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Come dobbiamo interpretare il risultato delle elezioni regionali in Toscana

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La Toscana è una Regione storicamente rossa, che vota a sinistra, e la vittoria di Eugenio Giani alle ultime elezioni regionali era abbastanza prevedibile. Quello che però non sapevamo è come avrebbe vinto: un distacco ampio non è la stessa cosa di un testa a testa, e una o l’altra opzione possono influire ad un livello più ampio, anche se spesso i protagonisti del caso amano ripetere che le tornate locali non hanno alcun peso sugli equilibri nazionali. Non è proprio così. Ma quindi, dopo questa premessa, cosa possiamo dedurre dalle elezione regionali in Toscana del 12 e 23 ottobre? Che il centrosinistra è ancora forte sul territorio, che un candidato riformista alla fine non è stato un problema ma un valore, e che la Lega va sempre peggio. A maggior ragione se affida la campagna elettorale al generale Vannacci.

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Chi è Giani e quanti voti ha preso in Toscana

Partiamo da due domande: chi è Eugenio Giani e quanti voti hanno preso i singoli partiti, le singole liste, alle elezioni regionali che si sono appena tenute in Toscana.

Giani era già il governatore della Toscana, quindi queste elezioni lo hanno riconfermato alla guida per un secondo mandato. Ha 66 anni, è originario di Empoli e ha una lunga carriera politica alle spalle: è stato a lungo consigliere comunale a Firenze, ha fatto cinque mandati di fila, e poi è diventato consigliere a livello regionale. Una carica che ha ricoperto fino a quando non si è candidato per la prima volta alla presidenza della Regione: era il 2020 ed era sostenuto dal Partito democratico, da Italia Viva, Azione, +Europa e le forze che poi sarebbero diventate AVS. La sua sfidante era Susanna Ceccardi, della Lega, e Giani vinse con il 48,7% dei voti.

Questa volta il suo sfidante è stato Alessandro Tomasi, di Fratelli d’Italia, sindaco di Pistoia. E questa volta Giani ha vinto con il 53% dei voti, mentre Tomasi si è fermato al 40%: c’è da dire che a sostenerlo si è aggiunto anche il Movimento Cinque Stelle, che invece nel 2020 appoggiava un suo candidato. Il dato comunque è che, rispetto all’ultima tornata Giani ha aumentato il distacco rispetto al principale sfidante, che è passato da 8 punti percentuali a 13 punti percentuali.

Come sono andati i partiti alle elezioni regionali in Toscana

A livello di singoli partiti, il Pd è stato sicuramente il più votato, con il 34%, seguito da Fratelli d’Italia con il 26%. Questi sono gli unici due partiti che hanno preso più non solo del 30 o del 20%, ma anche del 10%: tutte le altre forze politiche sono rimaste al di sotto. Quindi non solo le liste civiche, come quella che porta il nome di Giani e che era sostenuta anche da Matteo Renzi e che ha preso l’8%, ma anche gli altri partiti. AVS ha preso il 7%, Forza Italia il 6% e Lega e Movimento Cinque Stelle se la sono giocata rispettivamente al 4,4 e all 4,3%.

Da questi dati si notano già un po’ di cose, che ci permettono di contestualizzare il risultato. La prima è che alla fine per Giani essere un riformista ha pagato. Quando era uscito il suo nome come candidato del centrosinistra per le regionali c’erano state un po’ di polemiche, soprattutto da parte di chi affermava che non fosse abbastanza carismatico o che fosse troppo centrista, più vicino forse ai renziani di Italia Viva che effettivamente al Pd di Elly Schlein, quello posizionato più a sinistra e che insiste di più sui diritti civili e sul sociale.

Il riformismo e i rapporti con Renzi

Alla fine però le preoccupazioni si sono rivelate infondate perché Giani, di fatto, è andato bene. Non solo perché ha vinto in maniera netta, con 13 punti di distacco dall’avversario del centrodestra, ma anche perché la sua lista è andata bene. La lista si chiama “Eugenio Giani Presidente-Casa Riformista” e comprendeva sia dei candidati civici che Italia Viva.

