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Aggressione fascista al Liceo da Vinci di Genova: “Abbiamo chiamato la polizia a mezzanotte, è arrivata alle tre”

Un gruppo di giovani neofascisti ha fatto irruzione e devastato il liceo Leonardo da Vinci di Genova durante un’occupazione studentesca pacifica. Il collettivo dichiara a Fanpage.it che l’intervento della polizia sarebbe arrivato con grave ritardo. Le indagini sono in corso e gli studenti promettono una risposta determinata ma pacifica.
A cura di Francesca Moriero
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Nella notte tra il 25 e il 26 ottobre, un gruppo organizzato di giovani neofascisti ha fatto irruzione nel liceo Leonardo da Vinci di Genova, dove era in corso un'occupazione studentesca pacifica approvata dall'assemblea d'istituto. Circa una trentina di ragazzi ha sfondato l'ingresso principale della scuola al grido di "Viva il Duce!", devastando aule, corridoi, laboratori e imbrattando i muri con svastiche; il gruppo ha agito con violenza, armato di tubi di metallo e spranghe. Nessuno degli studenti presenti è rimasto ferito, ma la scuola è stata gravemente danneggiata.

L'occupazione era iniziata da pochi giorni e si svolgeva in modo ordinato: sabato sera si stava concludendo un DJ set nel cortile; era stato deciso che gli esterni avrebbero lasciato l’edificio a mezzanotte e che a restare a dormire sarebbero stati soltanto i membri del collettivo. Poco prima di quell’orario alcuni studenti hanno notato movimenti sospetti fuori dal cancello. "All’inizio erano in cinque e sembravano tranquilli — li abbiamo fatti entrare — poi hanno chiamato altra gente e in pochi minuti sono diventati una trentina", racconta uno studente a Fanpage.it. che aggiunge che appena poco prima dell’assalto alcuni ragazzi del collettivo avrebbero sentito su un autobus frasi come "Andiamo al Leo a spaccare tutto": un avvertimento che — se confermato — collegherebbe i fatti a una pianificazione precedente.

Quando il gruppo si è poi presentato davanti al cancello della scuola lo avrebbe cominciato a colpire: "Cercavamo di chiuderlo a chiave, ma l’hanno sfondato a calci e con le spranghe". La violenza è così esplosa in breve tempo: calci e oggetti contro la porta vetrata, vetri rotti e l'ingresso forzato. Alcuni studenti del collettivo si sono barricati ai piani superiori; altri hanno creato vie di fuga per mettere in salvo compagne e compagni.

"Noi tre eravamo al quinto. Hanno provato a scassare la porta almeno dieci volte, abbiamo contato colpi e tentativi per quasi un'ora", raccontano. La porta, fortunatamente, era ben chiusa e ha resistito, ma la tensione è stata continua e prolungata mentre i ragazzi restavano nascosti al buio. "Qualcuno ha preso anche delle sprangate", racconta un altro ragazzo, "hanno usato dei tubi di metallo che hanno preso in un cantiere edile per cercare di entrare". All'interno del liceo hanno spruzzato estintori, sfasciato aule, devastato il terzo piano e su una parete è stata tracciata una grande svastica nera: "questi tizi non sanno neanche disegnare una svastica, sono degli ignoranti, non sanno cosa sia il fascismo", dice un ragazzo. "L'obiettivo non era aggredirci", dice una studentessa, "ma distruggere la nostra scuola".

"Abbiamo chiamato la polizia a mezzanotte, ma sono arrivati alle tre"

Nonostante le ripetute chiamate alla polizia, l'intervento delle forze dell’ordine è arrivato però con grave ritardo: "Abbiamo chiamato ripetutamente il 112 intorno alla mezzanotte, ma le pattuglie sono arrivate solo alle 3 del mattino, quando gli aggressori erano ormai fuggiti", raccontano ancora a Fanpage.it gli studenti del collettivo. Nel frattempo, in piazza Manin, a pochi passi dalla scuola, sono state avvistate auto dei Carabinieri che passavano avanti e indietro: "Le vedevamo passare su e giù, da Via Assarotti a piazza Manin, mentre noi cercavamo di chiamare la polizia. Ma non arrivava nessuna pattuglia fino alla scuola. Abbiamo chiamato il 112 in continuazione e ad alcuni di noi è stato risposto che le chiamate per lo stesso tipo di intervento erano troppe e non sarebbero state prese tutte in carico".

La polizia è arrivata sul posto solo dopo che gli aggressori si erano dileguati; anche la Digos, aggiungono, sarebbe arrivata "solo alle 11 del mattino seguente, quando ormai non c'era più niente da fare".

La condanna del Comune

La sindaca di Genova, Silvia Salis, ha definito l’episodio "di estrema gravità" e ha espresso la "ferma condanna" dell’amministrazione, annunciando che "si sta lavorando per chiarire quanto accaduto e per identificare i responsabili". Nel frattempo studentesse e studenti hanno iniziato a ripulire e a mettere in sicurezza gli spazi danneggiati e hanno reso noto che la loro risposta sarà "determinata, pacifica e collettiva".

Ma la domanda resta aperta: come è stato possibile che, in una città con una memoria antifascista così radicata, un'aggressione così esplicita sia potuta avvenire e proseguire con ritardi così evidenti nell'intervento delle forze dell'ordine? Le indagini sono in corso e le testimonianze e il materiale consegnato alle autorità saranno ora fondamentali per ricostruire responsabilità e dinamica dell'accaduto, nel frattempo il collettivo ha annunciato che gli studenti continueranno a difendere la scuola come luogo di libertà e di civile confronto, perché, come hanno più volte ripetuto: "La scuola è un luogo da difendere, non da assaltare".

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