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Scudetto Napoli 2023

“Togliti quella sciarpa del Napoli qui dentro”: Benevento, il giovane cliente-tifoso non è gradito

Benevento, il barbiere intima al 16enne di togliersi la sciarpa del Napoli. Lui pensa ad uno scherzo ma poi è costretto davvero a levarla dal collo.
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La sciarpa per il tifoso è un feticcio. Senso di appartenenza per i colori, slogan, per altri è addirittura un amuleto. Ci sono tifosi che indossano sempre e solo la stessa sciarpa, magari legata ad una vittoria particolare o acquistata in un momento particolare. Col terzo scudetto del Napoli abbiamo assistito a produzioni d'ogni sorta: sciarpe con Maradona, con slogan pro e slogan anti (esistono sciarpe contro squadre specifiche…). Insomma: un vero tifoso ha la sua sciarpa.

Come ce l'ha un ragazzo di 16 anni di Benevento, poco meno di 100 km da Napoli, la cui mamma racconta a Fanpage.it una brutta scena nella sua città di nascita e di residenza. Il tutto è accaduto in pieno centro, all'indomani della vittoria azzurra:

Le scrivo per raccontarle quello che è successo oggi a mio figlio. La sua squadra del cuore vince lo scudetto, lui ha 16 anni per cui è la prima volta che prova quest’emozione.

Suo padre aveva la sua stessa età l’ultima volta che l’evento si è ripetuto. Naturalmente per tutto il giorno è andato in giro per la città (siamo di Benevento) con la sua fierezza al collo: la sciarpa azzurra.

La nostra è una piccola realtà, molto tranquilla per cui i miei figli sono abituati a vivere le loro cose in totale serenità. Nel pomeriggio va a tagliare i capelli dal suo barbiere di fiducia.

Quando entra gli viene chiesto di togliere la sciarpa, lui pensa ad uno scherzo e continua a tenerla.

Quando si siede per tagliare i capelli il titolare gli intima in maniera perentoria di togliere la sciarpa perché «può dare fastidio a qualcuno» ed infine «sei nel mio locale e fai come dico io».

È un ragazzo estremamente educato ed il barbiere lo sa, quanti al suo posto avrebbero lasciato il locale seduta stante e quanto altro avrebbero reagito in maniera violenta.
Lui è tornato a casa con una serie di domande, la prima tra tutte: cosa stavo facendo di male?
Ma ancora: «E se avessi avuto un crocifisso al collo? O se fossi stato nero o musulmano?
Io posso dare fastidio se faccio qualcosa non se sono qualcuno».

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