video suggerito
video suggerito

“Almasri liberato per evitare ritorsioni”: cosa dicono le carte dell’inchiesta su Nordio, Piantedosi e Mantovano

Nordio, Piantedosi e Mantovano erano “perfettamente consapevoli” delle richieste della Cpi ma hanno “scientemente e volontariamente aiutato Almasri a sottrarsi alla ricerche”. È quanto sostenuto dal Tribunale dei ministri nelle altre 90 pagine in cui vengono ricostruiti l’arresto e la liberazione del generale libico e che i giudici hanno notificato ieri al Parlamento per chiedere l’autorizzazione a procedere nei confronti dei ministri e del sottosegretario.
A cura di Giulia Casula
1 CONDIVISIONI
Immagine

Il Tribunale dei ministri ha chiesto l'autorizzazione a procedere nei confronti dei ministri Nordio e Piantedosi e del sottosegretario Mantovano nell'ambito dell'inchiesta sul caso Almasri. I tre "erano perfettamente consapevoli del contenuto delle richieste di cooperazione inviate dalla Cpi e, in particolare, del mandato di arresto spiccato nei confronti" del torturatore libico poi liberato e rimpatriato su un volo di Stato e con il loro operato "hanno scientemente e volontariamente aiutato il predetto a sottrarsi alle ricerche e alle investigazioni della Cpi", si legge nell'atto di accusa arrivato ieri alla Camera. Le accuse nei confronti di Meloni invece, sono state archiviate perché pur essendo informata – sostengono i magistrati – non ci sono prove di una sua partecipazione ai reati contestati.

Coa c'è nell'atto di accusa

In oltre 90 pagine i giudici ricostruiscono, in ordine cronologico, i fatti, dalla richiesta di arresto da parte della Corte penale internazionale fino alla liberazione e al rimpatrio di Almasri e vengono citate mail, dichiarazioni fatte in riunioni su Zoom tra vertici di governo e istituzioni, stralci di discorsi in parlamento del ministro Nordio e Piantedosi.

"Il decreto di espulsione emesso dal ministro dell'Interno nei confronti dell'Almasri" è "motivato in relazione alle esigenze di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica", ma ha portato "ad un risultato paradossale – vale a dire ricondurre il ricercato Almasri, libero, lì dove avrebbe potuto continuare a perpetrare condotte criminose analoghe a quelle di cui era già accusato. Ne consegue che l'atto amministrativo, per come motivato, risulta viziato da palese irrazionalità e, come tale, illegittimo", viene sottolineato.

"Posto che tanto la legge di ratifica dello Statuto della Cpi, quanto la legge di attuazione e recepimento della convenzione sulla tortura pongono a carico degli Stati parte l'obbligo rispettivamente di arrestare e di estradare chi sia destinatario di un mandato di arresto di un Tribunale internazionale, a seguito del provvedimento della Corte d'Appello di scarcerazione, l'Almasri non avrebbe mai potuto essere espulso, né tanto meno accompagnato in patria su disposizione di due alte cariche dello Stato, quali il ministro dell'Interno Piantedosi e il sottosegretario Mantovano, ciò risolvendosi in una chiara violazione delle citate norme internazionali pattizie", si legge.

Per tutti e tre il reato contestato è di concorso in favoreggiamento personale aggravato, peculato per Mantovano e Piantedosi e omissione d'atti d'ufficio per Nordio. "Contrariamente a quanto sostenuto dal ministro Nordio, sia in Parlamento che nella memoria, la legge – pur conferendo a lui il compito di curare in via esclusiva i rapporti dell'Italia con la Cpi e di dare impulso alla procedura, non gli attribuisce alcun potere discrezionale (…) ma, anzi, lo investe della funzione di garante del buon esito della stessa", proseguono i giudici.

Secondo il Tribunale dei ministri, dietro la liberazione di Almasri, tra i capi della polizia libica, ci sarebbe l'intenzione di evitare ritorsioni da parte della Libia, ad esempio nei confronti dei nostri concittadini che abitano nel Paese. "Appare verosimile che l'effettiva e inespressa motivazione degli atti e delle condotte tenute tanto dal ministro Nordio – nel decidere di non dar corso alla richiesta di cooperazione della Cpi relativa sia all'arresto che al sequestro – quanto dal ministro Piantedosi – nel decretare l'espulsione dal territorio dello Stato – ed infine dall'Autorità delegata Mantovano – nel richiedere il volo Cai per l'accompagnamento in patria – sia da rinvenirsi, piuttosto, nelle preoccupazioni palesate dal Prefetto Caravelli (il direttore dell'Aise, ndr), nell'ambito delle riunioni intercorse tra i vertici istituzionali, riferite a possibili ritorsioni per i cittadini e gli interessi italiani in Libia derivanti dal mantenimento in vinculis di Almasri".

Sia i ministri Nordio e Piantedosi, sia il sottosegretario Mantovano erano "perfettamente consapevoli del contenuto delle richieste di cooperazione inviate dalla Cpi e, in particolare, del mandato di arresto spiccato nei confronti dell'Almasri. Non dando corso a tali richieste il primo, decretando il secondo la formale espulsione del ricercato con un provvedimento (…) viziato da palese irrazionalità e disponendo il terzo l'impiego di un volo Cai che ne ha assicurato l'immediato rientro in patria, hanno scientemente e volontariamente aiutato il predetto a sottrarsi alle ricerche e alle investigazioni della Cpi", sottolineano.

