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Pernigotti chiude definitivamente: via alla cassa integrazione, produzione esternalizzata

Al termine dell’incontro al ministero del Lavoro, firmato l’accoro per i via alla cassa integrazione per i lavoratori dell’unico impianto produttivo italiano di Novi Ligure. Si attendono ora gruppi interessati a rilevare il sito produttivo a cui il gruppo turco Toksoz proprietario del marchio potrebbe poi cedere parte della sua produzione. Intanto però la società ha già esternalizzato ad altri la produzione di alcune linee di prodotto.
A cura di Antonio Palma
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La Pernigotti così come era nota fino ad ora non esiste più. Al termine dell'incontro al ministero del Lavoro tra proprietà, rappresentanti del governo e sindacati, infatti, è stata sancita la chiusura definitiva dell'unico impianto produttivo italiano di Novi Ligure (Alessandria). Con l'accordo firmato dal 6 febbraio per i circa cento lavoratori dell'impilato industriale scatta la cassa integrazione straordinaria e lo stabilimento resta chiuso. La proprietà dello storico marchio italiano, il gruppo turco Toksoz, ha confermato di non voler vendere il marchio ma di voler invece esternalizzare la produzione attraverso accordi con altri gruppi e società sul territorio italiano. Unica concessione ottenuta dai sindacati la modifica della finalità della cassa integrazione: non più per cessazione attività ma per reindustrializzazione del sito.

"Non era quello che auspicavamo ma è un risultato positivo perché abbiamo ottenuto la modifica della finalità della cassa che consente la reindustrializzazione del sito e l'attivazione del politiche attive che consente la rioccupazione dei lavoratori" ha spiegato il segretario nazionale della Uila Uil, Pietro Pellegrini, aggiungendo: "Il nostro impegno nei prossimi mesi sarà monitorare l'avanzamento del piano dell'advisor perché si realizzino tutte le condizioni e si possa garantire un futuro allo stabilimento e ai lavoratori di Novi Ligure". A questo punto dunque si attende un gruppo interessato ad acquisire l'impianto a cui poi Pernigotti potrebbe cedere parte della sua produzione.

Al momento ci sarebbero sette offerte da altrettante aziende del settore mentre altre hanno annunciato il loro interessamento a devono visitare il sito ma tutte però parlano di un reimpiego di massimo 30-50 dipendenti. Nel frattempo inoltre la Pernigotti ha fatto sapere di voler "continuare a produrre, distribuire e commercializzare i propri prodotti dolciari attraverso accordi di terziarizzazione in Italia" e a questo scopo di  aver "già affidato a partner attivi sul territorio nazionale la produzione di alcune linee di prodotto, salvaguardando la qualità e l'attenzione per le materie prime che da sempre caratterizzano l'offerta Pernigotti". "Siamo preoccupati per lo spezzatino messo in atto dalla proprietà con la conferma della volontà di cedere la produzione delle creme per gelati, operazione che porta alla morte sicura della fabbrica" hanno ricordato dalla Flai Cgil.

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