A che punto è in Italia la proposta di legge per far votare i sedicenni

Andare a votare alle elezioni già a sedici anni, senza aspettare di diventare maggiorenni. Questa è la proposta che nel Regno Unito il governo laburista di Keir Starmer ha lanciato in Parlamento, dopo averla promessa in campagna elettorale.
L'iniziativa ha fatto discutere, sollevando le obiezioni di chi ritiene che la soglia dei sedici anni sia troppo bassa. In Italia, la stessa proposta è già depositata in Parlamento, anche se per adesso non sembra che il centrodestra sia intenzionato a lavorarci: è del Movimento 5 stelle, ed è ferma alla Camera dalla fine dello scorso anno.
Cosa dice la proposta per dare il diritto di voto ai sedicenni
Il disegno di legge, che si può consultare direttamente dal sito della Camera, è composto da un solo articolo. Si tratta di una riforma costituzionale, e in particolare dell'articolo 48 della Costituzione: "Le parole ‘la maggiore età sono sostituite dalle seguenti: ‘il sedicesimo anno di età'". Così, l'articolo della Costituzione diventerebbe: "Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto il sedicesimo anno di età". Da questo verrebbe poi l'adeguamento delle leggi elettorali nazionali e regionali.
I sedicenni e i diciassettenni potrebbero andare alle urne alle elezioni politiche, amministrative, europee. Anche se per loro non sarebbe comunque possibile candidarsi: per questo il limite resterebbe fissato a diciotto anni.
Nella presentazione della legge, i firmatari (Chiara Appendino, Vittoria Baldino e Alfonso Colucci del M5s) sottolineano che "la partecipazione al voto, nel nostro Paese, ha registrato un calo generalizzato negli ultimi anni", e che l'età media dei parlamentari è di 51 anni. In generale, con l'invecchiamento della popolazione, i "giovani elettori" diventano sempre più "una minoranza". Non solo: in Italia a sedici anni ci si può sposare se emancipati, si possono registrare delle proprie opere con il diritto d'autore, si può lasciare la scuola e iniziare a lavorare, e anche riconoscer legalmente un figlio.
Il ragionamento, quindi, è che a quell'età si ha la "maturità" sufficiente per "esprimere un voto pienamente consapevole", e per questo andare a votare dovrebbe essere un diritto, come avviene in alcuni altri Paesi europei. Oggi Chiara Appendino, vicepresidente del M5s e prima firmataria della proposta, ha rilanciato sui social la riforma iniziata in Gran Bretagna: "Una cosa mi è molto chiara: i giovani non sono il problema ma la soluzione. Sono già in piazza per difendere l’ambiente, i diritti, la giustizia sociale: ora è tempo che possano esserci anche nelle urne".
Una proposta che torna e non si realizza mai
La proposta di legge, come detto, risale allo scorso anno. Depositata a ottobre, a dicembre era stata assegnata alla commissione Affari costituzionali della Camera. Per il momento i lavori non sono neanche partiti, e d'altra parte dal centrodestra non sembra esserci particolare interesse, anche se la Lega Nord nel 2015 presentò la stessa riforma.
Il dibattito sul voto ai sedicenni, in Italia, si è svolto più volte negli anni. Nel 2019 lanciò la proposta l'allora segretario del Pd ed ex presidente del Consiglio Enrico Letta, quando il governo Conte bis (sostenuto da Pd e M5s) era appena nato. Arrivò il via libera anche da Luigi Di Maio, ma dopo lunghe discussioni l'idea cadde nel vuoto.
Due anni dopo, sempre Letta tornò alla carica, questa volta durante il governo Draghi. Però non si arrivò mai vicini a realizzare concretamente la riforma. Negli ultimi il tema non è più stato affrontato, e il Pd di Elly Schlein non l'ha inserito tra le sue priorità (peraltro i sedicenni potevano votare alle primarie in cui Schlein, nel 2023, fu eletta segretaria a sorpresa ribaltando il voto dei circoli degli iscritti al partito).