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Il Vesuvio ostaggio dei bagarini e dei disservizi, tutto documentato con la telecamera nascosta

Con le telecamere nascoste abbiamo documentato cosa trovano i turisti al cratere del Vesuvio. I biglietti sono nelle mani dei bagarini che li rivendono con prezzi aumentati del 40%. Non ci sono bagni e non c’è rete internet.
A cura di Antonio Musella
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Il cratere del Vesuvio è il secondo sito turistico più visitato della Campania, nel 2019 prima della pandemia ha fatto registrare 750 mila visitatori in un anno. E' il simbolo di Napoli conosciuto in tutto il mondo, eppure l'accoglienza riservata ai turisti che vogliono visitare la sommità del vulcano non è degna di un patrimonio dell'umanità. L'area è gestita dall'Ente Parco Nazionale del Vesuvio che dovrebbe garantire l'accesso all'area del cratere e i servizi per i turisti. Fanpage.it qualche anno fa raccolse le numerose segnalazioni degli utenti. E oggi siamo andati con delle telecamere nascoste per documentare cosa trovano i turisti una volta arrivati in prossimità del cratere. Uno scenario da "terra di nessuno".

Il regno dei bagarini: biglietti maggiorati e il flop della vendita online

Dallo scoppio della pandemia la biglietteria del cratere del Vesuvio è stata chiusa, complice il contigentamento delle presenze turistiche. Il servizio di vendita degli biglietti viene fatto solo online con la piattaforma "Viva Ticket Vesuvio". Quando arriviamo in cima al vulcano l'unica persona che ci spiega come funziona è il barista dell'unico ristoro che si trova nell'area. "Da quando c'è il covid la biglietteria l'hanno proprio abolita – ci spiega – adesso i biglietti si fanno online ma qui non c'è rete e quindi è terribile". Ed infatti l'assenza di rete per gli smartphone rende sostanzialmente impossibile fare i biglietti online sulla piattaforma "Viva Ticket Vesuvio". Ma notiamo che tutte le bancarelle dei souvenir sul piazzale antistante all'accesso all'ultimo tratto della salita verso il cratere, espongono tutti lo stesso cartello: "WiFi here". Ci avviciniamo ad una bancarella e chiediamo cosa significa il cartello. Le nostre telecamere nascoste riprendono la scena. "Qui non c'è rete, quindi io posso darti il WiFi mio e tu puoi collegarti alla piattaforma per fare il biglietto" ci spiega la venditrice. Ma avverte: "Però oggi è sold out". E domani? "Anche". E dopodomani? "Pure". La vendita online facilita chi vuole fare speculazione accaparrandosi tutti i biglietti mandando sold out il botteghino. Tanto il turista che arriva fin quassù non ha alcun modo per fare il biglietto online e di certo non ha nessuna voglia di tornarsene a casa senza aver visto il cratere. Quindi dapprima gli viene fornito il WiFi per la rete, e subito dopo, capito che la biglietteria è in sold out gli viene fatta la proposta che viene fatta anche a noi. "Si può chiedere a qualche agenzie se volete il biglietto, ma ve lo vendono a prezzo maggiorato" ci dice la venditrice. Quando chiediamo a chi possiamo rivolgerci da dietro la bancarella spunta un uomo sulla cinquantina in canottiera e pantaloncini. "A me, a me" ci dice. La trattativa con il bagarino è rapida e diretta: "Io posso trovarvi un ingresso per le 12:30, online il biglietto costa 12 euro, io ve lo vendo a 20 euro a persona. Che dovete fare? Vi dovete "menare"?". Chiaramente per chi arriva fin lassù e non trova una biglietteria aperta non è che c'è molta scelta se non quella di acquistare il biglietto dal bagarino con un rincaro del 40%. Mentre decidiamo se acquistare il biglietto lo stesso ci fa una proposta: "Possiamo fare che mi faccio regalare due biglietti e invece di darmi 40 euro, mi date 20 euro di mazzetta a me ed entrate subito con i biglietti regolari" ci dice. A quel punto inizia ad avvicinarsi a tutti gli autobus che arrivano sul piazzale stracolmi di turisti parlando riservatamente con gli autisti e le guide. Non trova nessuno che gli regala i biglietti ma in compenso trova turisti stranieri da spennare. "Twenty euro" chiede ad una coppia straniera, e quando i due protestano indicando che il costo del biglietto è di 12 euro, risponde in inglese: "Normal price is twelve, online is finish, agency different price". Un "different price" quello del bagarino che frutta centinaia e centinaia di euro al giorno in maniera completamente illegale. Stanchi dell'attesa compriamo i biglietti dal bagarino. Se li fa inviare sul suo telefono e ce li gira su whatsapp grazie al WiFi garantito dalle bancarelle di souvenir. Un sistema che sta spennando i turisti che arrivano da tutto il mondo per visitare il Vesuvio.

