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A che punto è l’inchiesta su Berlusconi e Dell’Utri per le stragi di mafia del 1993: le nuove accuse

I pm di Firenze indagano su Marcello Dell’Utri nell’inchiesta che coinvolge anche Silvio Berlusconi e i fratelli Graviano. L’ipotesi è di concorso in strage per gli attentati di cosa nostra del 1993. I magistrati sostengono che le stragi avrebbero preparato il terreno per l’ingresso di Berlusconi in politica.
A cura di Luca Pons
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La Procura di Firenze continua a indagare per le stragi di cosa nostra del 1993. Anche se ormai c'è un solo indagato, Marcello Dell'Utri: l'altro era Silvio Berlusconi. Due giorni fa proprio Dell'Utri ha ricevuto una perquisizione, in casa sua e nei suoi uffici, a Milano, e un interrogatorio è stato fissato per martedì 18 luglio. Le nuove accuse, che secondo fonti di stampa sarebbero di trasferimento fraudolento di valori (per un versamento effettuato da Berlusconi sul conto della moglie di Dell'Utri il 23 luglio 2020) e mancata comunicazione della variazione del patrimonio. Il tutto si inserisce in un'inchiesta in cui l'ipotesi di reato è ben più grave: concorso in strage.

L'indagine a Firenze per concorso nelle stragi del 1993

Le indagini dei pm fiorentini avevano avuto il via quando Giuseppe Graviano, ex boss di cosa nostra condannato più volte all'ergastolo, aveva affermato di aver tenuto alcuni incontri con Berlusconi e aver effettuato degli investimenti nella sua società. Lo aveva fatto in aula durante un altro processo, chiamato ‘ndrangheta stragista, per il quale nel 2020 è stato ancora una volta condannato all'ergastolo (in primo grado).

Il rapporto tra Graviano (Giuseppe e il fratello Filippo), Berlusconi e Dell'Utri – braccio destro dell'ex presidente del Consiglio, in passato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa – sono al centro dell'inchiesta di Firenze. Negli anni i pm si sono focalizzati su diversi aspetti, indagando sia sul patrimonio di Berlusconi e sulle sue origini, sia sui numerosi pagamenti rivolti dal leader di Forza Italia a Dell'Utri nel corso di decenni: circa 28 milioni di euro dal 2012 al 2021, e in precedenza oltre 4 miliardi di lire dal 1989 al 1994.

In quel periodo ci fu un attentato fallito al giornalista Maurizio Costanzo, ma soprattutto i tre attentati di Firenze, Roma e Milano. In Toscana la strage di via dei Georgofili, dove la sera del 26 maggio un'autobomba uccise cinque persone, tra cui due bambine. A Roma nella notte tra il 27 e il 28 luglio esplosero altre due auto davanti a due chiese, con ventidue feriti e nessuna vittima. A Milano, meno di un'ora prima, in via Palestro furono uccise altre cinque persone.

Pochi mesi dopo, il 23 gennaio 1994, un attentato allo stadio Olimpico di Roma fallì perché il telecomando per far esplodere l'autobomba non funzionò. Negli ultimi giorni, i magistrati hanno tracciato una nuova linea d'accusa: le stragi del 1993-1994 sarebbero state organizzate per favorire la ‘discesa in campo' di Berlusconi, pochi mesi dopo.

La nuova ipotesi dei pm: gli attentati per preparare l'ingresso in politica di Berlusconi

L'ipotesi dell'accusa è che quelle stragi servirono per "indebolire il governo Ciampi", caduto a metà gennaio del 1994 (le dimissioni arrivarono il 13 gennaio, e tre giorni dopo furono sciolte le Camere). L'obiettivo sarebbe stato quello di diffondere il panico e la paura tra i cittadini, in modo da favorire l’affermazione del progetto politico di Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri". Tra gli elementi menzionati c'è il fatto che l'attentato dell'Olimpico fu tentato tre giorni prima che Berlusconi annunciasse la ‘discesa in campo'. Sarebbe quindi servito a "dare il colpo decisivo alla compagine governativa, in quel momento al potere".

Secondo i pm, l'ex presidente del Consiglio e il suo braccio destro sarebbero stati "beneficiari degli effetti dello stragismo", e gli attacchi si sarebbero fermati dopo il 23 gennaio 1994 perché ci sarebbe stata una "assicurazione di Dell'Utri e Berlusconi". D'altra parte Dell'Utri avrebbe avuto "un profilo particolarmente adatto per alimentare intese stragiste", dato che era stato il mediatore tra l'imprenditore e i gruppi mafiosi tra il 1977 e il 1982. Un'ipotesi che l'avvocato di Dell'Utri, Francesco Centonze, ha smentito definendola "del tutto incredibile e fantasiosa".

Silvio Berlusconi non è mai stato condannato né processato per reati connessi alla mafia. Un'indagine a Palermo fu archiviata nel 1997, diverse volte lo stesso avvenne a Caltanissetta per le stragi del 1992. Anche Firenze, in relazione alle stragi del 1993, l'ex leader di Forza Italia è stato più volte iscritto nel registro degli indagati per poi procedere con l'archiviazione. Le indagini, che ora coinvolgono direttamente solo Marcello Dell'Utri, proseguono.

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