Ovviamente Renzi non ha perso occasione di togliersi qualche sassolino dalle scarpe. E su X ha commentato: “Quindi Casa Riformista in Toscana è la terza lista in assoluto dopo Pd e dopo Fratelli d’Italia. Siamo davanti a Forza Italia, alla Lega, a Avs, al Movimento Cinque Stelle. Spero che finalmente sia chiara la differenza tra chi prende voti e chi parla di sondaggi”. Certo, a Renzi andrebbe ricordato che non è solo “Casa Riformista”, ma è “Eugenio Giani – Casa Riformista”, la lista che portava il nome del presidente: quindi chiaramente i voti che sono confluiti qui saranno certamente voti al progetto riformista, ma prima di tutto a un presidente in carica e al lavoro che ha svolto nel suo mandato.

Crolla la Lega, ai toscani non piace Vannacci

Ma al di là di queste precisazioni, resta il fatto che questa lista civica è andata meglio di molte altre liste di partito. In particolare, del Movimento Cinque Stelle, che ha confermato questo declino ormai inesorabile, e della Lega. E su quest’ultima vale la pena soffermarsi, perché al di là del calo di consensi che anche in questo caso procede ormai da anni, c’è un altro punto interessante: cioè che la campagna elettorale era stata affidata a Roberto Vannacci. Evidentemente il generale, con i suoi toni e i temi su cui ama insistere, non ha convinto i toscani. Ma nemmeno alcuni compagni di partito, che hanno iniziato a mostrare una certa dose di insofferenza nei suoi confronti.

Insomma, se alle europee dell’anno scorso il generale Vannacci aveva trainato i voti della Lega, ora (almeno a livello più locale) le cose sembrano un po’ diverse. Il Carroccio ha preso un quinto dei voti che aveva portato a casa nel 2020, quando era arrivata al 21%. Ora i numeri sono molto diversi e il partito di Salvini, tanto in Toscana quanto a livello nazionale, è stabilmente dietro Forza Italia, confermandosi un alleato minoritario all’interno della coalizione di governo.

Gli equilibri nel centrosinistra

Andando a guardare dall’altra parte, cioè nel centrosinistra, si potrebbe dire che il risultato è sostanzialmente buono per il campo largo. Su Fanpage.it ieri è uscita un’intervista agli analisti di Piave Digital Agency, che hanno sottolineato come il centrosinistra in questa tornata sia riuscito a recuperare alcune posizioni in dei territori che alle politiche del 2022 aveva perso. Questo significa che se si tornasse al voto domani, a livello nazionale, il campo largo potrebbe ottenere qualche seggio in più in Senato, per quanto riguarda la Toscana. Questo chiaramente se non ci fossero cambiamenti nella legge elettorale, ma dovremmo aprire un capitolo a parte a riguardo.

Un altro tema interessante è quello che troviamo guardando più a sinistra. Giani e Tomasi, infatti, non erano gli unici candidati. C’era anche Antonella Bundu, della lista Toscana Rossa, sostenuta da Potere al Popolo, Possibile e Rifondazione comunista. Questa lista ha preso il 4,5%, quindi comunque più della Lega e più del Movimento Cinque Stelle, e in alcune città ha toccato picchi ben più alti, come ad esempio a Piombino, dove ha preso l’11%. Se AVS avesse deciso di sostenere lei al posto di Giani, chiaramente avremmo visto ben altri equilibri. E questo ci dice che se da un lato i toscani hanno dato fiducia a Giani, al suo essere moderato e riformista, dall’altro c’è un consenso a sinistra che sta crescendo. Probabilmente, anche spinto dalle piazze per Gaza che abbiamo visto nei giorni scorsi.

La sfida dell'affluenza

Ultimo grande tema da affrontare analizzando il voto è quello dell’affluenza, che in questa tornata si è fermata al 47%. Un risultato molto più basso rispetto al 2020, quando invece c’era stata un’affluenza del 62%: è un confronto che però va preso con le pinze, in quanto cinque anni fa nello stesso giorno del voto per le regionali si era votato anche per il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari, un tema che aveva richiamato alle urne moltissime persone. Se guardiamo a dieci anni fa, al 2015, i numeri sono più o meno gli stessi, ma sono lontanissimi da quelli di trent’anni fa, quando a votare per le regionali era andato l’85% degli aventi diritto.

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