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oggi Rumore si apre con una notizia spiacevole e molto grave:  Il 10 settembre scorso, la collega Giorgia Venturini è stata bersaglio di un gesto che con ogni probabilità è ascrivibile ad intimidazione di stampo mafioso: nei pressi del cancello di casa sua è stato infatti lasciato un sacco, aperto, al cui interno c’era una testa di capretto mozzata e parte della pelle dell’animale, scuoiata. Abbiamo aspettato qualche giorno a comunicare questa notizia per dare il tempo agli inquirenti di svolgere in tranquillità le prime indagini sul caso. Ma oggi più che mai, ci stringiamo forte attorno a Giorgia  e faremo di tutto affinché sia fatta piena luce sulla vicenda.

Allo stesso tempo, tuttavia, siamo fermi nella convinzione che questo giornale, la sua redazione, ogni singolo collega, non debba farsi intimidire da niente e nessuno. In questi tempi complicati, viviamo della nostra indipendenza, della nostra libertà e del nostra coraggio. Lo diciamo senza la minima retorica: è proprio in questi momenti che dobbiamo dimostrare a noi stessi e a te che ci leggi che non sono parole vuote.

Qui, trovi un articolo e un mio video che spiegano bene l’accaduto.
Mentre stasera, alle 22, Giorgia Venturini sarà come sempre presente in diretta a Confidential, il programma condotto da Francesco Piccinini che nelle scorse puntate si è proprio occupato di mafia e della vera storia dietro la strage di Capaci.

Ti aspetto, e ti aspetto anche a Rumore, il festival di Fanpage, che si svolgerà a Roma, all’Acquario Romano, i prossimi 4 e 5 ottobre. Un’occasione in più per incontrarci e per non stare in silenzio. Qui trovate tutti gli eventi, gratuiti, a cui puoi già prenotarti. E, se sei abbonato, ci sono anche i workshop dei giornalisti di Fanpage.

Ora andiamo a vedere le vostre domande di questa settimana.

  • Che senso ha bloccare tutta Italia con uno sciopero quando poi i governi non fanno niente per fermare Israele? – Lucia

Ciao Lucia, il senso di impotenza e di frustrazione è comprensibile e legittimo: da due anni assistiamo a un massacro senza fine, dove l’asticella della violenza, della disumanizzazione e dell’annientamento ai danni del popolo palestinese non fa che alzarsi. E in tutto questo i nostri governi sono silenti, si limitano ad abbozzare una proposta per rivedere alcuni trattati commerciali e sanzionare ministri e coloni violenti, ma di fatto non stanno impedendo a Benjamin Netanyahu di andare avanti con il suo piano per Gaza. Un piano in cui ormai esplicitamente si parla di deportazione forzata, un piano in cui lo Stato palestinese è sistematicamente negato.

Davanti a tutto questo possiamo fare due cose: arrenderci al pensiero che non riusciremo a cambiare il corso degli eventi, a cui non ci resta quindi che assistere impotenti, oppure percorrere la strada della mobilitazione civile, della partecipazione collettiva, che dal basso crea una pressione tale ai vertici tanto da influenzarne i comportamenti. Ecco, questa seconda opzione è quella a cui stiamo assistendo in questo lunedì mattina: migliaia di piazze in tutto il Paese, scioperi di categoria trasversali, cortei e presidi. Davanti al genocidio a Gaza bisogna bloccare tutto e farsi sentire: far sentire al popolo palestinese che non lo lasciamo solo e far sentire ai nostri governi che non sosteniamo il loro immobilismo, la loro apatia. Era probabilmente da vent’anni che non si assisteva a uno sciopero come questo, connotato politicamente in questo modo. Così come non si era mai vista un’iniziativa come quella della Global Sumud Flotilla per rompere l’assedio israeliano della Striscia e aprire un corridoio umanitario.

Ecco, non so se ho risposto alla tua domanda, ma io credo che in tutto questo noi dovremmo avere fiducia e farci sentire.

Annalisa Girardi – Vice Capo Area Video 

  • Cosa intende Giorgia Meloni quando dice che c'è un business dell'odio? – Maria

Ciao Maria, è impossibile rispondere con precisione. La presidente del Consiglio lo sa: è meglio usare formule vaghe, esempi generici. Così si dà l’idea di un fenomeno reale, che suona molto bene sul palco di un comizio, ma che si rivela fumoso appena si prova a verificarlo nel concreto.

