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Vero o no, quest’annuncio dice la verità: a Napoli fare il ‘ragazzo del bar’ è un inferno

Che sia vero o no, che sia o meno una provocazione, questo annuncio di lavoro, pubblicato su Facebook dice una sacrosanta verità: a Napoli fare il «ragazzo del bar», è uno dei lavori peggio pagati e più faticosi in assoluto.
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Che sia vero o no, che sia o meno una provocazione, questo annuncio di lavoro, pubblicato su Facebook dice una sacrosanta verità: a Napoli fare il «ragazzo del bar», è uno dei lavori peggio pagati e più faticosi in assoluto.

Non ci vuole molto per capirlo: se lavorate in un ufficio magari la mattina quando vi arriva il «caffè schiumato» o il solito «cornetto e cappuccino» fermatevi un attimo a parlare col ragazzo o con la ragazza che ve li porta.

Superando la naturale ritrosìa scoprirete magari un mondo fino ad oggi non consideravate o davate per scontato. O guaglione ddo' bar,  se tutto va bene riesce a prendere 100-150 euro a settimana, lavorando dalle 5.30 del mattino, soldi quasi sicuramente pagati in nero dal datore di lavoro.

Qualcosa in più la si riesce a tirare fuori dalle mance ma ormai è un servizio così dato per ovvio che le mance arrivano più per il rider che porta la cena che per il ragazzo (o la ragazza) che porta il caffè prima della riunione.

Dunque cosa c'è da stupirsi, se un aspirante datore di lavoro cerca persona che «sappia guidare lo scooter col vassoio in mano» ? Ma perché, a Napoli non li avete mai visti ‘e guagliune che camminano così, sfrecciando da un posto all'altro per un euro di caffè?

È una guerra, silenziosa ma è una guerra: i bar uno vicino l'altro si danno battaglia per i clienti del pomeriggio, quelli che si fanno portare la tazzulella comodamente in ufficio. E guai a farla arrivare fredda, guai a scordarvi il bicchiere d'acqua o peggio ancora lo zucchero di canna o il latte a parte.

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Finché resistono, i ragazzi lavorano. Parlateci. Scoprireste ad esempio che molti di loro hanno precedenti penali da giovanissimi e che cercano di tenere duro e rigare dritto anche se non è facile farlo con una paga da fame. Spesso a chiusura di bar vanno a fare loro stessi i rider o i camerieri nei pub. E la loro speranza è passare dall'altra parte del bancone: diventare barista , stare alla macchina.

Faticaccia lo stesso, ma almeno lontani dalla strada, dal traffico, dal vassoio che non deve cadere, dal caffè che deve arrivare caldo, dalla miseria che sarà miseria ma è sempre meglio di una vita di merda passata a spacciare o peggio ancora a fare altro.

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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