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No Tav: Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò condannati a 3 anni e 6 mesi per l’assalto al cantiere

I quattro sono stati assolti dall’accusa di terrorismo: la notte tra il 13 e il 14 maggio 2013 attaccarono il cantiere della Tav di Chiomonte sabotando alcuni macchinari e incendiando un generatore di corrente elettrica.
A cura di Davide Falcioni
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UPDATE: No Tav bloccano autostrada del Frejus.  Dopo la sentenza di assoluzione dei compagni dall'accusa di terrorismo nel processo davanti alla Corte d'Assise di Torino, alcuni attivisti No Tav incappucciati, qualche decina in tutto, hanno fatto scattare un blitz bloccando l'autostrada Torino-Frejus. I no tav si sono piazzati al centro della carreggiata e hanno bloccato il traffico all'altezza della galleria di Giaglione, in direzione della Francia. Gli attivisti hanno srotolato anche uno striscione. Sul posto è già arrivata la polizia stradale che ora sta attendendo rinforzi. Per il traffico autostradale per il momento l'uscita obbligatoria è a Susa.

Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò: sono questi i nomi dei quattro attivisti No Tav che oggi sono stati condannati a tre anni e sei mesi per l'attacco al cantiere di Chiomonte portato il 14 maggio del 2013: nel corso dell'azione, rivendicata sin da subito dal movimento che si oppone alla grande opera, venne incendiato un generatore di corrente. I quattro imputati sono stati assolti dall'accusa di terrorismo. Alla lettura della sentenza da parte della Corte d'Assise di Torino decine di militanti No Tav presenti in aula hanno urlato "libertà", ma anche "buffoni". Una donna, rivolgendosi ai giudici, ha gridato: "Terroristi siete voi".

Cosa accadde la notte del 14 maggio 2013

Ma cosa accadde la notte tra il 13 e il 14 maggio del 2013? Un gruppo di attivisti No Tav decise di attaccare il cantiere dell'alta velocità del paese valsusino. L'azione durò pochi minuti e vennero incendiati un generatore, la cabina di alimentazione del ventolino di areazione, alcuni cavi elettrici e dei tubi di prolunga per il ventolino stesso. Tutte attrezzature atte alla realizzazione del cunicolo esplorativo. In seguito all'azione nessun operaio, poliziotto o militare riportò ferite. Un'azione di sabotaggio, dunque, volta a danneggiare alcuni macchinari utilizzati per la costruzione della Tav. All'indomani il Movimento No Tav, nel corso di un'assemblea pubblica, rivendicò l'attacco come "metodo non violento che da sempre accompagna le lotte sociali".

Le accuse di terrorismo bocciate dalla Cassazione

Sette mesi dopo, il 9 dicembre del 2013, per quella azione vengono arrestati quattro giovani: Chiara, Claudio, Niccolò e Mattia. I pubblici ministeri Padalino e Rinaudo li accusano di "atto di terrorismo con ordigni micidiali o esplosivi, danneggiamento a mezzo di incendio, violenza contro pubblico ufficiale, detenzione e trasporto di armi da guerra”. Tutti reati che precludono la possibilità di ottenere misure cautelari alternative al carcere e che, se confermati, prefigurano pene superiori ai vent'anni di reclusione. Lo scorso mese di giugno la Cassazione ha bocciato l'accusa di terrorismo nei confronti dei quattro attivisti politici: "La connotazione terroristica dell’assalto di Chiomonte – scrisse la suprema corte – non può essere efficacemente contestata in base alla generica denuncia di una sproporzione di scala tra i modesti danni materiali provocati e il macroevento di rischio cui la legge condiziona la nozione di terrorismo”.

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Il Movimento No Tav ha sempre solidarizzato con i quattro attivisti e – oltre a rivendicare l'attacco come un'azione di sabotaggio – ha sempre ammesso: "Quella notte c'eravamo tutti". In un documento il movimento scrive:

"14 maggio 2013. Un gruppo di No Tav compie un’azione di sabotaggio al cantiere di Chiomonte. Quella notte venne danneggiato un compressore. Un’azione di lotta non violenta che il movimento No Tav assunse come propria. Un’azione come tante in questi lunghi anni di lotta contro l’occupazione militare, contro l’imposizione violenta di un’opera inutile e dannosa.

Il cantiere/fortezza è ferita inferta alla montagna, un enorme cancro che ha inghiottito alberi e prati, che si mangia ogni giorno la nostra salute. In questo paesaggio di guerra ci sono gli stessi soldati che occupano l’Afganistan. Un compressore bruciato è poco più di un sogno, il sogno di Davide che abbatte Golia, il sogno che la nostra lotta vuole realizzare. Il 9 dicembre del 2013 vengono arrestati Chiara, Claudio, Mattia e Nicolò. Quattro di noi. Nonostante non sia stato ferito nessuno, sono imputati di attentato con finalità di terrorismo sono accusati di aver tentato di colpire gli operai del cantiere e i militari di guardia. Ai nostri quattro compagni di lotta viene applicato il carcere duro, in condizioni di isolamento totale o parziale, sono trasferiti in carceri lontane".

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