È quello che ha fatto Giorgia Meloni, parlando nelle Marche, mercoledì scorso. Partendo dall’uccisione di Charlie Kirk, ha attaccato chi alza i toni “come strategia politica”, riferendosi evidentemente alle opposizioni – peraltro affermando di non averlo mai fatto, a sua volta, quando era in minoranza. Parole surreali per chiunque ricordi il tono dei suoi interventi dell’epoca. Poi ha parlato di chi sta “fuori dal palazzo” e pubblica “post carichi di odio, di ingiurie, di accuse, a me e al governo”. Post “accompagnati dall’invito a comprare un libro, un biglietto per uno spettacolo teatrale” o altro ancora. Per chiudere con un sempreverde e furibondo: “Non mi faccio fare le lezioni di morale da questa gente qua”.

Ma chi è “questa gente qua”? Presumiamo intellettuali, autori o simili, visto che scrivono libri e fanno spettacoli. E immaginiamo che siano vicini alla sinistra o comunque con idee opposte a quelle del governo, visto che addirittura lo “ingiuriano”. Fine delle informazioni date da Meloni. Insomma, a pensarci un attimo l’accusa della presidente del Consiglio è talmente vaga che colpisce tutti coloro che hanno la colpa di avere un lavoro come scrittori, attori o intellettuali e criticare l’esecutivo. Una conferma della strategia della premier: generalizzare, mentire, polarizzare per attaccare gli avversari.

Luca Pons, redattore area Politica

  • Trump chiede all' Europa di non acquistare più gas e petrolio dalla Russia e dai suoi satelliti. Nel contempo gli USA acquistano tonnellate di uranio dalla Russia per alimentazione centrali americane. Che fare? – Sergio

Caro Sergio,  la tua domanda – che fare? – è un bel rompicapo. C’è infatti una contraddizione evidente: da una parte Trump chiede all'Europa di tagliare i ponti energetici con Mosca, dall'altra gli USA continuano a comprare uranio russo per le loro centrali nucleari. Intanto Bruxelles vara nuovi pacchetti di sanzioni verso la Russia (siamo arrivati 19) senza che, in tutta onestà, si capisca quali effetti abbiano avuto finora sull’economia di Mosca, che continua a bombardare l'Ucraina più o meno indisturbata. La verità è che – come al solito – bisogna affidarsi ai dati e ignorare le propagande. E i dati dicono che anche gli Stati membri dell’UE continuano a importare gas e petrolio russi, seppur in misura minore rispetto a qualche anno fa. Tanto per fare un esempio nel 2024, secondo i dati forniti dall’osservatorio britannico Ember, l’Italia ha triplicato l’importazione di gas dalla Russia rispetto al 2023, passando da 2,1 a 6,2 miliardi di metri cubi.

Certo, si tratta di quantitativi inferiori rispetto a quelli pre-2022. E certo, l’Europa sta faticosamente cercando una strada verso l'indipendenza energetica dalla Russia, passando da 150 miliardi di m³ di gas importato nel 2021 a 52 miliardi di m³ nel 2024, con una diminuzione della quota russa dal 45% al 19%. Non male, ma non basta ancora. La Commissione UE ha di recente presentato un piano per arrivare al 2027 senza più una goccia di gas o petrolio russo – con scadenze precise: stop ai nuovi contratti dal 2026, addio definitivo nel 2028. Nel frattempo, indovina chi sta colmando il vuoto? Proprio gli americani! L'Italia ha già raddoppiato le importazioni di gas liquefatto USA nel 2025. Abbiamo costruito nuovi impianti di rigassificazione a Piombino e Ravenna, e ora il 45% del nostro GNL arriva dalle navi a stelle e strisce. Costo? Molto più alto del gas russo (e si nota anche in bolletta).

Ma almeno, dicono alcuni, non finanziamo il bilancio bellico di Mosca. Peccato che finanziamo invece quello degli Stati Uniti, oggi primi sostenitori di uno Paese genocida come Israele e promotori di un florilegio di guerre all’esterno dei propri confini negli ultimi decenni. Insomma, se il criterio con cui decidere da chi acquistare gas è il rispetto del diritto internazionale possiamo dire di essere passati dalla padella alla brace…

Insomma, alla domanda "che fare?" non saprei cosa rispondere. Come diceva il saggio, "grande è la confusione sotto il cielo". Una cosa, comunque, è certa: Trump non può lamentarsi, stiamo diventando i suoi migliori clienti.

Davide Falcioni, redattore area Cronaca 

Direi che è tutto, anche per oggi. Se sei già un nostro sostenitore, è l’occasione per dirti grazie. Se non lo sei, è sempre un buon momento per diventarlo.

Grazie per averci accompagnato fino a qui,

Francesco

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