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Covid 19

Vietati funerali pubblici per proprietario de La Contessa, morto di Covid: era fratello di boss

Il Questore di Napoli, Alessandro Giuliano, ha vietato i funerali pubblici per Salvatore Sestile, il ristoratore di 73 anni morto di Covid a Giugliano: l’uomo è fratello di un elemento di spicco del clan Mallardo e suocero di Antonio Schiavone, fratello di “Sandokan” dei Casalesi; in passato anche lui stesso era stato coinvolto in inchieste sulla camorra.
A cura di Nico Falco
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Immagine di repertorio
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Si sono svolti in forma strettamente privata i funerali di Salvatore Sestile, il noto ristoratore di Giugliano in Campania (Napoli) deceduto pochi giorni fa dopo essere stato contagiato dal Covid. A deciderlo è stato il Questore di Napoli, Alessandro Giuliano: l'uomo, pregiudicato, è imparentato con diversi esponenti di primo piano della camorra napoletana e casertana ed anche lui stesso, in passato, era stato coinvolto in inchieste sulla malavita organizzata campana.

Sestile, originario di Giugliano, viveva a Varcaturo, dove da parecchi anni gestiva un grosso ristorante per cerimonie, Tenute La Contessa, molto famoso in zona. La famiglia aveva fatto sapere che i funerali si sarebbero tenuti stamattina, 16 febbraio, nel Santuario dell'Annunziata di Giugliano. Il 73enne era stato la centesima vittima del virus nel comune alle porte di Napoli dall'inizio dell'epidemia. La decisione di vietare i funerali pubblici è arrivata a stretto giro. L'uomo è infatti fratello di un elemento di spicco dello storico clan Mallardo di Giugliano, che insieme ai Licciardi e Contini è ai vertici dell'Alleanza di Secondigliano, uno dei due macrogruppi della camorra napoletana; inoltre Sestile è suocero di Antonio Schiavone, fratello di Francesco "Sandokan", capoclan dei Casalesi.

Salvatore Sestile era stato arrestato nel 1997 insieme al genero Antonio, entrambi latitanti, destinatari di ordinanze di custodia cautelare per associazione camorristica emesse nel novembre di due anni prima nell'operazione che portò al processo Spartacus; per gli inquirenti era stato coinvolto in numerose operazioni di riciclaggio per conto del clan Schiavone. Sei anni prima, nell'ottobre del 1991, era stato arrestato insieme al fratello per possesso di armi: in una sua masseria a Castelvolturno i carabinieri avevano trovato cinque pistole, tre fucili a canne mozze e quasi mille proiettili.

La confisca dell'azienda Ferrandella al clan Schiavone

Sestile era stato inoltre coinvolto nelle inchieste che avevano portato alla confisca al boss Francesco Schiavone dell'azienda agricola in località Ferrandella a Santa Maria La Fossa (Caserta). Il suo nome compare tra i sette, ritenuti legati al clan Schiavone, per i quali nell'aprile del 1991 la Procura di Santa Maria Capua Vetere aveva chiesto l'applicazione della legge antimafia, contemporaneamente al sequestro del terreno; all'epoca il ristoratore veniva identificato dagli inquirenti come uno dei prestanome del gruppo criminale. Il sito, per molti anni utilizzato per lo stoccaggio dei rifiuti urbani per l'emergenza rifiuti, è stato assegnato in parte al ministero della Difesa per la realizzazione di un poligono di tiro e in parte al consorzio Agrorinasce per fini sociali.

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