Un coccodrilo al Maschio Angioino di Napoli: l’opera visibile nelle prigioni del castello

La statua di un coccodrillo esposta nelle prigioni del Maschio Angioino: l'opera, "Lacrime di Coccodrillo", dell'artista Francesco Vezzoli, sarà visibile in via permanente proprio nelle prigioni dell'antico castello napoletano, là dove la leggenda collocava un coccodrillo egiziano al quale venivano "dati in pasto" prigionieri, avversari politici del Re e perfino amanti troppo ingombranti della Regina. "Si tratta di un'opera di un grande artista che si colloca perfettamente nel contesto e nella storia del castello: il coccodrillo fa parte dell'iconografia di questo luogo e della città", ha spiegato Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli.
Il riferimento è alla leggenda del coccodrillo egiziano che sarebbe stato portato direttamente dalla terra dei faraoni a Napoli dalla regina Giovanna II, per "affidarvi" amanti e prigionieri. "Il messaggio di quest'opera è il rispetto che si deve alla storia: il coccodrillo vorrebbe sbranare nelle sue fauci una testa originale antica che proviene dagli scavi di Palmira, dove noi sappiamo che sono stati compiuti scempi da parte di persone che non avevano alcun rispetto della storia", ha spiegato l'artista Francesco Vezzoli, "dunque mi sono sentito autorizzato ad usare una belva e un vero reperto storico per costruire una metafora visiva del rispetto che tutti dobbiamo avere verso l'archeologia".
In realtà, la storia del coccodrillo, la cui leggenda si è tramandata per secoli trovando, tra i suoi estimatori, perfino Benedetto Croce, è molto meno fantasiosa di quanto si pensi. Durante il Medioevo un coccodrillo originario dal lago di Nasser, in Egitto, arrivò davvero a Napoli ma già imbalsamato: venne donato da un soldato di ritorno dal paese africano come ex voto all'immagine della Madonna del Parto, e venne esposto sull'arco di trionfo del Maschio Angioino dove è rimasto per secoli. Oggi non c'è più: dei suoi resti si persero le tracce dopo che venne traslato nei sotterranei di San Martino. Negli ultimi anni, però, il ritrovamento di alcuni fossili ha permesso di ricostruire la storia e svelare dunque cosa ci fosse di vero nella leggenda del coccodrillo del Maschio Angioino.