Bagni e infopoint chiusi, non ci sono servizi

Ma l'odissea per i turisti che giungono sul cratere del Vesuvio non si limita ai costi maggiorati per i biglietti venduti in maniera praticamente esclusiva dai bagarini. L'infopoint è chiuso, eppure tra i servizi che dovrebbe fornire ai turisti che arrivano fin lassù ci sono i servizi igienici e anche la rete WiFi gratuita. Proprio la chiusura dell'infopoint determina l'assenza totale di rete per gli smartphone sulla cima del vulcano. Di conseguenza ricorrere è indispensabile ricorrere alla linea fornita dai gestori delle bancarelle ed è proprio lì che i turisti vengono avvicinati dai bagarini. L'assenza di servizi igienici invece è assolutamente scandalosa. Ci sono dei cartelli, accanto all'infopoint chiuso, che annunciano la chiusura dei servizi igienici per le norme Covid. Ma dopo oltre due anni di pandemia in qualsiasi sito turistico al mondo i servizi igienici sono stati riaperti, magari in forma contigentata, con una continua igienizzazione, ma è difficile trovare in Europa un sito che accoglie fino a 750 mila turisti all'anno che non ha i bagni. L'unico bagno disponibile è quello del bar. Assistiamo ad una scena davvero poco edificante, con due turiste straniere, accompagnate da una guida, che chiedono al gestore del bar di poter usare il bagno. "Ora butto un poco di candeggina" dice il gestore del bar alla guida. E' facile immaginarsi le condizioni igieniche dell'unico bagno disponibile nell'area, nonostante la disponibilità del gestore. Disservizi che si potrebbero facilmente evitare se almeno l'infopoint gestito dal Parco Nazionale del Vesuvio fosse aperto.

Gli operatori del settore protestano: "Lasciamo il Vesuvio ad una morte naturale"

Le associazioni di categoria sono sul piede di guerra ed hanno più volte sollecitato il presidente dell'Ente Parco del Vesuvio, Agostino Casillo, ad intervenire. "Non ci ascolta" commenta a Fanpage.it, Cesare Foà presidente di ADV unite – Aidit. "Noi lavoriamo una vera schifezza, per non usare altri termini – ci spiega – c'è una situazione di bagarinaggio a livello stratosferico, che avete documentato. Ma poi ci sono problemi sui parcheggi, sui bagni, e non capiamo come mai non sia possibile installare una biglietteria elettronica, come esiste in tutti i siti turistici al mondo. Solo qui è impossibile installarla". Anche Assoturismo e Confesercenti contestano pesantemente quello che sta avvenendo sul cratere del Vesuvio: "C'è una biglietteria solo online che presta il fianco al bagarinaggio – spiega Gennaro Lametta, coordinatore regionale di Assoturismo e Confesercenti – chi riesce ad accaparrarsi i biglietti li rivende a prezzi maggiorati, qui è terra di nessuno, siamo messi male". Nell'area del cratere non ci sono controlli, non ci sono forze dell'ordine, non c'è polizia municipale, quindi i bagarini agiscono indisturbati nella loro opera di raggiro ai turisti, presentandosi addirittura come "un'agenzia". Il danno d'immagine, come fanno notare le associazioni di categoria, è inestimabile: "Noi ci abbiamo messo tanto tempo per liberarci dell'idea che a Napoli siamo tutti mafiosi, camorristi e delinquenti, poi un turista arriva qui e trova tutto questo, così si distrugge il nostro lavoro e l'immagine del territorio – sottolinea Cesare Foà – come agenzie stiamo seriamente pensando di abbandonare il Vesuvio ad una morte naturale". Un colpo di spugna che ci auguriamo non avvenga e che invece le istituzioni e l'Ente Parco sappiamo ripristinare la legalità e i servizi minimi per i turisti.

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