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“Uccidili a questi uomini di m…”: così la partita di calcetto stava diventando una carneficina

Rissa e coltellate dopo il calcetto: 4 feriti a Miano. Padre e figlio, rispettivamente fratello e nipote della boss Licciardi, fermati per tentato omicidio.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Immagine di repertorio
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Una banale partita di calcio, un alterco, poi le coltellate: è accaduto di tutto ai Campi San Rocco di Miano. Ma le indagini degli inquirenti sono riusciti a ricostruire il tutto, arrivando così all'arresto di due persone, padre e figlio: si tratta di Giuseppe e Gennaro Musella, entrambi imparentati (rispettivamente fratello e nipote) con Maria Licciardi, detta ‘a Piccerella e donna boss all'interno dell'Alleanza di Secondigliano.

Per entrambi le accuse sono di tentato omicidio in concorso e lesioni gravi aggravate; sono difesi dall'avvocato Rosario Arienzo. Inizialmente era stato fermato solo il padre, mentre il figlio si era reso irreperibile salvo poi presentarsi spontaneamente alle forze dell'ordine accompagnato dal proprio legale.

La rissa a Miano dopo una partita di calcio

La vicenda risale allo scorso 4 ottobre, quando ai campi sportivi San Rocco a Miano, nella periferia nord di Napoli, una banale partita di calcio è sfociata in una rissa. Stando da quanto ricostruito grazie alle testimonianze e alla presenza di immagini a video, terminata la partita Gennaro Musella si sarebbe avvicinato al proprio borsone, prendendo dall'interno un coltello. Poi, tornato in campo, avrebbe sferrato delle coltellate verso un avversario. Di lì a poco l'aggressione è diventata rissa, con l'ingresso in campo di altre persone.

Tra questi ci sarebbe stato anche Giuseppe Musella, padre del ragazzo, che poco prima avrebbe incitato il figlio a colpire: "Uccidili, uccidili a questi uomini di m…", si legge nelle carte giudiziarie che Fanpage.it ha potuto consultare. L'uomo poi avrebbe partecipato attivamente all'aggressione stessa, scendendo in campo e trattenendo una delle vittime mentre il figlio colpiva.

Quattro i feriti, uno in prognosi riservata

Solo per caso non c'è scappato il morto. A testimonianza della ferocia nello scontro ci sono le cartelle cliniche. Dei quattro feriti complessivi, infatti, due avevano riportato le conseguenze peggiori: come stilato nei referti medici dell'ospedale Cardarelli. Per il primo questi la diagnosi:

ferite multiple da arma bianca a livello lombare e sulla schiena, oltre a contusioni multiple alla testa e al volto, con ematoma a livello occipito parietale destro e sangue nel cavo orale proveniente dalla gengiva dell'arcata dentale inferiore in sede di incisivi centrali

Ecco la seconda:

traumatismo del fegato e ferita aperta in cavità, lacerazione maggiore, con due punti di ingresso del diametro di circa 1,5 centimetri, uno a livello della X costa destra sulla linea ascellare anteriore ed il secondo a livello dell'ipocondrio destro, con prognosi riservata.

Se l'erano cavata meglio invece gli altri due feriti: uno di loro con un «trauma contusivo del volto ed edema del labbro superiore», l'altro infine ha riportato un »trauma contusivo del ginocchio sinistro ed abrasione superficiale all'avambraccio sinistro».

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