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Scampia, ecco la scuola calcio premiata da Mattarella: “Qui insegniamo ad essere cittadini perbene”

L’Arci Scampia dal 1986 lavora con i ragazzi di Scampia, oggi è un importante centro sportivo. Il presidente Mattarella ha premiato i fondatori Antonio Piccolo e Carlo Sagliocco. La loro storia è un esempio di riscatto.
A cura di Antonio Musella
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Il Presidente Sergio Mattarella, premia Antonio Piccolo ( a sinistra) e Carlo Sagliocco (a destra) dell'Arci Scampia
Il Presidente Sergio Mattarella, premia Antonio Piccolo ( a sinistra) e Carlo Sagliocco (a destra) dell'Arci Scampia

Oggi la conoscono tutti la scuola calcio di mister Antonio Piccolo e di Carlo Sagliocco, l'ARCI Scampia, in via Fratelli Cervi nel quartiere della periferia nord di Napoli. Un centro sportivo all'avanguardia, realizzato negli anni grazie anche al supporto della Fondazione "Cannavaro – Ferrara", che oggi ospita 350 ragazzi e ragazze, con squadre che giocano in tutte le categorie. Da qui è passato Armando Izzo, oggi in serie A con il Monza e Luca Pandolfi, in serie B con il Cittadella. "Ma sono passati soprattutto tanti campioni nella vita" ci dice mister Piccolo, che poco più avanti, nel Rione Monterosa nel 1986 iniziò questa avventura. Poche settimane fa Piccolo e Sagliocco sono stati premiati dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per il loro impegno civico e sociale. Un riconoscimento a oltre 30 anni di attività sociale a Scampia, realizzato grazie al supporto delle tante associazioni che hanno contribuito a cambiare volto al quartiere.

"Qui era il regno dei tossici e dei rifiuti"

Quando negli anni '80 Antonio Piccolo si trasferì a Scampia, il quartiere giovanissimo sembrava avere tutta una storia da scrivere. Ma dopo il terremoto del 1980 tutto cambiò. L'emergenza casa, la creazione delle orribili case del post terremoto di cui le Vele sono il simbolo, e poi la più grande piazza di spaccio d'Europa, la faida di camorra, i morti ammazzati. Storia di un tempo passato, anche se non troppo in là nel tempo, ma che rendono l'idea di cosa significasse in quegli anni provare a fare una scuola calcio per togliere i ragazzi dalla strada. "Il primo campo era un terreno fangoso e polveroso, quasi "fantozziano" – ci dice Antonio Piccolo – iniziai io con 7 ragazzi. Gli spogliatoi avevano le lamiere, faceva freddo d'inverno e caldo d'estate, un inferno. Ma quei ragazzi da 7 divennero 15, poi 30, poi arrivarono i collaboratori e demmo un calcio a quel pallone che oggi, dopo tanto tempo, sta ancora volando". Carlo Sagliocco arriva all'ARCI Scampia subito dopo l'inizio delle attività: "Noi avevamo un sogno, quello di costruire un punto di riferimento non solo per i ragazzi, ma anche per le famiglie, per scambiare idee, socializzare, provare a risolvere i problemi insieme". La sede attuale, quella di via Fratelli Cervi, era una costruzione del post terremoto del 1980. Famosa per essere stata anche immortalata dal fotografo Luciano Ferrara nel primo disco dei 99 Posse, "Curre Curre guagliò". "Qua era il regno dei tossicodipendenti, c'erano ammassati rifiuti, materassi, carcasse di auto rubate, sterpaglie a non finire, non puoi immaginare cosa c'era qui. Quando entrammo la prima volta ci scoraggiammo davvero" ricorda mister Piccolo. Ma poi, l'intraprendenza e lo spirito sognante di Piccolo e Sagliocco, li fecero rimboccare le maniche, ed iniziarono ad andare in giro a raccontare a potenziali finanziatori il loro sogno di un centro sportivo. "I primi ad aiutarci furono quelli della Fondazione Banco di Napoli, poi la Fondazione San Paolo di Torino, poi un po' ci aiutò la Regione Campania, ma è grazie alla Fondazione Cannavaro – Ferrara che abbiamo realizzato tutto questo" ci spiegano.

