostra tranquillità in giorni così intensi e bellissimi. Giorni che vorremmo trascorrere solo in compagnia di nostro figlio, senza doverci difendere dagli attacchi della destra".