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Manovra 2026

Affitti brevi, stop all’aumento della tassa per la prima casa in locazione: il compromesso in manovra

La maggioranza avrebbe raggiunto un accordo sull’aumento al 26% della tassazione sugli affitti brevi, previsto dalla manovra 2026: l’aumento della cedolare sugli affitti brevi dovrebbe essere escluso per la prima casa che viene messa sul mercato. Ma scatta l’attività d’impresa a partire dalla terza abitazione.
A cura di Annalisa Cangemi
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Continua la discussione in commissione Bilancio al Senato sulla manovra 2026, e in particolare sulla norma che aumenta le tasse sugli affitti brevi, anche per chi mette in locazione la prima abitazione, tramite mediatori immobiliari oppure attraverso le piattaforme online. Sul punto sembra che la maggioranza sia arrivata a un compromesso: si manterrà l'aliquota al 21% sulla prima casa, mentre passeranno al 26% gli affitti brevi delle seconde case messe sul mercato. Contemporaneamente sarà considerata attività d'impresa l'affitto dal terzo immobile in poi.

Degli oltre 5700 emendamenti presentati alla legge di Bilancio 2026, ne sono rimasti circa 400, ma quelli che avranno più possibilità di passare saranno presentati dai relatori di maggioranza o direttamente dal governo, che presenterà le sue proposte di modifica non prima di giovedì 11.

Le votazioni in commissione Bilancio al Senato probabilmente slitteranno di qualche giorno, così come l'approdo in Aula, previsto inizialmente per il 15 dicembre. L'articolo 7 della legge di Bilancio punta ad aumentare dal 21% al 26% la cedolare secca per chi concede in locazione breve un immobile. Grazie alle pressioni soprattutto di Lega e Forza Italia, che hanno presentato degli emendamenti per cancellare quest'incremento, la misura probabilmente verrà rivista.

Come cambia la tassa sugli affitti brevi in manovra

L'aumento della cedolare sugli affitti brevi dovrebbe scattare solo dalla seconda casa. L'ipotesi più probabile è che la correzione del testo della manovra arrivi con il maxiemendamento del governo, che arriverà giovedì all'esame della commissione Bilancio del Senato. Parallelamente allo stop dell'aumento della tassa per le prime case in locazione sotto i 30 giorni, dovrebbe arrivare anche una diminuzione dell'attuale soglia che fa scattare per chi affitta l'obbligo di aprire una partita Iva: in pratica dal terzo immobile, e non più dal quinto immobile in affitto, si considererà attività d'impresa.

Secondo il senatore di Forza Italia Rosso, che ha presentato un emendamento per bloccare l'aumento della cedolare secca sugli affitti brevi, il rischio di portare l'aliquota dal 21 al 26% per tutte le case è quello di far aumentare il nero. Secondo il ragionamento di Forza Italia, non c'è alcun collegamento tra la crisi abitativa la diffusione degli affitti brevi: "La crisi abitativa si risolve con altri strumenti, con il piano casa del governo di 850 milioni che dia garanzie a chi affitta se l'inquilino non può pagare", ha spiegato.

Secondo le associazioni rappresentative dell'intermediazione immobiliare Fimaa, Fiaip e Anama, il mercato degli affitti brevi riguarda in media il 2% delle abitazioni, con punte del 6% in alcune città turistiche, mentre in Italia ci sono 6 milioni di case vuote. L'emergenza abitativa dunque non sarebbe da imputare alle locazioni turistiche. Secondo le associazioni i proprietari di immobili tengono le abitazioni sfitte per paura di contratti troppo rigidi, per evitare i rischi di morosità e per paura di non riuscire a rientrare nelle proprie case, qualora ne avessero bisogno. Il problema principale sarebbe comunque la fiscalità, che penalizza gli affitti lunghi.

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