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"Convocavamo i ragazzi solo se andavano a scuola"

Oggi sui campi dell'ARCI Scampia si passano in rassegna le generazioni, ci sono anche le ragazze coinvolte nel progetto "Dream Team" che hanno dato vita ad una squadra agonistica. E' una lunga fila di genitori che accompagnano e vengono a prendere i figli, sicuri che l'Arci Scampia è uno dei migliori posti dove possono far crescere questi ragazzi, ma durante la guerra di camorra sono stati anni duri. "Noi abbiamo passato anche gli anni bui – racconta Piccolo – quelli della faida di camorra, dove c'erano morti tutti i giorni, ma qui resistevano le associazioni e noi con loro, per far prevalere quel senso di umanità e socialità che è il vero patrimonio di Scampia". "Noi andavamo nelle scuole – racconta Sagliocco – per vedere se i ragazzi stavano in classe, e loro quando ci vedevano erano terrorizzati dal non essere convocati per la partita della domenica. Abbiamo usato il calcio come deterrente. Ma in verità noi abbiamo avuto la presunzione di non insegnare solo il calcio, che era la nostra passione, ma di insegnare a questi ragazzi ad essere cittadini per bene, con dei diritti e dei doveri, e credo che forse ci siamo riusciti" sottolinea Sagliocco. Difficile fare la stima di quante migliaia di ragazzi siano passati dall'ARCI Scampia dal 1986 a oggi. Di certo Piccolo e Sagliocco non contano più le volte in cui qualcuno li ferma e gli dice: "Mister si ricorda di me?". Ricordarli tutti non è semplice, ma Antonio e Carlo ci riescono quasi sempre, partendo dall'anno di nascita e dalla categoria. Il riconoscimento del Presidente Mattarella è stato accolto come una gioia immensa, ma anche con la consapevolezza che non è un attestato solo per l'ARCI Scampia, ma per tutto il territorio. "Noi rappresentiamo tutte le associazioni, senza di loro non saremmo mai cresciuti, e tra loro ci sono molti che meritano forse anche più di noi un riconoscimento per quello che hanno fatto" spiegano all'unisono.

L'invito di Mattarella: "Continuate così"

"Presidè mi tremano le gambe". Questa è la frase che Carlo Sagliocco ricorda dell'incontro con il Presidente della Repubblica. Un momento di emozione ma forse anche di consapevolezza del percorso fatto in questi 34 anni. "Ci ha detto che abbiamo fatto bene a puntare sullo sport perché è un ottimo viatico per la formazione dei ragazzi, ci ha invitato a continuare – spiega Piccolo – io non lo so per quanto tempo ce la farò ancora, ma finché ho forze sicuramente continuo". Il centro sportivo dell'ARCI Scampia è stato pensato e realizzato per non essere solo il luogo del calcio. "Noi oggi qui ci occupiamo di ecologia, abbiamo i pannelli solari, facciamo la raccolta degli olii esausti, ci prendiamo cura dei giardini, organizziamo il torneo del Mediterraneo Antirazzista, sono tutte cose che i ragazzi vedono e imparano – spiega Carlo – qui abbiamo dato i diplomi per pizzaioli, i ragazzi sono riusciti a trovare anche lavoro". Il sogno continua, e oggi vive anche sulle speranze e le passioni dei tanti piccoli campioni che arrivano tutti i giorni da "Mister" Piccolo e "Mister" Sagliocco e dai tantissimi collaboratori, tutti volontari, che allenano le squadre del centro. Il futuro qui, adesso è davvero tutto da scrivere.

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