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Cosa ha deciso alla fine il governo sugli extraprofitti delle banche e perché Salvini e Tajani litigano

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Degli extraprofitti delle banche si parla ormai da alcuni anni. Il motivo è semplice: dopo la pandemia di Covid questi sono cresciuti in modo esponenziale, oltre misura, e adesso quei soldi fanno gola al governo, che letteralmente non sa dove andare a recuperare le risorse che servono per finanziare tutte le misure da inserire nella legge di bilancio. Però non tutti in maggioranza la pensano allo stesso modo e c’è anche chi ritiene che i guadagni non si debbano toccare in alcun modo. Soprattutto, non si debbano tassare.

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Forza Italia si è sempre detta contraria a un prelievo forzoso, quindi a delle tasse sugli extraprofitti. È proprio contraria al concetto di extraprofitti: ritiene che quelli siano dei guadagni degli istituti bancari e che sia inaccettabile tassarli. Dopo giorni e giorni di scontro con gli alleati, Antonio Tajani ha aperto alla possibilità di avere un contributo dalle banche e così è stato. Per la prossima Manovra alcune delle risorse sul tavolo, che serviranno poi a finanziare le varie misure, arriveranno proprio dalle banche.

Cosa ha detto Giorgia Meloni sul contributo delle banche

A raccontare i retroscena dell’accordo c’è il nuovo libro di Bruno Vespa, che si intitola Finimondo e che contiene delle dichiarazioni di Giorgia Meloni proprio sull’argomento. Il virgolettato è questo: “Per mantenere i conti in ordine servono risorse, e le abbiamo chieste a chi ha avuto grandi benefici: su 44 miliardi di profitti nel 2025, circa cinque andranno a sostenere i più deboli. Possiamo essere soddisfatti noi, e in fondo anche loro”. Meloni ne avrebbe parlato proprio con l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, anche se non è ancora stata rivelata la risposta che le avrebbe dato lui.

ll punto di Meloni comunque è questo: la coperta è sempre corta, per cui per realizzare le misure in programma servivano dei soldi in più, ed è giusto chiederli alle banche perché questa hanno beneficiare ampiamente delle condizioni di mercato create dalla politica negli ultimi anni. In particolare Meloni ha citato i 200 miliardi che il governo Conte aveva messo a disposizione per rinegoziare i prestiti già erogati, così come i crediti derivati dal Superbonus. Senza contare ovviamente le politiche della Banca centrale europea che hanno alzato per anni i tassi di interesse.

Insomma, per le banche gli ultimi anni sono stati estremamente profittevoli e ora è giusto che diano una mano. L’alternativa per recuperare le risorse era quella di andare ad aumentare le tasse per le imprese, una cosa che il governo Meloni non vuole assolutamente fare, perché peserebbe sulla crescita. Le banche, invece, sicuramente non hanno avuto problemi di crescita ultimamente.

I profitti record degli istituti bancari

Il 2024 è stato un anno record per i guadagni delle banche: 46,6 miliardi di euro, un picco assoluto, arrivato dopo un paio d’anni di aumenti vertiginosi ed esponenziali.

A mettere in fila un po’ di dati è stata la Fabi, cioè la Federazione autonoma bancari italiani: negli anni pre-Covid gli utili si aggiravano in maniera abbastanza stabile attorno ai 15 miliardi di euro. Poi con la pandemia questi sono crollati: nel 2020 sono scesi a 2,2 miliardi. Ma cosa è successo subito dopo? Che grazie a delle precise politiche della Bce e dei governi nazionali, che puntavano appunto a far riprendere l’economia dopo il lockdown, le banche si sono trovate di fronte a condizioni incredibilmente favorevoli nei loro confronti. E questo ha permesso, già nel 2021, di vedere un boom negli utili: 16,4 miliardi di euro.

E le cifre hanno continuano a crescere: 25,5 miliardi nel 2022, 40,8 miliardi nel 2023, fino ai 46,6 miliardi nel 2024. Un record mai raggiunto nel settore. Da dove arrivano questi utili? In primis dal margine di interesse, cioè la differenza tra gli interessi che le banche incassano nel momento in cui prestano i soldi – che si tratti di finanziamenti alle imprese o dei mutui alle famiglie – e gli interessi che devono invece pagare ai clienti che depositano i loro risparmi. Questo margine è aumentato a dismisura quando le banche centrali hanno alzato moltissimo il costo del denaro che le banche prestavano, ma non hanno fatto lo stesso sugli interessi dei depositi. Insomma una condizione favorevole che ha contribuito a generare, appunto, degli extraprofitti, cioè dei profitti anomali, dettati da circostanze straordinarie.

Lo scontro tra Lega e Forza Italia

Ora, se per Forza Italia pensare di tassare questi profitti è inaccettabile, la Lega ritiene invece che sia giusto. Matteo Salvini, che non perde mai occasione per polemizzare con gli alleati, ha detto che se le banche si lamenteranno ancora, dopo che è stato raggiunto l’accordo per la Manovra, non si parlerà più di 5 miliardi di contributo, ma di 6 o 7. Perché “tutti possono piangere tranne la banche italiane”. Insomma, Salvini è della scuola di pensiero per cui, visti gli utili record, è corretto che gli istituti bancari ora facciano la propria parte per aiutare le fasce più deboli di reddito.

Per Tajani, in quella che sembra un po’ una stoccata all’altro vicepremier, “non è che facendo la guerra alle banche si prendono voti” e questo atteggiamento da nemici delle banche non sarebbe altro che un approccio populista, che non tiene conto di come il sistema bancario sia integrato in quello economico e sia quindi fondamentale per il sostegno alla crescita.

Al di là delle diverse correnti di pensiero, al netto delle modifiche che potrebbero arrivare in corso d’opera, un accordo per la Manovra è stato raggiunto e le banche daranno questo contributo di cinque miliardi.

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