"Il silenzio di Nordio è indebito"

Negli atti inviati in Parlamento, i giudici ricostruiscono tutte le condotte che, a loro dire, configurerebbero il reato di omissione d'atti di ufficio commesso da Nordio. "Il silenzio serbato dal ministro, che si è risolto di fatto in un rifiuto di dar corso alla richiesta di cooperazione, è da ritenere indebito", si legge. "È un dato di fatto che, nella specie, il ministro della Giustizia aveva avuto il tempo di interloquire con gli altri vertici istituzionali e avrebbe avuto, anche all'esito di tali riunioni, il tempo per provvedere a dar corso alla richiesta di arresto provvisorio e di sequestro, ove avesse voluto".

Invece Nordio, ricevute le richieste di cooperazione giudiziaria della Cpi aventi ad oggetto l'arresto provvisorio e la perquisizione ed il sequestro nei confronti del cittadino libico Almasri, non diede seguito a  "nessuna delle due richieste prontamente". E ciò nonostante "sapesse che il ricercato era stato, nelle more, anche arrestato dalla Polizia, tanto è vero che gli atti relativi a detto arresto erano stati trasmessi contestualmente dalla Polizia sia all'Autorità giudiziaria sia al Ministero, che, nel frattempo, li aveva, comunque, già ricevuti formalmente tramite il canale diplomatico prescelto in sede di adesione al Trattato di Roma". Non solo: "pur supportato dagli Uffici tecnici del Dag, che avevano tempestivamente predisposto una bozza di provvedimento da trasmettere all'Ag, per dar seguito, comunque, alle richieste di cooperazione nel rispetto del termine di quarantotto ore dalla trasmissione degli atti alla stessa Ag", dicono ancora i giudici, il Guardasigilli, "non fece alcunché".

Il tribunale indica diversi punti: "non rispose al Procuratore Generale della Corte d' Appello" che gli aveva scritto" di essere in attesa delle sue determinazioni e "non rispose, neppure alle plurime richieste inoltrategli da funzionari della Cpi" che "sollecitavano consultazioni" per discutere di eventuali problemi, "dando, anzi, disposizioni ai funzionari dell'Ufficio tecnico di non rispondere affatto ai referenti della Cpi". Inoltre, "non informò la Cpi della richiesta di estradizione, a suo dire, concorrente, avanzata dall'autorità giudiziaria libica — che sarebbe stata, in realtà, protocollata solo il 22 gennaio – di cui era stato informato in ragione delle riunioni intercorse con gli altri esponenti del Governo e dei Servizi almeno dal 20 gennaio" e "decise di assumere un contegno attendista — delle decisioni della Corte d'Appello non solo rimanendo inerte in attesa di tale decisione ma convenendo, altresì, in accordo con gli altri vertici istituzionali, sull'opportunità di espellere l'Almasri, ove fosse stato scarcerato".

Infine, "neppure dopo aver avuto comunicazione del provvedimento della Corte d'appello che, ravvisando un errore procedurale, aveva disposto la scarcerazione dell'Almasri, si era attivato per dare corso alle richieste di cooperazione della Cpi". Dunque, "pur sapendo…che, ove l'arresto non fosse stato convalidato, il cittadino libico sarebbe stato espulso, non fece nulla per evitare che, con ciò, l'Almasri si sottraesse all'esecuzione del mandato di arresto spiccato dalla Cpi". Ecco perché, conclude il tribunale dei ministri, "contrariamente a quanto sostenuto dagli indagati, si ritiene che il silenzio serbato dal Ministro e il contegno attendista assunto…integrino le condotte rilevanti ai sensi dell ‘art. 328", vale a dire il rifiuto e l'omissione di atti d'ufficio.

"Volo di Stato fu strumento per il favoreggiamento di Almasri"

Un passaggio dell'atto è dedicato all'uso del volo Cai (la compagna dei servizi segreti, ndr), il volo di Stato per rimpatriare Almasri. La sua predisposizione da parte del sottosegretario Mantovano è stata lo "strumento utilizzato per compiere il delitto di favoreggiamento". In tal senso "non si può ritenere che una simile decisione sia stata funzionale al perseguimento di un interesse pubblico, essendo il potere, pur discrezionale, stato sviato per un fine illecito", si legge.

A fine settembre il voto del Parlamento

L'Ufficio di Presidenza della Giunta per le autorizzazioni della Camera "ha deciso alla unanimità i tempi dell'esame delle carte inviate dal Tribunale dei Ministri in merito alle posizioni del sottosegretario Alfredo Mantovano e dei ministri Matteo Piantedosi e Carlo Nordio sul caso Almasri, dando di fatto avvio ai lavori . Entro la fine di settembre sarà pronta la relazione per l'Aula, si terranno almeno cinque sedute, inviteremo infine gli interessati a fornire i loro chiarimenti. Sia la Giunta che l'Aula esprimeranno tre voti distinti, con voto palese in Giunta e segreto in Aula la quale voterà definitivamente entro ottobre", ha fatto sapere il presidente della Giunta Devis Dori.

1 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views
Immagine

Iscriviti alla newsletter Evening Review.
Ricevi l'approfondimento sulle news più rilevanti del giorno

Proseguendo dichiari di aver letto e compreso l'informativa privacy