Viaggio a Napoli nel periodo di Natale. Dove alcune strade diventano impossibili da percorrere
Immaginiamo sia il prezzo da pagare per l'ondata turistica. Immaginiamo sia il contrappasso dell'orgoglio di essere in testa non alle classifiche di vivibilità ma a quelle della viralità: Tiktok, Instagram, ogni social che vive d'immagini oggi ne ha una di Napoli. Del cibo di Napoli, delle bellezze di Napoli, dei murales di Napoli. E poi street food, mercatini, personaggi di vario tipo – folkloristici, storici e improbabili -. Quest'è la Napoli di oggi: un gigantesco presepe vivente all'interno d'una città millenaria e il tutto adattato alla narrazione social vigente.
Il prezzo da pagare è questo: a Napoli non si cammina più. Non parliamo di traffico veicolare perché con le auto a Napoli già non si camminava da prima del boom turistico. Oggi non si cammina più nemmeno a piedi. Ci sono delle zone della città che fanno felici i turisti ma diventate la dannazione dei residenti che si vedono strappato quel poco di vivibilità. I piani traffico possono disciplinare auto e moto: ma si può contingentare il traffico pedonale? È come pensare di dirigere il percorso delle formiche.
Facciamo alcuni esempi, descriviamo alcuni percorsi, i più clamorosi. San Gregorio Armeno è la strada dei presepi napoletani: una discesa perpendicolare a via Tribunali e via San Biagio dei Librai, nel Decumano Maggiore. È proprio il cuore di Napoli. Parliamo di 150 metri che si percorrono normalmente in 3-4 minuti. Sotto Natale, ovvero a ridosso delle feste natalizie, diciamo dall'Immacolata in poi, ce ne vogliono almeno 30 di minuti, per percorrerla. Ma se tutto va bene. Se passeggiare lentamente è diritto-dovere del turista che deve godersi tutto, per chi in quella zona vive è una jattura.
«È un costo da pagare»: questa è la risposta auto-assolutoria di parte delle istituzioni e delle forze dell'ordine.
La situazione è analoga in tutto il perimetro del Decumano greco-romano: via Tribunali, piazzetta Nilo, piazza San Domenico dove ci sono le interminabili file al bar Scaturchio per una sfogliatella, un ministeriale o gli struffoli. E più giù: via Benedetto Croce, via San Sebastiano (la ex strada dei musicisti), piazza del Gesù, piazza Bellini, Port'Alba, la zona delle piccole librerie. «È bellissimo perdersi in questo incantesimo», diremmo canticchiando Battiato.
Ma se non si ha la fortuna di gestire un bed and breakfast, un ristorante, uno street food o un negozio, se si è semplicemente residenti di una casa nemmeno tanto sontuosa e fastosa, ecco che «il prezzo da pagare» per il turismo diventa più pesante. E le tanto detestate classifiche sulla vivibilità urbana in cui Napoli crolla agli ultimi posti iniziano ad avere un senso.
Di recente anche il rione Forcella, col museo delle Illusioni, proprio di fronte al murales di San Gennaro, è assediato. Non è ingratitudine, non è elitarismo: a tutti i napoletani fa piacere il turismo, in un modo o nell'altro tutta la città è arricchita se altre persone la visitano e la amano.
Ma il «costo da pagare» in termini di vivibilità si aggiunge a tante altre cose: trasporti pubblici incapaci di sopperire al flusso, vigili urbani incapaci di sopperire al flusso, parcheggi auto in centro incapaci di sopperire al flusso. Insomma, Napoli è incapace. Incassa ma è incapace di gestire, di proporre soluzioni e innovazioni. Al massimo si propongono "pezze" che non riparano buchi grandi quanto una casa.
Prendi via Toledo. È la strada regina di Napoli. È il percorso d'eccellenza, quello tradizionale, quello quasi obbligato. Chi la tutela dall'invasione di bancarelle e tavolini? Chi dagli scooter senza targa? Chi ne gestisce il traffico pedonale? A Napoli siamo rimasti ad una antica concezione della Polizia Municipale: i vigili oggi dovrebbero occuparsi anche – anzi soprattutto – delle strade pedonali. Piazza Trieste e Trento è diventata un ricettacolo d'ogni sosta: il marciapiede è così occupato da altro (tavolini, gazebo, file di clienti dei negozi) che i pedoni devono camminare in strada. Stando bene attenti pure a monopattini e bici elettriche che alle spalle sfrecciano, sfilano "si infizzano" senza problema e senza regola alcuna. Chi non ci crede è invitato a presentarsi in questi giorni in strada. E a capire qual è quest'ennesimo prezzo da pagare.
Fra le strade più simboliche di Napoli sicuramente ci sono i vicoli dei Quartieri Spagnoli. È bello arrampicarcisi sapendo che non sono più pericolosi come un tempo (in parte, sia chiaro). Ma è possibile viverci se non giusto il tempo di una vacanza? Molta gente sta andando via dai Quartieri Spagnoli perché se non direttamente coinvolta nel business del turismo che ruota intorno agli spritz e al murales di Diego Armando Maradona, trova difficile se non impossibile campare muoversi dai vicoli verso le altre strade, in giorni in cui i Quartieri Spagnoli di Napoli sembrano letteralmente esplodere di gente, senza controllo.
Altro prezzo da pagare per il turismo. Di cui ogni napoletano è orgoglioso, sia chiaro. Ma per continuare ad essere felici di questa tendenza occorre anche preservare la presenza di questi cittadini così orgogliosi, resilienti. Così indisciplinati ma, tutto sommato, cuore, motore della città che vivono.
Perché immaginatevi Napoli senza i napoletani: sarebbe brutta come i resti di un grande parco d'infanzia, terrificante come uno scheletro adagiato tra le rose. Quando il prezzo da pagare è così alto, delle due l'una: o questo maledetto prezzo si abbassa, si riduce a più miti consigli, o si decide che a poterselo permettere saranno solo i più ricchi. Dovesse accadere, sarebbe la fine di tutto ciò che conosciamo sotto il nome di Napoli.